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Marco Costantini: nel mio nuovo libro vi dico come far crescere "I fiori di Pina" nell'anima


Marco Costantini è un volto molto noto a chiunque sia passato negli ultimi anni dalla storica sede del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale fu di Marco Pannella a Torre Argentina, nonché la voce familiare che sempre risponde a chiunque telefoni al più antico partito italiano. Marco infatti è il funzionario e attivista tuttofare, insostituibile collaboratore del Presidente Maurizio Turco e del Segretario Irene Testa, ma è anche uno dei dirigenti della storica Associazione contro la pena di morte nel mondo che lì ha sede, Nessuno tocchi Caino, guidata dal terzetto di ex deputati Rita BernardiniSergio D'EliaElisabetta Zamparutti.

Ma Marco non è solo uno degli uomini chiave del mondo postPannelliano: è pure un ex detenuto per reati finanziari, a cui anni fa i Radicali hanno teso la mano vedendo il suo cambiamento e la sua voglia di riscatto, e ottenendo grandi soddisfazioni da questa scommessa su di lui. Ed è anche un apprezzato romanziere, di cui questa settimana è uscito il nuovo libro, I fiori di Pina (edizioni CTL, Livorno, 17,90 euro), il quinto in cinque anni.

Ho quindi chiesto a Marco, mio amico e compagno al Partito Radicale e in Caino, realtà di cui faccio parte, di presentarci in esclusiva per Spraynews il suo nuovo libro ma anche la sua figura umana e il suo impegno politico pannelliano.

Prima di iniziare a parlare del tuo libro ci presenti il suo autore? Cosa puoi dire di Marco Costantini e della sua storia di vita?

Non è mai facile parlare di se stessi. Inoltre con un passato come il mio, posso solo dire che di Marco c'è un prima, e un adesso, e quello di ora mi piace tantissimo. Ho vissuto sulla mia pelle il carcere, segni indelebili che mai potrò dimenticare, e non ho mai smesso di sperare in un nuovo futuro, ed ora dopo molti sacrifici sto finalmente godendo la mia vita, grazie a mia moglie Maria Rica.

Di cosa tratta invece il tuo nuovo libro appena uscito?

Il mio nuovo libro "I fiori di Pina" è un messaggio di speranza: anche i protagonisti della storia vengono da un passato difficile, però alla fine, riuscendo a vedere la vita con occhi diversi, riescono a trovare i loro fiori. Ecco il messaggio di speranza: ognuno di noi li può trovare guardando meglio il mondo che ci circonda.


Come descriveresti il tuo libro ad un ipotetico lettore per invogliarlo all'acquisto?

"I fiori di Pina", un libro dove emozioni, colpi di scena e storia d'amore diventano il quotidiano che tutti noi vorremmo vivere almeno una volta. Inoltre il piccolo Christopher riesce finalmente a sentirsi amato. Un libro da leggere senza sosta per far crescere di nuovo "i fiori di Pina" nella nostra vita.

Parlando del tuo lavoro di scrittore, ci racconti qualcosa sui tuoi libri precedenti? Questo nuovo è una prosecuzione sulla stessa linea stilistico-tematica o va in direzioni differenti?

Credo che alla fine i miei libri siano tutti legati da un filo conduttore. Anche questo mio ultimo, pur se scritto in modo diverso, è comunque legato agli altri. Dico questo perché i personaggi trasportano il racconto a toccare tematiche sociali che vanno dal femminicidio all'autismo, dalla mancanza del lavoro al barbone per scelta che aiuta gli altri grazie alla semplicità di un sacerdote. Il filo conduttore è proprio questo: le tematiche sociali.

Forse il mio spaccato di vita nel carcere mi ha aiutato a comprendere il malessere di questa società. Ad oggi il rimedio della detenzione aggrava di molto il pianeta carcere, che non è altro che una discarica sociale.

In che modo quindi, se lo fanno, il tuo vissuto così particolare e la militanza nel Partito Radicale e in Nessuno tocchi Caino influenzano i tuoi romanzi?

Moltissimo. Ogni giorno vivere fianco a fianco con uomini e donne che incarnano il credo di Marco Pannella ti dona moltissimo, riesci a vedere quei luoghi buii della società di cui nessuno vuole sentire parlare: le battaglie sulla pena di morte, sul'ergastolo ostativo, sulla giustizia sono quegli elementi che anche non volendo ti arricchiscono. Io penso alla grande fortuna che ho avuto nell'incontrare esponenti del Partito Radicale e di Nessuno tocchi Caino che mi hanno teso la mano per questa nuova vita, sarò per sempre loro grato.

Quali sono i motivi per cui consiglieresti ad un giovane che non li conosce di iscriversi quindi a queste due realtà pannelliane?

Ci sono tantissimi motivi per consigliare ai giovani, anzi direi a tutti i cittadini italiani, di iscriversi a PR e NTC. Inizierei dalla storia politica di questo partito, passando per tutte le battaglie civili che ha portato avanti, ma oggi soprattutto direi per la carenza di valori nel panorama politico. Oggi l'unico baluardo di libertà, lotte e battaglie civili è il Partito Radicale assieme a NTC, basti pensare a quello che è accaduto nell'ultimo anno, referendum Giustizia Giusta, visite continue nelle carceri per dare speranza, e sempre vicini agli ultimi, come Pannella predicava ogni giorno.

Sei stato molto attivo a promuovere il referendum Giustizia Giusta: perché secondo te è importante e cosa rispondi alle polemiche sull'alleanza con Salvini?

In questa raccolta firme mi sono impegnato moltissimo, soprattutto perché il nostro paese è completamente da rifondare sul tema giustizia. Siamo ancora qui, 40 anni dopo la vicenda Tortora, a chiedere una riforma del CSM: credo che i tempi siano maturi. Io non mi pento di nulla, anzi rifarei tutto, forse con più grinta possibile.

Alla polemica sull'alleanza con Salvini rispondo dicendo quello che Marco ha sempre detto: non importa chi condivide con noi la battaglia, l'importante è centrare l'obiettivo. L'unico neo è stato la non consegna delle firme, sono sicuro non per volere del Partito Radicale, ma è una ferita aperta difficile da rimarginare. La causa è ancora da definire.

Tu hai fatto molto carcere e quando sei uscito sei riuscito a reinseriti socialmente in modo eccellente, matrimonio, lavoro, attivismo sociale e politico, attività letteraria. Sei un esempio davvero virtuoso in questo. Cosa consiglieresti vista la tua esperienza a una persona, che si trova per la prima volta a dover affrontare una carcerazione, terrorizzata per il proprio futuro - non intendo malavitosi di professione che vivono la cosa diversamente -, e alla sua famiglia, che si trova spiazzata dalla situazione?

Sai ogni persona reagisce in modo diverso alle avversità della vita, i consigli da dare sarebbero moltissimi, ma la prima cosa da fare è un viaggio dentro di sé per riscoprirsi, è molto importante. Poi reagendo ad ogni avversità, vedendo il fuori come un proseguimento della propria vita, non un distacco. Certo l'inizio è tutto in salita, ma visto che non ci sono tantissimi modi per comunicare, inizierei a scrivere lettere alla famiglia, scrivere quello che sente dentro, tirare fuori tutto. Lui sicuramente si sentirà meglio, loro capiranno il suo sforzo di mettersi a nudo.

In carcere incontrerai molte difficoltà, devi solo difenderti con modi semplici, leggendo molto e se avrai tempo e voglia rimettendoti in gioco con lo studio. Ho sempre pensato dentro quel posto buio, che la luce fosse il sapere e la curiosità di conoscere. Aiutano a sentirsi liberi.

Di Umberto Baccolo.

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