Gianfranco Librandi, parlamentare di Italia Viva, ma soprattutto più di un semplice riferimento per tanti imprenditori del campo moderato che si riconoscono nella cultura, in un'intervista esclusiva rilasciata a Spraynews, si dichiara pronto, nel caso in cui non dovessero farlo gli altri, a lanciare, in tempi brevi, un nuovo soggetto politico per fermare l’avanzata dei sovranisti.
La crisi di Forza Italia, ha aperto delle praterie per un nuovo centro. Secondo lei è possibile?
«Stiamo lavorando su Milano, su una lista per appoggiare Sala con una compagine chiamata “Lavoriamo per Milano” e in cui ci sono dentro Italia Viva, Azione, Centro Democratico e tante altre civiche, con autorevoli personaggi del mondo della politica e dell’industria. Potrebbe essere quello il centro interessante, aldilà di Forza Italia, dove una parte andrà con la Lega e un’altra probabilmente aderirà a nuove iniziative».
In questo clima, quindi, a suo parere, come si delineerà lo scenario politico?
«Guardando i sondaggi il centrodestra ha più del 55 per cento dei consensi, ma perché colui che è il regista del Paese, ovvero chi oggi è primo ministro non ha un partito. La gente capisce che l’Italia va bene, ma per assurdo vota un partito di opposizione come quello della Meloni, perché vorrebbe fare altro e non ha punti di riferimento. L’Italia va bene e non come invece dice tutti i giorni la leader di Fratelli d’Italia. Non escludo, quindi, che a breve nascerà un nuovo soggetto per proteggere il Paese dai sovranisti. Ho insistito sulla Meloni perché è la sovranista che sta crescendo di più. Le forze moderate, che ci tengono a tenere una situazione economica e di pace sociale presto faranno in modo da organizzare una forza dove anche il nostro primo ministro darà la sua adesione o benedizione e quindi tutti i voti si sposteranno. Forza Italia è una delle componenti, ma diciamo che il panorama è diverso. Sono certo che a breve ci saranno cambiamenti, soprattutto dopo le amministrative».
Considerando il suo ruolo di imprenditore attento alla cultura e, perché no, anche di profilo diverso da quello degli stereotipi locali, ha mai pensato di creare un partito suo?
«Un mio partito lo avevo. Quando sono uscito da Forza Italia perché non ero d’accordo col modo in cui veniva gestito dal leader, considerando che mi metteva sempre a disagio nei viaggi all’estero con le sue bravate, fondai “Unione Italiana”, soggetto politico di centro, attestato allora intorno al 3-4 per cento a livello nazionale. Poi arrivò Monti e fui chiamato dalla Comunità di Sant’Egidio che insieme molti amici aveva contribuito a questo nuovo progetto, tra cui Montezemolo e quindi, purtroppo, seguii quella strada. Probabilmente era meglio che andavo avanti col mio partito e magari a quest’ora avevamo un bel dieci per cento».
Ha mai pensato di riprenderlo?
«Quel progetto c’è ancora e infatti ci sono tanti sindaci, consiglieri e assessori che ne fanno parte. Ci presentiamo sempre alle amministrative, cercando di indirizzare i voti in un certo modo. Adesso il progetto si chiama “Unione Italiana” insieme a “Lavoriamo per Milano”, Varese, Napoli e diverse altre città. Stiamo, insomma, dando una mano per evitare che i sovranisti prendano il sopravvento. Se vedo che non partono altri, questa volta, non escludo che possa partire io».
Il Pd di Letta, intanto, cresce nei sondaggi. E’ possibile ancora un’alleanza con loro, magari senza 5 Stelle?
«Il Pd è un partito che ho sempre frequentato. Ci sono stato due anni quando Renzi andò nel Pd. Letta, onestamente, non mi piace perché è troppo a sinistra. Le tasse sull’eredità e tutte le proposte da lui fatte non sono le mie. Allo stesso tempo, però, ci sono tante persone tra i dem che sono amici. Si può lavorare con loro, ancora meglio se senza grillini».
Cosa ne pensa di quanto sta accadendo negli ultimi giorni all’interno del Movimento 5 Stelle?
«Ritengo che ha fatto tanti danni all’Italia, sia dal punto di vista sociale che economico. Nonostante ciò, molti gladiatori hanno vigilato. Renzi ha salvato l’Italia due volte, mettendo Draghi e senza ricevere nulla in cambio, come dimostrano i sondaggi bassissimi. Potevamo fare il Conte ter e avere quattro ministri. Abbiamo, invece, preferito mettere Draghi per salvare l’Italia. Esiste ancora chi vigila sul Paese per puro spirito civico e quindi andremo avanti così».
Qualcuno vede in Conte un centrista. Nel caso in cui dovesse nascere un nuovo partito, magari fondato da lei, potrebbe essere un interlocutore?
«Questa persona non mi fa impazzire. Non capivo perché continuava a difendere Arcuri, non capivo quando faceva gli interessi di suo suocero, non capivo tante cose di un personaggio che non mi fa palpitare il cuore».
Il soggetto, ipotizzato in precedenza, potrebbe essere una piattaforma per mettere insieme tutti quei mecenati che oggi pensano che il Paese possa ripartire dalla cultura?
«Certo! La cultura è la base del vivere civile, della nostra Repubblica. Da italiani, siamo orgogliosi della nostra storia. Sicuramente il partito che stiamo cercando di costruire, si adopererà per fermare i sovranisti, espressione di interessi di non cultura e di altri Paesi che vogliono soggiogare le democrazie. Con la cultura, cercheremo di risolvere il problema e guardiamo ancora adesso alla cultura economica, sociale, cristiana di Draghi. Speriamo, quindi, che in un nostro partito di centro siano tante le persone di cultura».
Di Edoardo Sirignano
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