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Macron in difficoltà non fa bene all’Italia, non si ferma la protesta dei gilet gialli



Non si ferma la protesta a Parigi dei gilet gialli. Gli Champs-Elysees sono stati assediati stamane da gruppi di manifestanti. Scontri e lacrimogeni anche nelle strade circostanti con la polizia in assetto antisommossa, che ha tentato di arginare la protesta che ha coinvolto migliaia di persone. Secondo un sondaggio Elabe il 70% dei francesi simpatizza con i manifestanti e ritiene giusta la protesta contro l’aumento delle tasse a cominciare dal caro benzina.


Comunque si risolva il braccio di ferro tra i gilet gialli e il Presidente Macron, il capo dell’Eliseo esce indebolito. La sua stella è al tramonto. La politica interna è stata un fallimento e non è riuscito a recuperare consensi nemmeno con quella estera. Non è uscito vincitore né dal confronto con Salvini sui migranti, né da quello con Trump sulla politica estera. Questa situazione lo rende un partner poco affidabile per qualsiasi Paese europeo. L’asse con Berlino appartiene ormai al passato. Il progetto del presidente, che si insediò all’Eliseo sostituendo la Marsigliese con l’inno europeo, di essere il principale regista del rinnovamento dell’Unione europea, di una UE a trazione francese, non è decollato. Macron non è riuscito nella sua impresa. Ma da una Francia più debole in Europa, l’Italia non ha da guadagnare.


La bocciatura di Bruxelles della legge di bilancio è la conferma che il rigore tedesco e dei Paesi nordici continua a guidare la Commissione europea. La debolezza di Macron ha depotenziato la strategia francese di allentare tale rigore in cambio di un aumento del potere industriale francese in Italia o del contenimento di quello italiano in Francia.

La grande incognita è di chi comanderà a Bruxelles. Anche Berlino vive nell’incertezza della transizione tra la Cancelleria di Angela Merkel e un successore che resta ancora un’incognita. Ma se la Merkel è debole non lo è la politica del rigore. Non aiuta in questa situazione nebulosa, il passaggio del testimone all’Eurotower, con l’addio prossimo di Mario Draghi.

In tale scenario il rischio Italia aumenta. Il nostro Paese non può contare sul gioco di sponda nemmeno con le altre famiglie populiste, tutte compatte a ribadire che i parametri di bilancio vanno rispettati. La debolezza di leadership di Francia e Germania ha indotto Bruxelles ad accentuare il volto arcigno. La battaglia che si combatte non è per il rinnovamento dell’Unione ma per la difesa del vecchio establishment. A tutto svantaggio per l’Italia.


di Laura Della Pasqua

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