Con una lettera aperta 24 magistrati chiedono a Luca Palamara – ex presidente del Csm e membro del Csm, rimosso dalla magistratura nell’ottobre scorso – di rivelare tutto quel che sa sul sistema che, attraverso le correnti, ha gestito le nomine in magistratura degli ultimi anni. L’obiettivo: una “Profonda rigenerazione etica della categoria” che “consenta di dare corpo a concreti interventi di riforma”. I 24 magistrati hanno invitato Palamara (indagato a Perugia per corruzione) a rivelare, consegnando la trascrizione all’Anm, il contenuto dei messaggi “con i colleghi investiti di incarichi nell’autogoverno e nella rappresentanza sindacale, e con coloro che semplicemente vi aspiravano” o hanno “interferito (…) sui meccanismi di selezione e di nomina della Dirigenza, del Massimario, della Cassazione, degli incarichi ministeriali”. Se davvero Palamara ha intenzione di fare chiarezza, come sostiene da tempo, una fetta della magistratura – tra i loro nomi si contano quelli dei gip di Roma e Ragusa, Clementina Forleo e Andrea Reale – gliene sta dando l’occasione. “Gentile dott. Palamara”, si legge nella lettera, “sono i suoi colleghi (fino a sentenza irrevocabile nei suoi confronti lei è ancora appartenente all’Ordine giudiziario) che le scrivono, in nome di quel culto della Verità e della Giustizia che lei ha dichiarato di nutrire anche nel momento della dismissione della toga. Si è professato vittima di un sistema i cui meccanismi ha imparato a utilizzare non meno di altri che l’hanno preceduta, e di altri ancora, che sono rimasti ben ancorati ai medesimi ingranaggi”. Nel documento si sottolinea la difficoltà in cui versa oggi la magistratura che “soffre una crisi che sarebbe riduttivo definire di sola immagine”. Quindi la richiesta: “Le chiediamo di dare il suo contributo a prevenire qualunque tentativo di insabbiamento che possa essere messo in atto dalle correnti generatrici di questo ‘sistema’”
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