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Marco Rizzo al quotidiano Il Tempo: «II popolo non ha colpe. E' il governo incapace»

II segretario del partito Comunista: «Hanno comprato monopattini e bici invece di investire negli ospedali» Marco Rizzo: «Avevano sei mesi di tempo e non hanno fatto nulla Tutti i provvedimenti attuali sono solo frutto della paura»




... Non usa mezzi termini, il segretario generale del Partito comunista Marco Rizzo, per come palazzo Chigi sta gestendo l'emergenza coronavirus. Concetti espressi in un video pubblicato su Facebook, ribaditi in questa intervista al nostro giornale.


Da dove nasce il suo pesante atto d'accusa verso l'esecutivo?


«Il Covid-19 c'è, esiste, ma non bisogna fare allarmismi ed occorre distinguere tra contagiati e malati. I malati possono essere curati tranquillamente a casa se esistesse una medicina di prossimità, il che vuol dire una medicina territoriale, assumere medici, infermieri, dare un altro ruolo ai medici della mutua, magari rivedendo il loro contratto. Sarebbero soldi strategici, spesi in maniera intelligente. Inondiamo gli ospedali di persone che potrebbero essere curate a casa e lo dico a ragion veduta, perché sento decine di casi intorno a me. Insomma, il governo aveva sei mesi di tempo per intervenire su tutto questo e non lo ha fatto».


Lei ha denunciato anche le debolezze di un sistema dei trasporti che non sta funzionando al meglio, anzi.


«Si potevano studiare meglio gli orari di entrata sul lavoro e a scuola. Tutto quello che è stato fatto adesso, lo si è fatto sulla base della paura di de, cheè accaduto 10-15 giorni fa. È chiaro che le infezioni che si riscontrano oggi sono quelle di due settimane fa: il quesito, ora, è sapere che numeri avremo sempre tra una quindicina di giorni. Si sapeva che sarebbe arrivata una seconda ondata, e non è stato fatto un bel nulla. Un governo che non prevede è un non governo. Charles de Gaulle - elo dico io che sono un marxista - amava affermare: "Prevedere è comandare". Questi qui, purtroppo, vogliono comandare senza prevedere».


Nel corso degli anni non si sono più fatti investimenti sulla sanità.


«La sanità pubblica è strategica. Nel passato, un Paese aveva un valore determinante re - lativamente agli armamenti, alle tecnologie, alle industrie. Oggi un Paese che riesce a salvare vite umane è strategicamente più forte di un altro ed avrà maggiori prospettive economiche. Può piacere o non piacere, ma il sistema cinese in uno-due mesi ha chiuso tutto e risolto tutto, così come anche il Vietnam. Non intendo fare paragoni, ma sto cercando di spiegare che siamo entrati in una fase storica diversa: non capire che ci sono valori fondamentali, pensare di fare dei profitti sulla sanità, sulla salute dei cittadini è profondamente sbagliato ed è anche moralmente un delitto, aggiungo. Dovevamo fare poche cose - intervenire sul sistema dei trasporti, sul rafforzamento della medicina territoriale, di prossimità -, e l'esecutivo ha speso risorse in stupidaggini, in monopattini e banchi a rotelle. Sono da mandare subito a casa. Il tema, vero, è capire cosa dobbiamo fare».


Lei ha parlato di «code vergognose» per sottoporsi ai tamponi...


«Assolutamente si. Anche il si poteva dare un'informazione migliore e distinguere appunto tra contagiati e malati. Occorreva aumentare il numero dei tamponi. I concorsi, poi, per i respiratori sono stati fatti solo ad ottobre. In Campania hanno preso i respiratori per la terapia intensiva con un software tedesco: ditemi quale sarà il medico che sarà in grado di gestire un malato grave con un software con le parole in tedesco. Il numero enorme di persone affette da Covid-19 che ci sarà più avanti poteva essere gestito a livello di medicina territoriale: il rischio è di avere dei malati di tumore, o con problemi cardiologici, che verranno considerati pazienti di serie B. Potremmo davvero trovarci alle prese con un inverno drammatico, ed ovviamente spero proprio che non accada. Bisognava - lo ripeto - imporre subito un piano dei trasporti: facciamo il distanziamento tra i tavoli al ristorante, quando sui vagoni della metropolitana e sui treni ci sono masse di pendolari che devono giustamente andare al lavoro. La soluzione, quindi, sarebbe un aumento dei mezzi, anche con veicoli acquistati: questi si che sarebbero soldi ben spesi. A Roma non sono capaci di chiudere le buche, figuriamoci se sono capaci di adottare misure serie sui trasporti».


Adesso, la responsabilità dell'incremento dei contagi sembra essere dei giovani. Lei non è d'accordo.


«Sembra che la colpa di tutto siano le persone, di chi prende l'autobus. Come si può addossare la responsabilità al popolo? Certo, ci può essere una responsabilità di tipo individuale, ma è lo Stato, è il governo che deve dare indicazioni. La situazione che si è venuta a creare è buffa, originale ed un po' sconcertante»



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