Maurizio Murelli è un uomo con il coraggio delle proprie idee, per quanto siano impopolari e per quanto sia alto il prezzo da pagare, e dagli anni '80 fa battaglia culturale e politica per diffonderle. Anti-liberale, anti-americano, si origina nella destra radicale, ambiente nel quale ancora oggi gode di grande credito, ma che da molto tempo ha abbandonato per altri lidi: in particolare la Quarta Teoria Politica di Aleksandr Dugin, il filosofo e politologo russo che Murelli fin da inizio anni '90 invita a parlare in Italia e traduce e pubblica da noi. Prima lo faceva con la sua Società Editrice Barbarossa e con la collegata rivista Orion, adesso con AGA Editrice che ha preso il posto di quelle. Murelli, come Dugin, è uno dei pochi intellettuali che in questo conflitto in Ucraina sta dichiaratamente, senza mezze misure o giri di parole, dalla parte dei russi. In questa lunga intervista ci spiega dettagliatamente il perché, raccontando quello che, quando è stato ospite di recente in prima serata su Rete4, non ha avuto il tempo di spiegare in modo esaustivo. Se dopo aver letto l'intervista nutrite curiosità nella sua atipica figura, rimando al film documentario "Maurizio Murelli - Non siamo caduti d'autunno" da me diretto nel 2020 e che è visibile gratuitamente su YouTube, canale in cui ha avuto un certo successo di visualizzazioni.
Nelle tue seguitissime analisi su Facebook, spieghi che la vera guerra non è quella in Ucraina, essendo quello solo un fronte di uno scontro più ampio. Mi puoi spiegare cosa intendi e quali sono quindi gli elementi veramente in gioco?
L'Ucraina è un campo di battaglia della Grande Guerra Mondiale a cui gli USA hanno dato nuovo impulso e accelerazione negli anni Novanta per imporre al mondo il loro ordine mondiale concependo se stessi, fin dalla propri nascita, come la vera Gerusalemme terrestre, il proprio popolo come il vero "popolo eletto" cui spetta la missione messianica di redimere l'intera umanità. Questa loro visione è ben spiegata da John Kleeves nel libro "Un paese pericoloso" che da editore ho pubblicato per la prima volta nel 1998 e ripubblicato per i tipi AGA Editrice nel 2017. A voler essere più precisi la Grande Guerra Mondiale per la conquista del mondo gli USA l'hanno iniziata molto prima degli anni Novanta, quando – portando da scala continentale a scala mondiale la dottrina Monroe – sono intervenuti in Europa nel corso della Prima Guerra Mondiale, cosa che ha permesso agli USA di essere determinante nella messa a punto del Trattato di Versailles con cui ha messo a punto una prima bozza di nuovo ordine mondiale ridisegnando, in combutta con gli inglesi, la geografia europea e anche africana. Altro passo avanti l'hanno fatto con la Seconda Guerra Mondiale nella quale sono intervenuti passando per il Pacifico. Allora il loro primario interesse era stabilire il proprio dominio nell'area del Pacifico disintegrando il Giappone. Le dinamiche collegate al gioco delle alleanze, ha portato gli USA sul teatro di guerra europeo che al termine della guerra ha colonizzato. E qui si arriva al patto di Jalta, per gli USA una sorta di "fermo immagine" nella loro progressione per l'instaurazione del proprio dominio mondiale. Gli USA si ritrovano svincolati dal Patto di Jalta alla fine degli anni Ottanta con l'implosione dell'URSS e dopo aver ridotto a più miti consigli Panama che voleva nazionalizzare il canale, arrestando e trascinando in catene in un proprio carcere il presidente Noriega; iniziano le loro guerre in Medio Oriente, da prima sponsorizzando quella contro l'Iran, poi intervenendo direttamente in Iraq, quindi successivamente Siria, Somalia, Libia e financo in Europa contro la Serbia. Tutti questi Stati erano, prima degli anni Novanta, alleati o sotto l'ombrello protettivo dell'URSS. Promuovono la ventennale guerra contro l'Afghanistan nel mentre, con blandizie varie, incorporano nella Nato – la foglia di fico dell'armata statunitense – più o meno tutti i paesi dell'ex Patto di Varsavia. Restava fuori l'Ucraina. Con varie "rivoluzioni colorate" hanno tentato di minare dall'interno tutti gli altri Stati non ancora assoggettai per poi arrivare al golpe di Maidan in Ucraina. Bisogna essere miopi o in malafede, ma oserei dire anche dei cretini cognitivi, per non vedere lo schema complessivo di questa Guerra Mondiale, asimmetrica e condotta anche con le armi commerciali e sanzionatorie, spesso, nei confronti degli Stati più deboli, come quelli africani, là dove gli americani si presentano mettendo sul tavolo la Colt e il blocchetto degli assegni, per assoggettarli, in un modo o nell'altro, al proprio dominio. È in questo quadro, sicuramente declinato in complottismo dai saputelli, che io sostengo essere l'Ucraina solo uno dei tanti campi di battaglia della Grande Guerra bisecolare.
Tu hai da molto tempo preso le distanze dalla cosiddetta area della destra radicale, ma è interessante notare che, allo stesso modo che nella sinistra radicale, questa situazione ha prodotto la frattura interna più violenta da molto tempo. Secondo te da cosa dipende, perché proprio questa crisi Russo-Ucraina ha creato divisioni così nette e feroci tra gli eredi delle ideologie novecentesche?
Tanto la "destra radicale" quanto la "sinistra radicale" non sono altro che materiale di risulta delle ortodossie ideologiche della prima metà del Novecento, grumi umani che vivono da decenni di equivoci e illusioni. Tanto le "destre" che le "sinistre" non sono le antagoniste del liberismo, ne invece sono diretta espressione. Progressivamente conquistate e intossicate dai valori liberali e alla fin fine, gratta gratta, competono tra di loro per essere più liberali dei liberisti dichiarati. La sinistra poi vive un vero psicodramma. La Russia, culla del comunismo inverato, ha fatto a pezzi la propria certezza centrata sull'ineluttabilità del corso storico come da essa sinistra concepito. Nel loro album di famiglia c'è lo zio Lenin che viene rinnegato e resta solo come emblematica mummia sulla piazza rossa. Era per loro ineluttabile che il Quarto Stato, quello proletario, avrebbe battuto il Terzo Stato, quello borghese e capitalista. È accaduto il contrario. In massima parte le sinistre hanno prima rinnegato il comunismo e poi cercato nuove scale valori progressiste tutte raffazonate e sostanzialmente individualiste. Fino al punto che se metti davanti a te cento persone di sinistra non ce ne sono due che siano sovrapponibili, abbiano cioè la stessa idea del come essere di sinistra. E infatti confliggono tutti l'un l'altro per rivendicare l'autentica "forma di sinistra". Ma qui mi devo fermare, perché tutta la questione sarebbe troppo lunga da spiegare. Restano stretti sulla domanda, i fatti in corso in Ucraina costringe "destra" e "sinistra" a prender posizione. E se le "destre" e quindi i vari neofascismi vanno ad impantanarsi su terreni romantici facendosi affascinare da rune e svastiche rotanti, le sinistre, e persino quelli che si declinano in comunisti, si fanno oggettivi servi dell'imperialismo atlantista che non riconoscono come tale, mente nel definire impero la Federazione russa non l'accettano in quanto tale. C'è anche una sorta di incontenibile rancore verso la Russia per come è passata dall'essere comunista ad essere altro. E si fano affascinare dall'idea di resistenza ed altre consimili sciocchezze. Io saluto con enorme piacere questa disintegrazione ideologica di destra e sinistra, di comunismo e fascismo. Si sta sgombrando il campo dagli equivoci. Sono contento di vederli appaiati sullo stesso fronte in difesa dei valori liberali, dell'Atlantismo e dell'imperialismo atlantico. Con l'attestarsi su questa posizione sgombrano il campo dai cadaveri ideologici a favore di chi da tempo si è affrancato dagli equivoci, a favore di chi oggi assume nei fatti un'autentica posizione rivoluzionaria e quindi una funzione antiliberale.
Ricollegandosi alla domanda precedente, io ho l'impressione che moltissimi, a partire dallo stesso Putin e pure Dugin che parlano di nazisti e denazificazione, ci sia la tendenza a voler adattare questa situazione ad uno scontro tra le vecchie ideologie, dove non si capisce però più bene i nazisti e i comunisti quali siano. Credo che questo modo di guardare le cose sia vecchio e inefficace però, che in gioco non ci siano fascismo e comunismo, tu che ne pensi?
Prima di tutto bisogna partire dal fatto che le terminologie, e quindi i linguaggi, usati in Occidente e quelli usati in Oriente, vale anche per Cina, India etc,, non sono sovrapponibili in quanto diverse. Per chi è al potere le terminologie devono agire sul cosiddetto immaginario collettivo e gli immaginari a Est sono diversi da quelli in circolo a Ovest. Nell'immaginario collettivo russo il nazismo è quell'ideologia che ha tentato di annientare l'identità russa e che ha provocato 26 milioni di vittime russe. La seconda Guerra Mondiale viene declinata in Guerra Patriottica, cioè in guerra a difesa dell'identità russa che i nazisti volevano negare. Dunque, mettendosi al servizio dell'Atlantismo gli ucraini sublimano di fatto i nazisti nel negare l'identità russa. Perché va tenuto conto che non sci sono solo 8 anni di guerra nel Donbass per estirpare russofoni e russofili, ma, negli stessi 8 anni, c'è anche la repressione interna all'Ucraina che è stata micidiale, concretizzatasi con la persecuzione della cultura russa, la proibizione dell'uso della lingua russa, la mesa fuori legge dei partiti russofili e una serie di omicidi mirati, persecuzioni fisiche e incarcerazioni, fatti di cui nessuno parla ma che sono ben documentati. In tutto questo Putin vede un'azione nazista. Personalmente io credo che l'assunzione da parte di Putin del concetto di "denazificazione" abbia anche una valenza tattica: ha voluto anticipare l'utilizzo contro di lui dell'epiteto nazista, perché questo fa l'Occidente quando vuole oggettivizzare come male assoluto chi gli è nemico; lo hanno fatto anche con Saddam, con Assad, Milosevic etc. Quanto a Dugin, lui ben sa che il nazismo oggi in circolo nulla ha a che vedere con il nazismo storico (qualsiasi cosa si pensi del nazismo) e lo identifica come neo-prodotto del liberismo, un nazismo posticcio creato in "laboratorio" da chi non si fa problemi a strumentalizzarlo in vari modi, a secondo della convenienza, additandolo come pericolo in certi contesti, altre volte, in altri contesti – come nel caso ucraino o, tanto per citare un esempio, come in Cile negli anni Settanta – come qualcosa di benefico. Nell'ottica di Aleksandr Dugin, poi, nazismo, fascismo e comunismo sono stati una risposta al liberismo tutta dentro la Modernità. La sua posizione ci colloca al di là della post-modernità (quella che viviamo oggi) della modernità, quella che viviamo ieri ed è situata appunto nella pre-modernità, cioè nel mondo della Tradizione. Quindi, in tal senso, è anti-nazista. Bisogna poi ammettere che la chiamata in gioco del nazismo da parte di Putin è una delle cause del cortocircuito che si è determinato nelle "destre" e nelle "sinistre" e dunque, nell'ottica della loro disintegrazione, è stata una chiamata in gioco efficace e benefica».
Parlando invece del mondo dell'informazione, tu denunci – portando moltissimi video e testimonianze e prove a carico – che i media siano schieratissimi e stiano facendo solamente propaganda, rifilandoci moltissime menzogne, allo scopo di spingere le persone ad accettare le conseguenze economiche di una crisi coi Russi, mostrificandoli ed esaltando gli ucraini. Va però detta una cosa: nei nostri talk show e giornali amplissimo spazio è dato a chi porta tesi per cui gli ucraini si devono arrendere, noi non dobbiamo intervenire, e Putin ha le sue tante e buone ragioni: oltre ai vari Orsini e Canfora, intellettuali rispettati di sinistra, e all'ANPI di Pagliarulo, abbiamo persino trovato molto spazio per Dugin ed anche per te, figure spesso demonizzate... come vedi tu questa cosa? Si tratta di rispetto del pluralismo o altro?
C'è un caso di scuola che nessuno cita. Nel '90 una donna si presentò al Congresso Usa come infermiera profuga dal Kuwait, raccontando indicibili orrori commessi dalle truppe irachene, tipo bambini lanciati sulle baionette, stupri generalizzati e massacri, narrazione subito supportata persino da Amnesty International, oltre che da tutti i media occidentali. La testimonianza della sedicente infermiera scatenò l'indignazione che portò alla "Operation Desert Storm", la Prima guerra del golfo in Iraq.
Senonché la testimonianza dell'infermiera Nayirah era una colossale menzogna a cominciare dal nome con cui si era presentata. Il suo vero nome era infatti Saud al Sabath, non era una profuga né una povera infermiera, bensì la ricchissima figlia dell’ambasciatore del Kuwait negli Usa. Bisognerà aspettare il 1992 per scoprire la verità rivelata dal "New York Times" che documentava anche come la messinscena fu studiata da una agenzia pubblicitaria, la Hill & Knowlton (il tipico lavaggio di coscienza mediatico postumo: mai che la denuncia avviene nel mentre la menzogna si incarna). Questa falsa testimonianza assunta acriticamente dai media occidentali servì per galvanizzare e spingere le masse a dare il consenso alla guerra di invasione dell'Iraq. Una "guerricciola" che costò la vita a 100.000 iracheni tra cui 2.300 civili. Più nota è la bufala utilizzata come casus belli per la seconda guerra del Golfo, l'esibizione all'ONU da parte di Colin Powell della famosa fialetta che stante il generale riciclatosi in politica, conteneva una quantità di antrace sufficiente a sterminare la popolazione di una grande città. Quest'altra bufala che, come la prima, galvanizzò gli occidentali è costata una "guerricciola" durata ben 8 anni è che ha causato 63.000 vittime civili più quelle militari, circa 8.000. Più o meno lo stesso canovaccio è utilizzato in Ucraina, con metodo molto più martellante, con quasi tutti i giornalisti cosiddetti inviati di guerra che si spacciano come testimoni oculari e che vengono portati a spasso dalle milizie ucraini le quali fanno vedere loro quel che vogliono vedano e gli raccontano quel che più gli fa comodo. Ci si provasse uno di questi corrispondenti a raccontare qualcosa di sgradito agli ucraini e vediamo entro quanti minuti ricevono un foglio di via. Gli inviati di guerra occidentali sull'altro fronte, quello russo, sono 3 o 4. Bisogna andare sulle TV russe, cinesi, arabe, indiane e africane, oltre che su i canali telegram per vedere una realtà totalmente diversa. Io ho archiviato un centinaio di filmati provenienti dal fronte russo e realizzato da giornalisti indipendenti, nessuno dei quali vedremo mai sulle TV mainstream. "Amplissimo spazio concesso nei talk show a coloro che avanzano tesi opposte a quelle filo-ucraine" dici? Li seguo più o meno tutti questi talk show dove quelli che raccontano cose in contrasto con la narrazione atlantista vengono messi davanti ad una sorta di plotone di esecuzione; duelli di uno contro 10, dove il conduttore interrompe con le sue considerazioni spesso fuori luogo al fine di snervare il racconto del dissidente, per poi, fatalmente, mandare in onda la pubblicità quando intende far abortire la per lui sgradevole esposizione. Tra l'altro, se ai tempi della cosiddetta emergenza sanitaria da pandemia chiunque andasse in TV discostandosi dalla narrativa di Speranza & C. doveva premettere: "Io sono vaccinato e stravaccinato però, relativamente a... dissento", qui tutti devono prima di ogni altra cosa fare professione di amore incondizionato per l'atlantismo, dire che la Russia è un invasore e l'Ucraina una vittima, che Putin è un mostro etc. Certo, hanno la necessità di sostenere che in Italia esiste informazione pluralista e per questo danno un po' di spazio a chi ha posizioni un po' diverse. Salvo poi massacrarlo e costringerlo a esprimersi tra un filmato orrorifico e lacrimevole e l'altro. Io tutti i giorni ricevo richieste di andare in TV o di favorire la presenza di Dugin. Ho accettato una volta sola, e Aleksandr Dugin lo tutelo, dettando le condizioni del format. Quando non accettano e fanno i furbi, nonostante supplichino, Dugin in TV non ci va. Se lo facciano da soli il loro teatrino.
Per finire, tu sei bravo a fare previsioni. Quali prevedi che saranno le conseguenze a breve, medio e lungo termine per l'Italia di questo conflitto? E il conflitto, come credi proseguirà?
Per l'Italia, nel breve e medio termine saranno catastrofiche. Non lo dico io ma lo dicono vari analisti universitari in campo economico-finanziario non esclusi quelli di Confindustria. Si prevede, verso giugno-luglio, l'espulsione con licenziamento e cassa integrazione 570.000 unità lavorative, la chiusura di 26.000 imprese. Mancheranno tutti i metalli e le "terre rare" che servono per far funzionare certe imprese, i fertilizzanti, la farina per la pasta e il pane etc. L'inflazione (che per un cittadino si trasforma in sovrattassa) è prevista anche fino all'8%. Per fare a meno del gas russo che stiamo andando ad elemosinare in Africa in paesi tutt'altro che stabili, andremo a pagarlo come minimo 3 volte tanto... e comunque non potremo mai rimpiazzare il 29 miliardi di metri cubi di gas che prendiamo dalla Russia, checché nel dicano il trio Conte-Cingolani-Di Maio. Con le sanzioni manderemo all'aria migliaia di aziende italiane che commerciavano con la Russia, registreremo il mancato introito dal turismo russo... Nel lungo termine sarà ancora peggio. Andremo in recessione assieme ad altri paesi europei. In fondo, in ultima analisi, questa è una guerra americana contro l'Europa cui gli americani hanno imposto di privarsi del primario polmone russo e in prospettiva del polmone secondario cinese. Stante questo lo scenario, ben si capisce la micidiale azione di di mostrificazione della Russia. Si deve convincere il cittadino che il responsabile oggettivo della miseria a cui dovrà fare fronte è la Russia. Senonché la Russia ne uscirà bene, facendo blocco con la Cina per quella parte del mondo che vede oltre tre miliardi di potenziali nuovi consumatori, dove c'è chi aspira a passare dalla bicicletta alla moto e chi dalla moto all'automobile. Un mercato immenso.
Ultima cosa: gli errori del nostro governo. A tuo avviso quali sono stati i più gravi e come si sarebbe dovuto comportare al contrario il governo in quei casi per tutelare gli interessi dei cittadini?
Noi non abbiamo governanti. Noi abbiamo dei camerieri, servi incoscienti bramosi solo di assecondare il padrone d'oltre oceano. Draghi, tra l'altro, ben assecondato tanto dalla coalizione che lo sostiene quanto dalla pseudo opposizione della Meloni, è tra i servi sciocchi degli USA il falco, quello che ha suggerito, per esempio, di sterilizzare la banca centrale Russa. Questo massa di servi al governo non è in grado di tutelare gli interessi dei cittadini. Io mi auguro che a questo giro, al momento opportuno, costoro non restino impuniti e che gli si chieda conto del disastro che hanno apparecchiato. Mi consola una cosa: storicamente l'Italia è uscita da un conflitto trovandosi alleata di chi all'inizio del conflitto aveva come nemico, e quelli con cui è entrata in conflitto sono usciti dal medesimo conflitto come sconfitti. Non sono uno che crede alla virtù teologale cristiana della "speranza", ma facendo per una volta eccezione, mi auguro e quindi spero, che in qualche modo alla fine di questa fase della Grande Guerra, gli attuali alleati dell'Italia escano sconfitti e che in qualche modo l'Italia si ritrovi quanto meno riconciliata con la Russia, un Paese con il quale abbiamo grandi affinità elettive, artistiche, culturali, metafisiche, al contrario di ciò che condividiamo con l'Impero del Male, gli USA, che ci impesta con i disvalori della decadenza. Prima o poi qualcuno si dovrà pur domandare per quali ragioni in USA, un giorno sì e l'altro pure, uno psicopatico entra in una scuola, in un supermercato, in un edificio dell'amministrazione a fa una strage come se nulla fosse. Una nazione di psicopatici che ci infetta da decenni e con i quali, come veri europei, nulla abbiamo a che sparire. Loro tra l'altro sono come un albero senza radici iper cresciuto alimentandosi con stragi e ecidi di popoli, cominciando dai Nativi americani. L'Europa ha molte radici e se alcune si sono essiccate, altre sono ancora i funzione. È l'alimento che sale all'albero da queste radici che riscatterà l'Europa e la riconcilierà con la sua componente geopolitica a Est.
Di Umberto Baccolo.
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