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Marco Rizzo intervista a "Il Venerdì di Repubblica": Prendo tutti a falce e martello



«LMENO metti la bacinella lì sotto, altrimenti viene giù una cascata».


Interrompiamo Marco Rizzo, 61 anni, segretario del Partito Comunista (non quello di Berlinguer del 33 per cento, ma il suo, che èal 2 per cento) mentre è alle prese, insieme alla moglie, con un guasto al lavandino di casa. È di ritorno dalla Puglia, dove ha inaugurato a Bari, quartiere San Paolo, una nuova sezione.


Perché


«la politica va fatta sempre: soprattutto nei quartieri difficili e quando non ci sono scadenze elettorali». Personale e politico: una distinzione che per Rizzo semplicemente non esiste. Perché ogni cosa è politica. Anche l'esultanza per la vittoria agli Europei. «Sì, ho postato anche io la foto di William, Kate e George presi dalla tristezza». Ma ad attirare l'attenzione, la didascalia:


Ekaterinburg, la città russa dove i Romanoff furono giustiziati prima della Rivoluzione d'Ottobre. Rizzo, un paragone un tantino esagerato?


«Era un post antimonarchico. E comunque il politicamente corretto non mi interessa».


Per ora lasciamo stare la Rivoluzione d'Ottobre. L'esultanza per la Nazionale cos' è? Un primo cedimento al patriottismo?


«Ma è pensabile che i comunisti possano odiare l'Italia? Amiamo talmente questo Paese che vogliamo cambiarlo. Per questo siamo patriottici».


Colleghi della Meloni?


«Mai. Il nostro non è un amore indiscriminato per il Paese. Cosa dice la Meloni delle duemila aziende italiane che hanno sede legale in Olanda? Nulla. Cosa dice la Meloni di questa Europa che consente queste astuzie? Nulla».


E lei cosa dice dell'Europa che ha realizzato il Recovery Fund?


«Dico che bisogna fare i conti. L'anno scorso abbiamo speso 160 miliardi di euro e abbiamo perso un milione di posti di lavoro. E adesso vogliamo affidarci a 40 miliardi l'anno?».

Insomma, non cambia posizione: fuori dall'Europa.

«Ne sono assolutamente convinto».


Fa ancora boxe?


«Ma l'ho fatta solo un po' da ragazzo e poi che c'entra scusi?»


C'entra l'Europa: chi vorrebbe come sparring partner, Merkel o Johnson? Dopo tre secondi di silenzio:


«Johnson... Lo gonfio».


Porterebbe Mario Draghi all'angolo come allenatore? Dopo cinque secondi di silenzio:


«Non so neanche se lo metterei al botteghino»


Addirittura?


«Non mi fido. Come può un banchiere fare gli interessi del popolo? Ma vorrei tornare alla Meloni».


Prego.


«Se è all'opposizione, perché non fa una manifestazione contro il governo? Perché si astiene sul Milleproroghe? È spiaggiata su Draghi come tutta la politica italiana».


Tutta?


«Solo noi abbiamo manifestato in piazza. Anche Landini, che fa? Sei segretario della Cgil e mandi una raccomandazione al governo?!?! Dico: una raccomandazione. Ma vai in piazza, su!».


Il Pd sta lottando per il ddl Zan.


«Un'arma di distrazione di massa».


Questa sembra grossa


«Le spiego: ti affidi ai diritti civili solo perché non puoi dire più nulla sui temi sociali. Hanno distrutto tutto: il Jobs Act, l'articolo 18. In questa crisi economica l'unica cosa da fare è lottare per il lavoro, per evitare i licenziamenti, per ragionare su una patrimoniale seria. Se hai un colpo da sparare, sparalo lì».


E quindi che facciamo? Retromarcia sui diritti civili?


«Non dico questo. Ma per il ddl Zan a mio avviso bastava aggiungere una riga alla legge Mancino».


Restiamo al centrosinistra. Si dice: Conte è una risorsa per il campo progressista. Sette secondi di silenzio.


«Guardi, penso che la politica sia una cosa seria. Ma come puoi fare il premier prima con Salvini, poi con Zingaretti, poi con CiampolilloE poi ti fai umiliare da Grillo, chiedi l'agibilità politicaMa l'agibilità politica uno se la va a prendere. Conte mi è del tutto indifferente: noto una propensione a sedersi e poco testosterone»

«Mi spiego: nel senso di passione durevole. Di perseveranza. Ma Gramsci che faceva? Pensava alle alleanze? All'agibilità politica? Andiamo...».


A proposito di Gramsci e del Pci, tante celebrazioni per i 100 anni se le aspettava? Dieci secondi di silenzio e un lungo respiro.


«Quelli che hanno sciolto il Pci non hanno diritto di parola».


Neanche quello?


«Sono in un altro campo, ci restino. Sono gli artefici di una disfatta culturale. Hanno trasformato la falce e martello da simboli di speranza a un orpello da cancellare. E soprattutto hanno ceduto all'ecclettismo».


All'ecclettismo?


«L'ambientalismo, i diritti civili. Sono essenziali. Ma solo a partire dalla difesa del lavoro».


Non teme che in tv la trattino come l'ultimo dei mohicani?


«Non vado a fare la macchietta. Ma a dire sempre e solo quello che penso».


E che pensa delle rivolte a Cuba?


«Noto uno strano timing con la richiesta di oltre 180 Paesi di sospendere il blocco economico».


Ha risolto con il lavandino?


«Ci stiamo lavorando: le mando una foto. Non vorrei si pensi a una messa in scena. Faccio sempre lavori a casa così come alle iniziative di partito».


Le foto arrivano. Scaffali riparati e muri imbiancati. Una stretta di mano con Fidel Castro. Tra personale e politico, per Marco Rizzo, non c'è soluzione di continuità.

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