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Massimo Cacciari: “Vogliono trasformare il green pass nella carta d’identità della nostra salute”



Cacciari, Il governo è in procinto di varare il super green pass e di accorciare i tempi previsti per la terza dose. A quanto pare, per tutta una serie di attività ludiche i tamponi non basteranno più. Lei applaude o dissente?


Le rispondo portandola a conoscenza di uno dei casi, che ci sono a centinaia in giro per il mondo. Il centodiciotto per cento della popolazione di Gibilterra ha fatto due dosi di vaccino. Il trentatré per cento anche la terza. L’anomalia del centodiciotto per cento è dovuta ai pendolari spagnoli, che per entrare dovevano avere il green pass. A Gibilterra, nonostante questo, si registrano aumenti di contagi talmente diffusi che, nella speranza di fermare questa onda anomala, hanno deciso di cancellare ogni manifestazione pubblica o privata per Natale. Eppure, ad aprile, il primo ministro aveva dichiarato che la popolazione di Gibilterra era finalmente libera dal Covid. E’ evidente che il vaccino, dopo sei o otto mesi, faccia lei, perde la propria efficacia ed è, quindi, altrettanto evidente che tutti questi provvedimenti di inasprimento del green pass non servono assolutamente a nulla. Non avrei niente altro da aggiungere.


Non crede che le sue affermazioni avvalorino la necessità della terza dose?


E poi la quarta? La quinta? La sesta? Allora si dica che si vuole trasformare il green pass in una sorta di carta d’identità del nostro stato di salute, perché è chiaro che questo farmaco, cosiddetto vaccino, perché molti importanti scienziati hanno sottolineato come non si tratti di un vaccino come gli altri, se è vero che ha avuto degli effetti nella riduzione dell’intensità e della gravita del male, oggi non basta più e, quindi, bisogna pensare a un’altra strategia. Bisogna pensare a convivere con una forma di Covid, che attualmente mi pare causi un quarto delle morti per tumore, un terzo di quelle per disturbi cardiovascolari e la metà di quelle derivate dalle complicazioni del diabete. E via scorrendo.


Perché allora, secondo lei, il Governo italiano sul Covid è così severo?


Perché sono i potenti. Perché, grazie al Covid, stanno insieme. Incollati gli uni agli altri.


di Antonello Sette

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