«Nella magistratura ci sono correnti e personalismi. Molti giudici devono tener conto dell’art. 54 della Costituzione. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore».
Luciano Violante, ex magistrato, ma anche ex presidente della Camera dei deputati, in un’intervista esclusiva rilasciata a Spraynews, in occasione del 29esimo anniversario della strage di Capaci, esprime il proprio parere rispetto alle parole del Capo dello Stato, che aveva sottolineato come le troppe liti finiscono con lo screditare il lavoro dei togati.
#LucianoViolante, oggi l’anniversario della strage di Capaci, secondo lei sta andando avanti ciò che Falcone ha iniziato contro mafia e illegalità?
«Teniamo presente che tutti i capi di cosa nostra sono in carcere o sono stati condannati a pene molto lunghe. C’è solo un grande latitante ancora in circolazione e ritengo che presto verrà preso anche lui. Avverto, comunque, una sensibilità enorme attorno a questi temi, da Nord a Sud. Le scuole e gli istituti stanno svolgendo un lavoro considerevole dal punto di vista della legalità. Forse non stiamo facendo tutto, ma stiamo facendo molto, soprattutto se si paragona la sensibilità di oggi a quella che c’era prima dell’assassinio di Falcone».
Mattarella sostiene che troppe liti finiscono con lo screditare i magistrati. È venuto il momento di mettere da parte le lotte tra correnti?
«Ci sono correnti e personalismi. In realtà molti magistrati devono tener conto di quello che dice la Costituzione e in modo particolare dell’articolo 54, i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore. In molte di queste vicende, non c’è stata né l’una, né l’altro».
Servirebbe una commissione d’inchiesta sulla magistratura?
«Servono le riforme, non una commissione d’inchiesta. Quest’ultima non farebbe altro che esacerbare dei conflitti e alla fine di un anno non si risolverebbe nulla, lasciando morti e feriti per strada da una parte e dall’altra e la crisi della giustizia continuerebbe. La vera crisi della giustizia riguarda credibilità e fiducia».
Riforma della giustizia, si può ancora aspettare?
«No, bisogna fare presto, soprattutto dal punto di vista delle riforme di struttura, quelle che purtroppo hanno carattere costituzionale, tipo la revisione del Consiglio Superiore della Magistratura, l’istituzione dell’Alta Corte per i ricorsi contro le decisioni del Csm e la nomina del vice presidente del Csm da parte del Presidente della Repubblica».
Su alcuni temi, come quello della giustizia, non possono esserci divisioni tra forze politiche. Secondo lei questa esperienza di governo ha ancora vita lunga se non trova l’unità su tali questioni fondamentali?
«Innanzitutto è difficile dire che non ci devono essere divisioni. Le forze politiche sono diverse proprio perché hanno opinioni differenti. Altrimenti non ci sarebbe diversità. Poi devono avere l’intelligenza di trovare i punti di intesa. In particolare rispetto a questo tema, confido molto nelle capacità del ministro Cartabia».
Decisiva per la durata del governo Draghi è la partita al Quirinale. Quello del titolare al dicastero della giustizia sarebbe un nome spendibile?
«Dovrà essere lei a decidere. Io non ne so nulla».
Edoardo Sirignano
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