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Manovra, l'esame slitta ancora Dijsselbloem: «Niente ricatti dall'Italia»


«Il segnale dell'Ue deve essere chiaro: non ci lasciamo ricattare dal governo italiano». Jeoroen Dijsselbloem, l'ex presidente dell'Eurogruppo, attacca l'Italia dalle pagine elettroniche dello Spiegel online. Parole dure e azzardate quelle del politico olandese: «L'Eurozona deve mandare un segnale chiaro sul fatto che chi acquista titoli di Stato italiani deve fare i conti con la possibilità di non riottenere indietro tutti i soldi. Dovranno accettare l'idea di una rinuncia al loro credito, dal momento che si arriverà immancabilmente a un taglio del debito. Se l'Italia perde l'accesso ai mercati finanziari, l'Europa non potrà salvarla». Il falco tra i falchi dei paesi del nord Europa raccoglie l'eredità del ministro tedesco Wolfgang Schaeuble, ed è tra quelli che propongono, per la ristrutturazione dei debiti sovrani, di far pagare chi ha investito nei titoli di stato.

Insomma, l'Italia è sotto attacco dall'Europa e non giova da una parte l'enorme massa del debito pubblico, dall'altra il deficit che la legge di bilancio non solo non riduce, ma aumenta. Le cifre portate agli occhi di tutti dall'Istat sono allarmanti e, se confermate anche da questo trimestre, apriranno le porte alla recessione. Sì, perché economicamente dal secondo trimestre del 2014, rispetto ai precedenti tre mesi di quest'anno è la prima volta che nei conti appare il segno meno nel Pil, lo 0,1%. Se poi tutto rimane così, e non sarebbe necessariamente la cosa peggiore, la cifra di fine anno sarà 0,9%, contro la previsione di crescita dell'1,2% fatta dal governo.

Ma vanno aggiunti altri numeri dati dall'Istituto centrale di statistica: il tasso di occupazione rimane stabile, 58,7%, ma la disoccupazione sale al 10,6%, con quella giovanile che tocca il 32,5%. Qualcosa di positivo però c'è: ci sono 37 mila persone in più con un contratto a tempo indeterminato, 13 mila in meno con un contratto a termine e 16 mila partite Iva in meno, a tiutto vantaggio della stabilità nel posto di lavoro.

Aumenta il costo della spesa: i prezzi da ottobre a novembre calano dello 0,1% ma il tendenziale rispetto all'anno passato registra un aumento dell'1,7%. Situazione che peggiora per i beni dei prodotti che riempiono il carrello della spesa di tutti i giorni.

E cosa sta facendo il governo, a proposito della manovra finanziaria messa pesantemente in discussione da Bruxelles? Per ora rimanda. La commissione Bilancio della Camera ha terminato l'esame degli emendamenti alla manovra. Da martedì, giorno di inizio dei lavori, è stata approvata un solo emendamento, quello che destina 85 milioni ai territori del Centro Italia colpiti dal terremoto del 2016. 500 le proposte di modifica alla manovra accantonate.

Il premier Giuseppe Conte dal G20 di Buenos Aires aveva provato a rasserenare gli animi dicendo ovvietà tranquillizzanti: «Una procedura d'infrazione non è auspicabile, perché ci metterebbe in difficoltà e potrebbe creare fibrillazione sui mercati. Stiamo lavorando per rifare la manovra, fermo restando che crediamo di essere nel giusto. Sono assolutamente fiducioso in un accordo, il clima è proficuo, operativo e costruttivo».

Parole che però non corrispondono alla vera ricerca di un'intesa con un'Europa che vuole ricondurre a tutti i costi il Belpaese alle regole dell'Eurozona: da palazzo Chigi si smentisce infatti l'ipotesi di una rimodulazione della manovra di 4,5-5 miliardi di euro, con l'obiettivo di abbassare l'asticella del rapporto deficit-Pil al 2,1%. Così come viene smentito anche lo scenario di un rinvio di quota 100 e del reddito di cittadinanza a giugno.

Ad essere rinviato è invece l'esame della manovra, con l'arrivo del testo della legge di bilancio in aula che dovrebbe avvenire non prima di mercoledì. Così come gli emendamenti del governo, che non arriveranno che in serata, intorno alle 19. Critiche dalle opposizioni con il capogruppo del Pd in commissione, Luigi Marattin, che parla di «governo in incredibile ritardo: a 30 giorni dal termine per l'approvazione della legge di bilancio, deve ancora finire l'esame in commissione della prima lettura».

Il calendario della sessione di bilancio si fa serratissimo con la prima lettura alla Camera che di fatto non è ancora entrata nel vivo. La Commissione bilancio riprenderà le votazioni domenica pomeriggio dagli emendamenti accantonati, che sono appunto 500, cui andranno aggiunti quelli di relatore e governo. L'obiettivo è chiudere l'esame martedì per poi andare in aula mercoledì 5 dicembre con la possibilità, anticipata dalla maggioranza, di poter ricorrere al voto di fiducia. Il via libera della Camera in prima lettura dovrebbe arrivare quindi entro venerdì, poi la legge di bilancio approderà al Senato. E sarà a palazzo Madama, secondo quanto prevedono governo e maggioranza, che arriveranno le novità più corpose al testo, come la definizione del quadro normativo di quota 100 e le misure di bilancio necessarie al reddito di cittadinanza. L'esame in commissione al Senato è previsto nella settimana tra il 10 ed il 16 dicembre, con l'arrivo in aula previsto il 18 dicembre ed il via libera in seconda lettura entro il 21. A questo punto si prevede una terza lettura alla Camera in tempi strettissimi, su un testo "blindato" che dovrebbe avere il via libera definitivo il 23 dicembre, ma non è escluso che si possa scavallare Natale ed arrivare al voto finale tra il 27 e il 29 dicembre.


di Paolo dal Dosso

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