Saputo della bocciatura del quesito sull'omicidio del consenziente da parte della Consulta, oggi ho chiamato l'amico Marco Perduca, ex senatore radicale, tra i dirigenti di Associazione Luca Coscioni e Presidente del Comitato Promotore per il Referendum sulla Cannabis. Marco era con i suoi compagni ad attendere la risposta riguardo pure quest'ultimo referendum: lo ho intanto intervistato sul diniego all'eutanasia, ma mentre trascrivevo è arrivata la notizia della bocciatura pure dell'altro. Le sue risposte alle mie domande, però, sono ancora attuali: in gran parte possono infatti benissimo valere anche per il quesito sulla Cannabis.
Come Associazione Luca Coscioni, come commentate la bocciatura della Consulta al Referendum?
Intanto bisogna dire che la bocciatura dell'ammissibilità non ha tenuto conto dei criteri previsti dalla Costituzione che sono tre (non si possono presentare referendum su leggi tributarie o di bilancio, su amnistia o indulto, su autorizzazione alla ratifica di trattati internazionali). Se questi sono i paletti posti dalla Carta Costituzionale all'articolo 75, il modo in cui il referendum sull'eutanasia era stato scritto ne teneva non solo di conto, ma anche teneva conto di tutta la giurisprudenza molto politicizzata che negli ultimi 50 anni ha portato la Consulta a bocciare quasi il 50% dei referendum. La decisione della Consulta ha motivato che i ritagli che l'Associazione Luca Coscioni ha proposto all'articolo 579 del codice penale andrebbero a impattare la tutela della vita delle categorie fragili, che sarebbero nella fattispecie i minorenni e persone con delle malattie molto gravi. Noi abbiamo scritto il referendum per come l'abbiamo scritto per almeno due motivi: l'omicidio del consenziente deve tenere conto del consenso. Il consenso in Italia dal 2017 è possibile attraverso quello che volgarmente viene chiamato "testamento biologico" che invece tecnicamente si chiama "disposizione anticipata di trattamento". Una volta acquisito questo consenso, che dice quello che dice (che nessuno impone qualcosa a qualcuno ma c'è questo consenso) la tutela delle altre categorie fragili non veniva toccata dal ritaglio del referendum proposto dall'Associazione Luca Coscioni e quindi non si capisce perché, o meglio, si capisce che c'è un ragionamento morale, filosofico, ideologico che è contrario alla cosiddetta disponibilità della vita.
Quindi secondo te il problema non stava in un quesito scritto male, come hanno sostenuto alcuni, ma in un discorso ideologico.
Assolutamente. Proprio per quello che si diceva adesso. Esistono già le tutele, sono già presenti nell'Ordinamento Italiano e non si ha notizia di denunce, sentenze e arresti di persone che si sono macchiate dell'omicidio del consenziente. L'argomento che è stato riutilizzato anche in Camera di Consiglio del "un domani uno potrebbe essere lasciato dalla fidanzata e chiede all'amico di ammazzarlo" è un argomento di una povertà non solo intellettuale ma anche giuridica che si commenta da sola. E' una decisione squisitamente politica: si è frustrata la partecipazione di almeno un milione e duecentoquarantamila persone che non solo hanno firmato ma che in buona parte hanno anche aiutato a raccogliere le firme. Perchè c'è questo aspetto ulteriore. Noi abbiamo messo in moto dodicimila persone in tre mesi e mezzo - che non sono poche, tra l'altro senza grande sostegno dei mezzi di comunicazione -, che adesso non potranno vedere la loro richiesta di votare si o no la prossima estate. Questo vuol dire almeno due cose: chi ha preso questa decisione è andato non solo contro, secondo noi, i dettami della Costituzione ma anche contro la partecipazione diretta e democratica del popolo sovrano; dall'altra però abbiamo una massa di persone sensibili e convinte a cui possiamo continuare a rivolgerci in almeno due modi: con le disobbedienze civili, come già Marco Cappato ieri sera ha dichiarato, e con i ricorsi, come ha dichiarato Filomena Gallo che è la segretaria dell'Associazione Luca Coscioni e che è l'avvocata che ha difeso le memorie in Corte sia nelle istituzioni nazionali sia in quelle europee e anche alle Nazioni Unite, qui non tanto per la questione relativa all'eutanasia ma quanto per il blocco che esiste in Italia a poter fare dei referendum.
Secondo voi è una direzione possibile quella di avere prima o poi una vera legiferazione sul tema? Quindi una legge nuova sull'eutanasia e non un referendum?
Se vinco io le elezioni si. Dico io per dire Marco Cappato, Filomena Gallo, e chi la pensa in questo modo. Se dovessimo giudicare dai testi che sono stati presentati e quelli che per l'appunto giovedì 16 iniziano a essere portati al voto se non altro per gli emendamenti direi di no. Tanto è vero che tutte queste norme sono addirittura più restrittive della sentenza Cappato/DJ Fabo del 2019. E addirittura gli emendamenti che sono stati votati in Commissione nei mesi scorsi hanno ulteriormente ristretto le maglie di quella legge. Quindi occorre, e credo che anche la bocciatura del referendum abbia comunque concorso ad accrescere la consapevolezza di ciò, fare informazione nel merito. Queste leggi parlamentari intanto hanno escluso la proposta di legge di iniziativa popolare dall'associazione Luca Coscioni del 2013 che era, diciamo, la carta carbone del referendum, in buona sostanza. E poi continuano a far prevalere i giochetti tra partiti, quasi gli stessi giochetti che abbiamo visto fare sul ddl Zan, anche se quello poteva essere un testo sicuramente migliorabile, ma tutti i testi sono migliorabili ma se non arrivano mai nel momento in cui si deve prendere una decisione e c'è un dibattito pubblico che la accompagna non si capisce neanche dove possono essere migliorabili, se tutto si conclude sempre nelle segrete stanze del Parlamento senza che se ne possa parlare e far sapere. Spesso il diavolo è nei dettagli, che una congiunzione "e" o "o" può fare la differenza. Queste sono cose che appartengono all'informazione. La quale è un'informazione ancora dipendente dal Potere. Pannella lo chiamava "il regime partitocratico", oggi i partiti magari non sono più quelli di quando c'era la vera partitocrazia ma c'è una commistione enorme tra chi fa informazione, costruisce l'agenda politica, crea la percezione di un problema e addirittura di possibili soluzioni e invece la realtà dei problemi. Qui con questa decisione la Corte Costituzionale, invocando la tutela per la vita, è andata contro la scelta di milioni di persone che soffrono, che non hanno cure, che hanno ricevuto una prognosi infausta, e loro e le loro famiglie in qualche modo come si dice in Italia "si devono arrangiare". In Italia la regola del "si fa ma non si dice" è diventata un po' l'articolo 1 della Costituzione. Ecco, noi vorremmo che questa regola diventasse "si fa perché si può fare, perché una legge lo consente". Scelte informate e consapevoli di consenso tra chi deve scegliere e chi le deve poi far applicare. Ecco, questo era il senso del referendum e la bocciatura non è la fine di una lotta, è soltanto la riorganizzazione di una serie di iniziative che sicuramente ricominceranno adesso.
Secondo Costituzione il Parlamento è la vera espressione della sovranità popolare, però viene da pensare che, visto il grande successo popolare che hanno avuto la raccolta firme o anche il supporto al Ddl Zan e poi quello che è successo in realtà in Corte Costituzionale e in Parlamento, c'è in realtà ormai uno scollamento tra il popolo e la sua rappresentanza. Sei d'accordo?
Direi che se uno va a vedere la partecipazione alle elezioni ha la conferma di questo scollamento. Le persone si auto-organizzano, e fino a un certo punto chiaramente puoi riuscire ad auto-organizzarti, ma quando poi si tratta di governare l'economia, le relazioni internazionali e anche buona parte della burocrazia più di tanto non si riesce, ma come dicevo prima, il "si fa ma non si dice" poi può diventare anche una vera e propria truffa. Se dovessimo star dietro ai ladri di questi bonus che sono stati male utilizzati o sono stati fonte di corruzione o di vere e proprie truffe ai danni dello Stato si potrebbe avere la conferma. Ma proprio per recuperare invece la bontà dell'istituto della Costituzione occorreva consentire la partecipazione diretta democratica. Perché alle elezioni non hanno un quorum, quindi se anche vanno come è successo alle ultime suppletive a Roma a votare l'undici per cento degli aventi diritto, chi è eletto comunque viene eletto. Stiamo parlando di decine di migliaia di persone in un collegio di duecentomila. A voler essere maliziosi, si può pensare che chi governa sia magari molto invogliato ad ampliare questo scollamento tra Paese reale e Paese istituzionale perché così votano solo quelli che loro possono controllare, che li andranno a votare così che loro faranno leggi per star dietro, più che alle reali esigenze del Paese, alle convenienze delle conventicole, delle correnti, dei movimenti dei partiti politici. C'è anche questo retropensiero che a questo punto deve diventare però un dibattito, un argomento di discussione di chi invece sta in piazza o, come abbiamo fatto sia per i referendum eutanasia legale e anche cannabis, attiva le nuove tecnologie per raccogliere delle firme e abbiamo visto anche lì che sui temi molto sentiti la partecipazione è quasi immediata. Non sfugge a tal proposito il fatto che, nel momento in cui Riccardo Magi di Più Europa aveva presentato un altro emendamento simile a quello che grazie a lui e alle lotte di Mario Staderini alle Nazioni Unite degli anni scorsi aveva consentito l'utilizzo dello Spid per firmare i referendum, per dire usiamo lo SPID anche per presentare le liste hanno detto di no. Quindi il senso è che non ci si deve permettere di creare un nuovo movimento elettorale se non si hanno le migliaia di autenticatori o di moduli per la raccolta e tra l'altro, se dovesse rimanere questa legge elettorale, o da subito fai parte di una coalizione, o rischi da un momento all'altro di rimanere escluso perché cambia la lista alla quale ti stavi appoggiando.
Di Umberto Baccolo.
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