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Livorno come l'Aquila: imprenditori «brindano per l'alluvione», indagati per turbativa d'asta



Già a L'Aquila due imprenditori ridevano nella notte del terremoto che rase al suolo la città. Allora la loro telefonata finì nelle intercettazioni dell'inchiesta sul G8 relativa ad appalti e corruzione. Ora, a Livorno, dopo l'alluvione del settembre 2017 che provocò otto vittime, al telefono c'era chi si diceva pronto a brindare: «Ci siamo allarmati quando da alcune intercettazioni abbiamo sentito dire da alcuni imprenditori "brinderemo all'alluvione"», ha detto il capo della squadra mobile della città toscana Salvatore Blasco, illustrando con il questore Lorenzo Suraci le indagini dirette dalla Procura che hanno portato al nuovo arresto di Riccardo Stefanini, ex coordinatore della protezione civile del Comune di Livorno e già ai domiciliari per una precedente inchiesta in cui è accusato di peculato. Stavolta l'indagine che lo coinvolge verte attorno ai reati di turbativa d’asta e truffa ai danni dello Stato. Per queste ragioni il gip di Livorno ha emesso due ordinanze cautelari ai domiciliari con braccialetto elettronico nei confronti di Stefanini e dell’imprenditore Emanuele Fiaschi, titolare della "Tecnospurghi". Una terza misura interdittiva, in particolare il divieto di esercitare di esercitare per un anno qualsiasi ufficio è invece a carico di Nicoletta Frugoli, rappresentante commerciale della società "ComunicaItalia" di Roma.


L'inchiesta sarebbe iniziata a seguito della tragica alluvione del 10 settembre 2017. Stefanini, al tempo coordinatore della protezione civile comunale, avrebbe pilotato le procedure di due gare di appalto per una gara "Multiservizi" vinta dalla Tecnospurghi e per la gara sull'Alert System vinta dalla ComunicaItalia. Appalti sotto soglia, cioè sotto i 41 mila euro, in cui gli imprenditori secondo la polizia sarebbero stati favoriti da Stefanini. Favoriti in cambio di favori personali, ovviamente. Nella gara per la fornitura alla protezione civile di mezzi spargisale e idrovore Stefanini avrebbe fatto di tutto per scoraggiare un altro imprenditore a partecipare, servendo la vittoria alla Tecnospurghi di Fiaschi. Nel secondo, un appalto da 23 mila euro, sempre Stefanini si sarebbe accordato con Frugoli, attraverso uno scambio di mail, sui criteri di scelta per far vincere il bando prima che venisse emesso. Bando che è stato redatto poi con criteri talmente stringenti che alla gara non si era presentato nessun altro. Una vittoria decretata ancor prima dell'inizio dei giochi.

Stefanini e Fiaschi, legati secondo gli investigatori da un consolidato rapporto fatto di regalie varie, pacchi dono e "cene offerte dall'imprenditore", sono indagati anche per truffa aggravata ai danni dello Stato: in occasione dell'allerta meteo per neve e ghiaccio del 25 e 26 febbraio e 1 marzo 2018, «sono state accertate gravi irregolarità compiute da Stefanini», spiegano gli inquirenti, «nel calcolare i costi degli interventi della ditta di Fiaschi». La "geniale manovra" del dirigente del Comune consisteva nell'aumentare in modo artificioso orari e mezzi impiegati dalla ditta, gonfiando così per migliaia di euro le spese sostenute dall'Amministrazione comunale. In poche parole, Tecnospurghi avrebbe intascato 4.500 euro dal Comune per un servizio svolto da un privato col suo mezzo spargisale, che aveva agito per solidarietà. Sono emerse anche delle anomalie nei prezzi fissati da Stefanini a favore del privato sui sacchi di sale da disgelo: il Comune di Livorno ha pagato 15 euro, Iva esclusa, ogni sacco da 20 chili, mentre nel 2013 il comune di Pisa aveva pagato lo stesso prodotto, ma da 25 chili, per 3,35 euro, Iva compresa.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio: Stefanini era già stato raggiunto lo scorso maggio da un'analoga misura cautelare per peculato continuato e aggravato. Allora, dopo dieci mesi di indagini scattate poco prima dell'alluvione del 10 settembre, gli investigatori della polizia, coordinata dal procuratore Ettore Squillace Greco, misero insieme «elementi probatori rilevanti circa il reato di peculato continuato, aggravato dalla recidiva specifica (essendo stato già condannato in primo grado per lo stesso reato per fatti avvenuti nel 2009)», tali di chiedere e ottenere l'arresto per il rischio di inquinamento delle prove. Dalle indagini emerse come lo Stefanini utilizzasse «sistematicamente l'auto di servizio per scopi privati, appropriandosi per consumo personale di beni e materiali ottenuti, a seguito di bandi pubblici, per esigenze di solidarietà della Protezione civile e usando per scopi personali anche la carta carburante del Comune». Ancora una volta, quindi, soldi che sarebbero dovuti essere impiegati per il bene della comunità sarebbero finiti nelle tasche di poche persone, che pur di raggiungere i propri obiettivi personali se ne infischiano del benessere collettivo.


di Alessio La Greca

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