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Luca Palamara a 'Il Riformista': «In aula con una sfida: rifare la giustizia».

«Sono di centro, ma mi hanno incoraggiato a correre tantissimi cittadini di destra e di sinistra. Depoliticizzare la magistratura e portare una ventata di garantismo è la chiave per sbloccare il Paese»




Luca Palamara vuole scardinare il sistema da quel Parlamento da cui altri, andati per espugnare, sono finiti risucchiati. Parte da solo, conosce le regole del gioco e prova a rovesciare ancora una volta il tavolo a suo favore. Le elezioni suppletive per la Camera sono una occasione ghiotta, data la sua peculiarità: si può presentare una lista con 400 firmatari, anche con un simbolo inedito e nessun partito strutturato alle spalle. È il caso di Palamara. Ha fatto predisporre un logo essenziale con il suo nome al centro, in campo bianco. E ha incassato il sostegno del Partito Radicale e di Rinascimento con Sgarbi, decisi a supportare il candidato che porta con se il nome del più controverso (e popolare) magistrato d’Italia. Al telefono con il Riformista è ottimista, nessuna esitazione. Ma il centrodestra è titubante. «Dico no a Luca Palamara candidato del centrodestra a Roma», fa sapere il deputato di Forza Italia Andrea Ruggeri. «È stato la massima espressione di un sistema eversivo, si è occupato per anni di fare la guerra a Berlusconi per impedirgli di governare l’Italia». Palamara non vuole rispondergli ma guarda avanti, a un “impegno civile che riguarda tutti”. Permane il silenzio di Fratelli d’Italia, che a Roma dà le carte della coalizione, mentre Matteo Salvini – oggetto della famosa rivelazione sul ‘dargli comunque contro’ – vedrebbe bene l’operazione. Che è comunque prima mediatica che politica.


Come è nata l’idea?


Per dare seguito a un racconto che non pensavo potesse destare così tanta attenzione e in seguito agli incontri con numerose persone, tra cui molti militanti.


E lei si definisce di centrodestra o di centrosinistra?


Sono un uomo di centro, ancorato ai valori comuni della tradizione italiana. Ma non sono un tuttologo, il mio impegno vuole essere quello di chi dà un contributo alla riforma della giustizia, che non ci nascondiamo: è la chiave per sbloccare il Paese.


Una grande riforma dovrebbe interessare tutti, senza schieramenti.


Ma c’è sempre stata una parte politica più sensibile ai temi garantisti, io parto da lì per parlare a tutti. Voglio squarciare il velo di ipocrisia che ha caratterizzato il racconto della magistratura e deideologizzare il ruolo e l’attività dei magistrati.


Si candida a deputato di un vasto collegio di Roma, lo conosce?


Sono cittadino romano da moltissimi anni e conosco particolarmente la zona di Roma Nord dove si vota per le suppletive. E le tematiche del territorio mi stanno a cuore.


Come è stata amministrata Roma dalla Raggi?


È oggettivamente difficili amministrare la Capitale. Roma presenta aspetti problematici, fare l’amministratore pubblico non è mai facile. È una città che mette alla prova chiunque.


Chi è stato il miglior sindaco di Roma a suo modo di vedere?


Ogni sindaco si è contraddistinto per luci e ombre. Oggi Roma ha bisogno di un forte riscatto e penso che il deputato eletto a Primavalle dovrà svolgere una funzione di ponte tra le istituzioni per dare una mano alla Capitale, chiunque sia eletto sindaco.


Durigon e la scivolata su Mussolini, che cosa ne pensa?


A me interessano i contenuti più che le singole battute, le scivolate. Il fatto di strumentalizzare sempre le dichiarazioni lo vedo come un modo surrettizio per far inciampare qualcuno sulle situazioni.


Cosa risponde a chi in Forza Italia ha chiuso alla sua candidatura?


Voglio mettere al centro del tavolo un tema, mettendo senza personalismi la riforma della giustizia come priorità. Molti dei militanti di quei partiti mi hanno chiesto di candidarmi, voglio essere il collante per una intesa nuova che parta da lì per poi andare a riformare tutto il sistema, non solo giudiziario.


A quali incontri con i partiti ha preso parte?


È notorio l’incontro pubblico con Salvini. Ho incontrato la Lega, e poi anche i militanti di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. Non mi nego a nessuno, fi no a oggi mi hanno cercato loro. Parlo con tutti coloro che mi vogliono dare una mano. In questo momento Vittorio Sgarbi, il Partito Radicale, i liberali europei del Ple. Tutte interlocuzioni in corso, aperte.


Che cosa ha votato, fino a oggi?


Sono stato un elettore di centro che ha guardato sempre alla parte moderata della politica. Non mi sono mai sentito in contrapposizione con nessuno e sono stato sempre aperto al dialogo. Per me non c’è mai stato un nemico, c’è stata sempre la necessità di tenere ferme determinate idee, senza avere mai atteggiamenti pregiudiziali.


Vaccinato?


Certo, vaccinato. Non mi sento un tuttologo anche su questo: voglio dare credito ai medici e se dicono che dobbiamo vaccinarci, lo faccio. Ne abbiamo parlato in famiglia e abbiamo fatto tutti questa scelta.


E il green pass?


Scaricato. Serve per entrare ormai anche al ristorante.


Da presidente Anm parlava sempre con tutti, ora da candidato con chi parla, tra i big?


Con tutti coloro che sono interessati a cambiare la giustizia. Non ho fatto accordi con i grandi partiti, una volta eletto voglio mettere la mia passione civile a disposizione di tutti.


Qualche nome sentito in questi giorni? Berlusconi, Tajani? Meloni, Salvini?


Ho incontrato tutti quando ero in Anm, mi conoscono e hanno il mio numero. Ma in queste ultime settimane non ho intrapreso un percorso con gli amici del Partito Radicale e ho iniziato a parlare con le associazioni, i comitati, il territorio.


“Il Sistema” ha superato le 300mila copie. È tra i libri più venduti degli ultimi anni. Se lo aspettava?


No, sinceramente. Ci fa capire che il momento della grande riforma della giustizia è arrivato. Il mio impegno per promuovere i referendum va in questo senso. Non dobbiamo rifugiarci in vecchi cliché di una politica che arretra, dobbiamo rispondere agli elettori, soprattutto del centrodestra, che vogliono e pretendono che si faccia qualcosa di concreto per voltare pagina.

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