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Manovra economica, slitta ancora l'approvazione finale: sarà il 29 dicembre alla Camera dei Deputati


Manovra, parola d'ordine: rinviare, rinviare tutto. Rinviare a oggi il voto del Senato alla manovra, quello della Camera a dopo Natale e la conferenza di fine anno del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte; l'incontro del premier con la stampa era previsto per oggi a palazzo Madama, è stato spostato oltre il 25. Anche perché, cosa potrebbe dire Conte mentre ancora i giochi sono in corso?


La commissione Bilancio del Senato

Mentre il Senato si appresta a concludere la sua parte con l'approvazione della legge di bilancio per stasera (assemblea convocata per le 14 con l'arrivo del maxiemendamento, discussione della fiducia dalle 16, dichiarazioni di voto dalle 20,30, esito dopo le chiama verso le 22,30), slitta l'arrivo in commissione alla Camera dei Deputati, che lavorerà fino al 27 sul testo per mandarlo, pronti o no, in aula il 28 dicembre ed essere varato, sempre se non ci saranno ulteriori rinvii, il 29, a soli due giorni dall'esercizio provvisorio. In ogni caso è già pronto il piano B: se si dovesse ancora sforare coi tempi, vale la data di inizio della seduta, e dal 31 dicembre si andrebbe avanti a oltranza, bloccando dopo la mezzanotte orologi e calendari fino all'approvazione finale.

La ragione del rinvio in Senato è la solita: mancano le coperture. Anzi, mancherebbero visto che il governo smentisce lo stop della Ragioneria sulle norme per le pensioni a quota 100, dice che si sta lavorando sui dettagli di misure minori.


Di Maio e altri del governo M5S al balcone di palazzo Chigi il 27 settembre per festeggiare il sì alla manovra al 2,4% del rapporto deficit/Pil

Dallo scontro con l'Europa, iniziato con balletti e brindisi dal balcone di palazzo Chigi, reddito di cittadinanza e pensioni quota 100 escono pesantemente ridimensionati: platea più contenuta, partenza rinviata, penalizzazioni. E su tutto pesano le clausole di salvaguardia, arrivate a oltre 23 miliardi da inserire d'ufficio nelle prossime manovre, pena l'aumento dell'Iva fino al 26,5 per cento nel 2021.

La situazione economica è quella che è, a dare una sferzata di energia in un'aula piegata dalle attese ci pensano gli storici esponenti di una sinistra che ormai conta sempre meno: Emma Bonino e Giorgio Napolitano.


Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato

Alla notizia dell'ennesimo mancato arrivo del maxiemendamento la presidente dell'aula, Maria Elisabetta Alberti Casellati, interviene: «Pur comprendendo le difficoltà, mi corre l'obbligo di invitare maggioranza e governo ad avere un percorso legislativo più regolare, non con questa tempistica a singhiozzo, e rispettoso dell'assemblea del Senato». È l'inizio di un "cahier de doleance": per la capogruppo azzurra Anna Maria Bernini «prendere in giro il Parlamento per 20 giorni è uno sfregio agli elettori»; il suo omologo al Pd Andrea Marcucci parla di occupare l'aula di palazzo Madama per protesta, mentre il vicepremier Matteo Salvini ci vede comunque del buono: «Il fatto che il maxiemendamento debba ancora arrivare vuol dire che, dopo anni di mutismo e rassegnazione, c'è stata una trattativa seria».


Emma Bonino, leader di Europa+

Ma a riempire le pagine dei giornali ci pensa Emma Bonino, nel gruppo misto col suo Europa+, che parte con toni ironici: «A noi Kafka ci fa un baffo», dice commentando l'arrivo in aula di un testo non esaminato dalla commissione Bilancio, poi ritorna seria: «Sono tentata di non partecipare al voto, e a me non capita mai». Poi si rivolge alla maggioranza: «Voi non avete rispetto delle istituzioni, ci passate sopra come dei rulli compressori, ma un giorno di queste istituzioni avrete bisogno anche voi», proseguendo poi definendo il Parlamento «esautorato, umiliato e ridotto alla farsa». Poi scoppia in lacrime, e l'ex presidente dell'aula Pietro Grasso la va a consolare. Lacrime di rabbia, di frustrazione, lacrime di chi sa che la sua stagione politica potrebbe essere vicina alla conclusione. Lacrime che vogliono sottolineare quanto Bonino tenga alle istituzioni e che sollevano, solo da una parte politica, indignazione e proteste. Quando le stesse parole sono state o saranno dette ad altre formazioni politiche, e questo è il destino di tutte le discussioni in Parlamento, chissà se ci sarà la stessa indignazione a ruoli invertiti.


Il presidente emerito Giorgio Napolitano

E non poteva mancare il "soccorso rosso" dell'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, che sceglie l'approccio indiretto e fa filtrare la sua preoccupazione per la deriva politica: Napolitano «condivide profondamente l'allarme espresso dalla senatrice Bonino per l'umiliante condizione riservata al Parlamento in occasione dell'esame della legge di bilancio». Per molti il giudizio di chi rimane un punto di riferimento. Per altri l'inutile esibizione di un potere che ormai non c'è più e il richiamo a un rispetto che, a condizioni invertite, non c'è stato.


di Paolo dal Dosso

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