Il leader della Lega Matteo Salvini ha inaugurato a Milano, nel corso di una conferenza stampa all'hotel Gallia, la corsa alle elezioni di maggio che dovrebbero «cambiare le regole» all'interno delle istituzioni della Comunità europea. A fianco degli alleati sovranisti Olli Kotro del Finn Party, Jörg Meuthen di Alternative für Deutschland, Anders Vistisen, leader del partito del Popolo danese (ap), il ministro degli Interni ha presentato il simbolo con cui la coalizione correrà per «essere finalmente forza di governo in Europa, per portare il cambiamento e un nuovo sogno europeo». Salvini, che in questa corsa ha detto di ispirarsi a Giovanni Paolo II «che non credo si possa definire un sovranista o un populista e che voleva un'Europa fondata sulle identità», ha spiegato di essere il portavoce di una famiglia di esperienze politiche diverse, ma che condividono un'idea di Europa lontana da quella fondata sull'asse democristiano-socialista «che ha tradito gli obiettivi europei del Trattato di Maastricht».
“Verso l'Europa del buonsenso” è il nome scelto dalla Lega per la rassegna, dal cui palco arriva la risposta a distanza a Luigi Di Maio, che pochi giorni fa attaccava Salvini di sedere al tavolo con negazionisti dell'olocausto. «Gli unici nostalgici sono al potere a Bruxelles oggi». Entrando nella sala che ha ospitato l'evento, il candidato di Afd Jörg Meuthen ha definito il vicepremier grillino «un buon politico», prima di indicare le priorità nel programma per le Europee, che consiste nel «restituire il potere alla gente». Difesa dei confini, lotta all'immigrazione clandestina, lavoro, famiglia e sicurezza sono i temi centrali del dibattito attorno a cui dovrebbe ruotare il programma elettorale dei gruppi «alternativi a chi ha guidato fino a ora l'Europa», che per Salvini possono comprendere anche «movimenti con cui non siamo mai stati alleati», differenze permettendo, per dar vita a quella Alleanza europei dei popoli e delle nazioni, nome con cui il gruppo correrà il per il 26 maggio.
La riunione milanese è stata anche l'occasione per riaccendere le scintille interne alla maggioranza di governo, dove Lega e Movimento 5 Stelle non perdono occasione per rinfacciarsi gli errori reciproci, le uscite a vuoto, in una corsa elettorale che non accetta compromessi, nemmeno per le due forze che hanno assunto la responsabilità di governare il paese. Prima Salvini ci tiene a precisare di interessarsi «poco alle polemiche locali» rispondendo alla domanda di una giornalista che evidenziava le parole di diversi esponenti del M5S in merito all'alleanza messa in piedi dalla Lega con altri movimenti nazionalisti, poi risponde a Di Maio bacchettandolo per il suo incontro con i Gilet gialli francesi e sentenziando che «ognuno si sceglie le proprie alleanze». Dalle elezioni si passa in breve alle lezioni, quando l'argomento diventa tecnico con quella flat tax, punta di diamante della campagna elettorale politica della Lega, che Salvini vuole «inserire nel Def» e che, sottolinea, «vuol dire tassa piatta, quindi quello che voglio è una Fat tax: una tassa piatta unica uguale per tutti non progressiva, altrimenti non cambiamo nulla». Anche qui il riferimento è alla stoccata del capo politico grillino, che aveva sollevato dubbi sulla natura del provvedimento, che a suo dire, rischiava di favorire principalmente i ricchi, lasciando indietro il ceto medio.
Il leader del Carroccio parla di una flat tax studiata «fino a un reddito familiare di 50mila euro. Se sei sotto una certa soglia paghi il 15% di tasse, uguale per tutti» e che dovrebbe essere sperimentata dall'anno prossimo. Una battuta anche sul reddito di cittadinanza che definisce «una scommessa» che soltanto «i fatti» potranno dire quanto utile per risollevare il numero degli occupati.
di Alessandro Leproux
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