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Lombroso e il cinema


di Michele Lo Foco

Le teorie e le intuizioni di Cesare Lombroso, medico, filosofo, criminologo, alle cui ricerche si ispirarono anche Freud e Young, in qualche misura si sono riversate nel cinema ed in generale nello spettacolo.

Cultore e specialista di fisiognomica arrivò a dedurre che i tratti fisici e antisociali, per via ereditaria, caratterizzavano i criminali, in una sorta di anticipazione dell’origine della specie di Darwin.

Nulla di tutto questo è stato dimostrato scientificamente, ma non vi è dubbio che l’aspetto fisico determini, negli altri che osservano, reazioni dello stesso genere, in una sorta di giudizio immediato che nasce dall’atavica connessione con elementi memorizzati.

Pertanto, dovendo comunicare, ad un pubblico vasto, impressioni, simpatie, odio, non vi è alcun dubbio che i registi e produttori tendono ad associare visi e figure al personaggio recitativo, cercando il più possibile che questa associazione costringa lo spettatore ad un giudizio pratico, sintetico e subitaneo con quello che il personaggio intente rappresentare.

Lombroso era andato molto oltre un semplice riflesso sensazionale, collegando peculiarità fisiche nei pazzi, cui aveva anche riconosciuto capacità prestigiose come nei casi di Lutero e Savonarola o nei malinconici quali Voltaire, Molière, Chopin o nei megalomani, Maometto, Colombo, e nei suoi studi diventavano predominanti caratteristiche quali il pallore, la magrezza, l’obesità, il rachitismo. Ma anche oggi, in film Oscar quale “The while”, l’obesità smisurata porta alla descrizione di un disagio che diventa dramma, ed il pubblico, pur sapendo che si tratta di un trucco, tramite i neuroni specchio partecipa al dramma e condivide la disperazione. Tutti i cattivi al cinema hanno un viso odioso, il loro sorriso è un ghigno, mentre i buoni, soprattutto in America, sono persone aperte, con occhi buoni, con pensieri positivi.

Solo i grandi registi, che vogliono sfuggire alla convenzione, osano la strada della recitazione riuscendo a modificare l’impressione iniziale ed epidermica che l’attore provoca: ma anche i grandi registi hanno abusato della “Lombrosità“ degli attori, come nel caso del “Gattopardo”, che non poteva che essere Burt Lancaster, o di Marlon Brando, o di Alain Delon, che non potevano nello schermo essere altro che quello che suscitavano nella vita. Il film di genere è una sequela di uomini con tratti somatici atavici, occhi azzurri, fissi visi scavati, sguardi freddi, mentre le donne non possono che essere attraenti, flessuose, determinate, cattive o buonissime, spesso ciarliere.

Lombroso come noto era un sostenitore della pena di morte sulla base di un concetto che è riassunto nella frase “il criminale è un essere atavistico che riproduce sulla propria persona i feroci istinti dell’umanità primitiva e degli animali inferiori”

Il cinema non è così spietato, si limita blandire i gusti del pubblico senza voler far male a nessuno, forse anche a sostituire la finzione alla realtà, ma un rinvio agli studi del famoso criminologo è anche la testimonianza che le arti e le scienze hanno in fondo qualcosa in comune.



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