Sono per l'ennesima volta migliaia i manifestanti del week end in Francia: a Parigi Place de l'Opera è piena per l'atteso sit-in, piazza circondata da un massiccio schieramento di polizia con gendarmi a cavallo e blindati. Alle 13 hanno tutti osservato un minuto di silenzio per le vittime della protesta. Vittime che sono salite a 8 dai primi giorni di protesta, siamo ormai al quinto sabato consecutivo, e sempre a causa dei blocchi stradali. Anche oggi due sono i morti a seguito delle interruzioni della circolazione stradale. Tensione poi per gruppi che hanno tentato di dirigersi all'Eliseo aggirando i posti di blocco sugli Champs Elysees, passando per vie laterali verso il Trocadero. Alle spinte e ai fumogeni dei manifestanti i poliziotti hanno risposto con gas lacrimogeni.
Il movimento, nonostante le promesse di Macron, sembra aver tagliato i ponti dietro di sé. E quella protesta iniziale per l'aumento dei carburanti significa ormai ben poco per tutti quelli che scendono in piazza e godono dell'appoggio della maggior parte dei francesi. Simpatia che viene anche dalla mancanza di leader riconosciuti e dalla richiesta di un referendum per introdurre più democrazia diretta in Costituzione. E dal volersi distinguere dai "casseurs", quelli che in piazza ci vanno per spaccare tutto; tanto da proporre di sedersi per aiutare la polizia a distinguere i vandali da chi vuole pacificamente protestare.
Ma qual è la proposta di Macron? Più d'una, a dire il vero: intanto i versamenti natalizi introdotti dal presidente Lionel Jospin nel '98, premi per 2,3 milioni di francesi. E poi i bonus delle imprese private, defiscalizzati fino a mille euro, dopo che mercoledì scorso Macron aveva incontrato i manager delle maggiori aziende transalpine. Si è convinta la Total, che ha versato 1500 euro a tutti gli impiegati oltre a un aumento di circa il 3 per cento; la Michelin, con un bonus che parte da 750 euro per gli addetti con un reddito inferiore ai 34 mila euro; Orange, con un bonus da 500 a mille euro per chi prende meno di 30 mila euro lordi. E poi tanti altri per arrivare a un totale dal settore privato intorno ai 2 miliardi. Ma Macron va oltre: accortosi di essere pericolosamente vicino alla procedura di infrazione per deficit eccessivo da parte dell'Europa, e capito che con tutte le concessioni avrebbe sforato il tetto del 3 per cento arrivando al 3,4 per cento, vuole evitare o rinviare la riduzione di tasse alle imprese.
Tutta una serie di concessioni e misure che hanno il solo scopo di placare la rabbia collettiva dei francesi che scendono in piazza. Che a loro volta però si dividono: da una parte chi non vuole proseguire nella protesta, pago per il risultato a suo dire raggiunto; dall'altra chi è convinto di poter ottenere molto di più proseguendo nella "revolutiòn". «Ci vogliono far passare per stupidi, credono che ci berremo queste promesse», scrivono nelle chat. E sull'aumento di 100 euro di salario minimo la risposta è corale: «Quei soldi erano già previsti, Macron ha solo anticipato l'intervento». Criticano il non aver riproposto la tassa sulle grandi ricchezze, tolta a inizio mandato. Si vedrà il prossimo sabato, con la conta dei gilet gialli.
di Paolo dal Dosso
Comentarios