Intervista esclusiva a Clemente Mastella, Sindaco di Benevento
“Alle prossime elezioni, a fianco del centrosinistra ci sarà un mio partito. Il nome? “Meglio Noi”
“Occorre una commissione d’inchiesta per riscrivere la storia giudiziaria italiana da Tangentopoli in poi”
“Come finirà la crisi? Giuseppe Conte e Matteo Renzi faranno pace e si recupereranno a vicenda”
Clemente Mastella, sono ore convulse per il governo del Paese. Pd e Cinquestellle si arroccano sul nome di Giuseppe Conte, che insegue i numeri necessari per governare. I responsabili hanno formato un Gruppo in Senato, a cui sua moglie Sandra Lonardo non ha aderito. Come inquadra il momento dal suo scranno beneventano e dall’alto della saggezza dell’ultimo democristiano, come lei si è autodefinito?
Credo che occorrerebbe comporre la vertenza e il rapporto distonico fra Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Renzi non la può tirare troppo per le lunghe e Conte deve recuperare Renzi. Si devono recuperare vicendevolmente. Continuo a non capire una crisi, che resta incomprensibile non solo per me. Prima si mettono d’accordo e meglio è.
E sui Responsabili, fra cui c’è anche sua moglie, che opinione si è fatta?
Hanno avuto un ruolo, ma singolarmente. Si trattava di evitare che Conte venisse umiliato al Senato, dopo l’ammutinamento di Renzi. Dopodiché, comporre un Gruppo in maniera disarmonica è difficile. E’ normale che qualcuno ci stia e qualcun altro, come mia moglie, non ci stia. L’importante è che votino tutti per Conte. E’ quella la cosa fondamentale.
Dove ha sbagliato Giuseppe Conte?
Non so che dirle. Lo accusano di cose che io non sono in grado di verificare, perché non ho con lui un rapporto diretto. Non l’ho mai sentito personalmente, per essere chiari. Chi fa il Sindaco si rende conto, meglio degli altri, dei disagi del Paese, della rabbia sociale che monta. Ho pensato che fosse mio dovere provare a salvaguardare la continuità del Governo. La gente ha bisogno di certezze. Una crisi politica in altri Paesi europei, come la Germania, l’Inghilterra e la Francia, è assolutamente inimmaginabile in un momento come questo. Non è morale, secondo me. Aggiungo che, in ogni caso, Conte è stato bravo a ottenere per l’Italia i tanti soldi del Recovery Fund. Ora quei soldi vanno investiti e, per farlo, ci vuole un Governo, senza perdere altro tempo.
Come pensa che finirà?
Io mi augurio che tutto vada a buon fine con il recupero di Renzi e dei renziani e con un’iniziativa politica e strategica forte, che possa far arrivare il nuovo Governo fino alla scadenza naturale della legislatura, nel 2023. Il Paese attende risposte, che non possono più essere rinviate.
Italia Viva ha dichiarato di non avere nessuna pregiudiziale sul nome del nuovo premier e che le andrebbe bene anche Luigi Di Maio. Tattica? Pretattica? Provocazione?
Tattica. Se fosse vero e l’ipotesi Di Maio diventasse concreta, si sgranocchierebbero i Cinquestelle e si andrebbe al voto.
A proposito di voto. Se il Presidente della Repubblica dovesse sciogliere il Parlamento e si andasse ad elezioni anticipate, lei ha in mente di presentare una lista, alleata con le forze democratiche ed europeiste?
Assolutamente sì e ha già un nome. Si chiamerà “Meglio Noi”.
“Meglio Noi” andrebbe ad occupare uno spazio vasto e importante…
Lo spazio c’è. Uno spazio centrale che oggi è libero, anche per la crisi, forse ancora impercettibile, di Forza Italia. La dimensione europea di Forza Italia è di fatto annacquata, nel momento in cui accetta le condizioni di Fratelli d’Italia e della Lega.
Sua moglie è stata risparmiata, forse in ragione della sua storia di moglie e della non giovanissima età, ma altre donne, come Renata Polverini e Mariarosaria Rossi, che hanno fatto la stessa scelta di campo, sono state bersaglio di gossip sessisti e di volgarissimi insulti. Come è possibile che nessuno e nessuna le abbia difese dall’immondizia?
E’ sbagliatissimo non difenderle. Ed è un modo immondo e inaccettabile di far politica.
Il libro di Alessandro Sallusti, con l’intervista all’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara, ha scoperchiato il Sistema che avrebbe governato per anni la magistratura italiana, implacabile, secondo l’ex Pm, contro chi ne metteva in discussione lo strapotere. La sua famiglia ha pagato un prezzo con le accuse rivolte a sua moglie, e meno direttamente, alla sua persona. Pensa anche lei che i destini di tante persone, in particolare di tanti politici, siano stati decisi a tavolino per faziosità ideologica e per una sorta di orgia di potere?
Nella mia, nella nostra vicenda c’è drammaticamente molto di tutto questo. E’ stata una vessazione, una scelta premeditata e immotivata da parte di certi magistrati.
Andrebbe riscritta una parte della storia di questo Paese?
Andrebbe riscritta la storia di quel periodo.
Ci vorrebbe una commissione d’inchiesta?
Quando l’ho detto io tempo fa, hanno, come dire, insabbiato la proposta. Ora è giunto il momento di nominarla la commissione d’inchiesta. Senza indugi.
Per riscrivere la storia giudiziaria di questo Paese, a partire da Tangentopoli?
Tutto sommato sì, a partire proprio da Tangentopoli.
Dopo quanto sta venendo fuori dalle rivelazioni di Palamara, prova rabbia o quale altro sentimento?
Rabbia e dispiacere. Il potere giudiziario si distingue dal poteri esecutivo e da quello legislativo, perché può decidere la vita e la morte di una persona. Se è in crisi il potere politico, laddove non ci sia l’affidabilità di un giudice, che decide non in base alla legge, ma in modo partigiano, è la fine. La fine della democrazia.
di Antonello Sette
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