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Lotta agli hacker, Poletti: “L’Italia deve recuperare terreno”



“L’agenzia nazionale per la cybersicurezza è un primo passo, ma serve fare altro”. A chiedere un rafforzamento delle difese anti-hacker è il generale Paolo Poletti, vicepresidente di Digimetrica.


Sono diventati ormai quotidiani gli attacchi hacker. L’Italia come è messa?


“L’Italia deve recuperare terreno. Scordiamoci lo smanettone che in soffitta voleva dimostrare di essere il più bravo. Stiamo parlando, invece, di gruppi organizzati che hanno una loro finanza, con dei centri di ricerca, che sviluppano malware attraverso i quali si prendono i dati di un’azienda e poi chiedono soldi per riscattarli. Ci sono addirittura delle organizzazioni secondarie che distribuiscono questi virus e cellule più piccole che si occupano di rubare le credenziali di accesso alle potenziali vittime, password, account”.


Le nostre istituzioni, quindi, sono più esposte al rischio?


“Tutti siamo più esposti al rischio, non solo le istituzioni. Stiamo parlando di gruppi talmente grandi e potenti che si mettono a servizio anche di altri interessi. Quello, ad esempio, di uno Stato di sottrarre tecnologia ad altri. Stesso discorso vale per la disinformazione o per la cosiddetta concorrenza sleale”.


Come reagire a tutto ciò?


“Una cosa buona fatta è l’agenzia nazionale la per cybersicurezza. Come primo atto ha rilasciato la nuova strategia, la quale è più completa rispetto al passato, si attiene alle direttive europee, prevede un personale più formato”.


Non tutti, però, sono favorevoli a quest’agenzia. Perché?


“Non ne hanno compreso il significato. E’ un passo avanti. Stiamo parlando di competenze che non si possono spezzettare. Si tratta al contrario di una novità”.


Qualcuno dice che in Europa è già in corso una guerra sul web?


“Assolutamente no! Siamo in un periodo in cui gli attacchi cibernetici sono diffusissimi perché ognuno tenta di rubare il know-how all’altro. C’è un legame tra gli eventi geopolitici e l’evoluzione della minaccia hacker. Per fortuna non abbiamo avuto ancora grandi ricadute dalla guerra in Ucraina, a eccezione di alcune azioni dimostrative. Qualora ci fosse una tregua armata allora potremmo avere un’escalation di azioni tese a indebolire l’opinione pubblica e trasformare la pace in una debacle diplomatica”.


Il nostro paese come dovrà comportarsi?


“La strategia c’è. Le risorse sono state previste. Adesso si devono rafforzare le infrastrutture, ma soprattutto formare più velocemente coloro che dovranno difenderci. Solo così potremmo sentire al sicuro i nostri dati. L’Italia è al terzo posto nel mondo come attacchi di malware”.


Quanto è importante il Pnrr?


“Stiamo parlando di 630 milioni destinati a questo scopo che potranno fare la differenza. Adesso vedremo quali sono i bandi che verranno fuori”.


La Russia di Putin, intanto, come si sta muovendo in tal senso?

“Si è comportata come paese aggressivo, attaccante. Da più di dieci anni si è distinta per essere il paese dove sono prodotte le più grandi organizzazioni hacker, capaci di generare disinformazione e malware. Non bisogna dimenticare che stiamo parlando di imprese che

creano gli strumenti, ma poi li fanno utilizzare ad altri”.


Di Edoardo Sirignano

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