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Le istituzioni presentano il conto alla De Santis per gli ascolti in calo di Rai Uno



Per fortuna, ma solo a volte, la politica si ricorda di fare il proprio mestiere. Ovvero amministrare la cosa pubblica per conto dei cittadini che rappresentano attraverso il mandato parlamentare. Per fortuna, ma sempre più spesso di quanto non si possa pensare avviene il contrario, il privato prende il sopravvento sul pubblico. Ma andando al di là delle considerazioni filosofiche la seduta della Commissione di Vigilanza sulla Rai, andata in scena mercoledì 13 febbraio, ha offerto una buona pagina di politica. Davanti ai commissari, pronti come giudici, il direttore di Rai Uno, Teresa De Santis, alla quale gli esponenti di tutti i partiti hanno presentato il conto.


«Siamo preoccupati, perché da dicembre ad oggi (da quando è in carica la nuova direttrice, ndr) gli ascolti di Rai Uno sono in calo, sia in prime-time sia per l’intera giornata. E per quello che riguarda il nuovo spazio informativo di Rai Uno post Tg delle 20, annunciato dalla direttrice», afferma il senatore del Pd, Francesco Verducci, durante l’audizione Commissione di Vigilanza, «chiediamo venga gestito dalla testata giornalistica, e non appaltato a figure esterne. Ci deve essere un rapporto corretto tra Rete e testata giornalistica, perché altrimenti si rischia di violare pluralismo e imparzialità previsti dal contratto di servizio e di sobbarcarsi costi ingiustificati. Perché prendere un esterno a peso d'oro quando il Tg1 ha molte risorse interne in grado di farlo senza costi aggiuntivi?». Una domanda quella di Verducci , che non si pone solo il senatore ma anche il telespettatore che paga il canone. Spendere quando le figure professionali, regolarmente iscritte all’ordine dei giornalisti, ci sono è un paradosso inspiegabile. Attaccata frontalmente il direttore di Rai Uno ha provato a prendere tempo. «Su Rai Uno c’è stata per anni una striscia informativa. In questo momento è ancora allo studio: quello che va valutato è anche il problema dell’impatto economico», dice la De Santis in audizione. In pratica dà ragione a Verducci. «Altre valutazioni sono di carattere autorale e per quanto riguarda la conduzione Non ci sono contratti in essere ma solo una prima valutazione sul lato autorale condotta all'interno della rete e in parte coinvolgendo una serie di autori», spiega, «ho detto che mi piacerà lavorare sull'informazione e la cultura non perché non sia su Rai Uno ma perché la rete degli italiani ha bisogno di avere ogni tipo di apporto, è bene poter trovare tutto. Mi sono accorta che il riaccendere la rete mantenendo un forte allacciamento con le attività del telegiornale ha immediatamente dato risposta, l'ho visto con Corinaldo e Strasburgo».


Una tesi quest’ultima tutta da dimostrare visto che le esperienze post Tg1 affondano nella notte dei tempi e i conduttori erano una spanna sopra a tutti, Oggi è cambiata la domanda e grandi conduttori liberi non ce ne sono. Dunque se proprio la vuol fare faccia ricorso ai giornalisti della Rai. Al Tg1 troverà grandissime professionalità, all’altezza della situazione. Sicuramente meglio dei nomi che circolano. Infine Sanremo. «Si è parlato di Festival sovranista, ma non lo è stato, almeno nelle intenzioni. Erano, infatti, ospiti artisti italiani, così come già accaduto lo scorso anno quando il quadro politico non era lo stesso», spiega la De Santis, «gli ospiti tra l’altro sono stati pagati molto poco, il massimo è stato nell'ordine di 50mila euro. Abbiamo ottenuto condizioni di grande favore e c'è stato, quindi, un contenimento che ci ha permesso di mantenere un minimo di confine. Siamo arrivati anche a casi come quello di Ornella Vanoni, che sul palco ha fatto la sua gag sul fatto di essere andata all'Ariston gratis». D’accordo, però sul conflitto d’interessi di Baglioni e sulle polemiche attorno alle giurie niente da dire? Evidentemente sul tema anche la politica ha qualche colpa. Forse più d’una. E il direttore di Rai Uno non fa altro che nascondere la polvere sotto al tappeto.


di Alberto Milani

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