Lidia Ravera, ieri, nel buio di un voto segreto, il ddl Zan contro l’omotransfobia è stato definitivamente affossato al Senato. Non le sembra che, al di là della conta di ieri, sulla pelle delle persone lgbt siano andato in scena un indecente balletto, fra tira e molla, giochi di potere e scaricabarile?
La politica e’ diventata esattamente questo: una tecnica applicata alla propria sopravvivenza, alla crescita del proprio potere. Lo sappiamo da tempo. E’ una professione, e neanche delle più eleganti. Sappiamo anche questo, ma quando c’è di mezzo l’incolumità e la serenita di donne e uomini emarginati o perseguitati per le loro scelte affettive, la cosa diventa, improvvisamente, insopportabile.
C’è chi, di fronte all’affossamento del ddl Zan, ha fatto coming out del proprio godimento, come il senatore leghista Calderoli, che aveva chiesto e ottenuto il voto segreto. E chi ha applaudito i senatori al grido da stadio “bravissimi, così si fa”, come l’onorevole leghista Claudio Borghi…
Come ha detto Giorgia Meloni, nella sua schiettezza, “questa bocciatura potrebbe disegnare un nuovo centro destra”. A qualcuno importa qualcosa se ammazzano di botte un paio di ragazzini che si baciano? No. L’importante è vincere, anzi, peggio: far perdere l’avversario. Con qualsiasi arma …dall’ostruzionismo al voto segreto , che consente ai più pavidi di boicottare senza esporsi al giudizio.
Il segretario nazionale dell’Arcigay Gabriele Piazzoni ha parlato di numeri impietosi, che inesorabilmente dimostrerebbero l’omofobia della larga maggioranza della nostra classe politica. Sono parole forti. Lei concorda?
L’omofobia è profondamente radicata in una società dove, ancora, l’universale è maschile e il maschilismo più o meno strisciante, consapevole e aggressivo o inconscio e ricoperto dello zucchero del linguaggio “politically correct”, permea aziende e istituzioni, scuole e università, media e servizio pubblico.
L’Italia è l’unico Paese dell’Europa occidentale che non ha nel suo ordinamento una legge contro l’omotransfobia. Perché nel campo dei diritti, si susseguono da tempo in Italia più brucianti sconfitte e dolorosi accantonamenti che conquiste?
Perché non c’è più una sinistra forte e coesa. Perché la destra estrema fa riferimento a un sistema di valori che accetta soltanto la coppia eterosessuale, la famiglia composta da un uomo e da una donna e dai loro bambini, educati a camminare nel solco della tradizione. Perché il centro è occupato da chi non sta né di qua né di là (vedi Matteo Renzi) e si sposta dove gli conviene. E, infine, perché noi cittadini, stanchi di delusioni, non troviamo più la forza di manifestare per una società migliore.
Il suo giudizio sul mondo della politica è impietoso…
Alle ultime elezioni amministrative meno della metà degli italiani coinvolti è andata votare. Se fossi un professionista della politica, starei in ginocchio, in un angolo, a chiedermi dove ho sbagliato.
di Antonello Sette
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