La lotta nel governo sul decreto Sicurezza e Immigrazione è ancora in pieno svolgimento, con il leader leghista Matteo Salvini rigido nel mantenere il voto del Parlamento che conferma il decreto del governo mentre il premier Giuseppe Conte col suo vice grillino Luigi di Maio prima vogliono far sbarcare almeno i bambini con le loro mamme, poi subordinano la clemenza alla capitolazione di Malta, che dovrebbe accogliere i 39 migranti che resterebbero sulle navi.
Ma è la rivolta dei sindaci ad aprire un fronte, nuovo e diverso, con la presa di posizione di alcuni di loro, primi tra tutti il primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando e quello di Napoli, Luigi de Magistris. Hanno comunicato a gran voce che loro, questa legge, non la applicheranno. Certo non si riferiscono agli sbarchi, ma a tutte le implicazioni burocratiche che mettono i Comuni in prima linea. La stessa Anci, l'Associazione dei Comuni, aveva messo in guardia il governo dai rischi dell'applicazione di una normativa che ha comunque dei risvolti dubbi, e sui quali si basano i sindaci per la loro protesta eclatante. Riassumiamo i punti critici del decreto.
La cancellazione della residenza anagrafica: l'assenza di iscrizione all'anagrafe impedisce di accedere ai servizi comunali; sarebbe più difficile quindi utilizzare l'assistenza sanitaria pubblica, garantire la libera circolazione delle persone e la reperibilità di un lavoro regolare
L'abolizione del permesso di soggiorno umanitario: una norma che aumenterebbe il numero dei clandestini che, se non rimpatriati, andrebbero a lavorare in nero o tra le fila della criminalità organizzata portando, secondo le stime dell'Ispi, a 600 mila irregolari nel 2020
Il ridimensionamento dei richiedenti asilo: gli Sprar potrebbero ridurre gli standard di accoglienza e i progetti d'integrazione, omologandosi ai Centri di accoglienza straordinaria, considerati insicuri per le città.
Ricapitolati i temi caldi della normativa, abbiamo chiesto a un esperto di sicurezza, il generale Giuseppe Milillo della Ksm Security, quali potrebbero essere i problemi creati sia dalla normativa, sia dalla ribellione dei sindaci.
Generale Milillo, qual è l'impressione che ha riportato dall'esplodere di questa crisi?
«Questo è un problema che fa riflettere ancora di più proprio perché è stato messo in discussione in un mese di calma e sonno sociale, causato dalle festività, che ha distratto e distrae molto gli italiani. Questo porsi in alto in un ruolo di ribellione, e mi duole che tra i sindaci come capofila ci sia anche Orlando, che conosco e rispetto, in un momento di confusione politica poi da parte della sinistra mi fa riflettere come singolo cittadino e mi induce a rifiutare qualsiasi proposta che possa arrivare in questo modo, perché si è parlato di "disobbedienza sociale". Non esiste disobbedienza sociale, è una legge che va rispettata. I sindaci tra le problematiche politiche per identificarsi in una nuova area politica sempre all'opposizione non possono dichiarare ed esprimersi in questo modo, perché vanno a infrangere quel muro di confine tra la legalità e l'illegalità».
Prima dell'approvazione del decreto sicurezza e immigrazione l'Anci aveva già espresso tutte le sue perplessità sul provvedimento. Non vede lei una tempistica studiata a tavolino, per far esplodere il problema sfruttando l'arma di distrazione di massa costituita dalle feste natalizie?
«Il momento è di particolare delicatezza, siamo in un corridoio: a destra la legalità, a sinistra i diritti umani da rispettare. Viene da chiedersi: perché non si sono opposti prima? Forse proprio perché non c'era questo clima di pax sociale e politica? E perché i sindaci si muovono oggi in questo senso quando sanno che vanno contro la legge? O sono in cerca di una nuova identità politica? Ben vengano tutte queste riflessioni ma in un momento diverso, non quando la gente pensa e ha tutto il diritto di pensare ad altro».
Il fulcro della questione però è sempre lo stesso: i sindaci hanno o no il diritto di rifiutarsi di sottostare a una legge se la ritengono dannosa e ingiusta?
«Può anche essere che sia così, ma comunque bisogna fare ricorso agli organi indicati, nel rispetto della Costituzione. Si accusa il governo di ignoranza e presa di posizione di una parte politica; ma l'esecutivo, e specialmente il ministero dell'Interno, ha dalla sua i migliori magistrati e prefetti scelti apposta per prevenire queste situazioni. Un chiarimento comunque ci sarà, ci sono gli organi istituzionali preposti; in attesa però la legge va attuata. E' inaccettabile che ci possa essere una ribellione da parte dei sindaci, che oltretutto hanno potere sulla gestione della cosa comune. De Magistris, ex magistrato, ha detto che non vuole sottostare alla legge e dice che vuole aprire i porti, che Napoli accetterà. Ma al di là dell'obbligo, valido per tutti, di salvare delle vite umane c'è anche quello di far rispettare la legge. Un atteggiamento che espone quel sindaco a critiche e anche provvedimenti, per cui rischia anche di essere rimosso dalla sua carica. Che poi non lo si faccia lo capisco, ma è l'atteggiamento che conta».
Cioè generale lei sostiene che in questo modo sono proprio i primi cittadini a dare il cattivo esempio?
«È quello che stanno facendo questi sindaci invitando a non rispettare la legge. E come si può pretendere allora che il cittadino rispetti, ad esempio, i sensi vietati, l'obbligo di non disperdere la spazzatura o le mille altre regole del vivere civile? È una rivoluzione pericolosa che non si può accettare. Mentre ben vengano tutti gli stimoli di riflessione, da portare avanti ai sensi della legge, anche con le modifiche necessarie».
Generale, lei è esperto di sicurezza. Questo decreto porta veramente più sicurezza? E il no dei sindaci la mette in pericolo?
«Questo è quello che mi preoccupa. È proprio il solo dichiarare che questa legge non va rispettata che porta alla non sicurezza. E non c'entra lo schierarsi politicamente, perché oggi si tratta del decreto sicurezza e immigrazione, domani potrebbe essere l'obbligo di pagare le tasse o altro. C'è un rigurgito di disobbedienza civile che non fa bene a nessuno. Emerge con prepotenza l'opportunità di rimettere a fuoco il valore della legge e dello Stato. Quindi discutiamo e portiamo avanti la sicurezza che è garantita proprio dall'osservazione delle leggi. Il Mediterraneo, e l'Italia in primis, sono stati vittime di una immigrazione non regolare; dobbiamo garantire come cittadini e cattolici e uomini delle istituzioni che il migrante venga salvato e accolto se in pericolo di vita e poi valutare e rimandarli indietro. Nel corso degli anni sono migliaia i migranti sfuggiti al controllo dello Stato, oggi meno vista la nuova legislazione. Ci sono meno migranti e c'è più controllo. C'è stato il coinvolgimento dei Comuni, in mancanza del quale questo dissenso così eclatante non ci sarebbe stato».
Generale secondo lei questo tipo di legislazione che mira a tenere lontani i migranti dai nostri porti è frutto di razzismo?
«Assolutamente no né ci deve essere. Ben vengano tutti quelli che possono essere inseriti nel nostro mondo. Altrimenti si crea il problema della distruzione sociale, che rappresenta la parte negativa, la non sicurezza. Noi dobbiamo essere sicuri che quando camminiamo non veniamo aggrediti né ci vediamo coinvolti in negatività e povertà, quella che troppo spesso si vede nelle grandi città, persone abbandonate e che si sono inserite nel modo sbagliato e magari finiscono nel mirino della criminalità, che allarga le proprie fila per accoglierli. E bisogna anche stare attenti alle forze dell'oltranzismo religioso. Poi la disoccupazione, la sottomissione delle donne con l'aumento della prostituzione nera. Tutto dipende da una non ben regolata migrazione che non ha permesso una vera integrazione sociale, che è un diritto e va garantita a tutti coloro che possono essere accettati».
Il generale Milillo chiude con un messaggio proprio ai primi cittadini: «Invito i sindaci ad ottemperare alla legge, è una cosa che mi dispiace e mi offende e che crea una problematica di non rispetto della legge che non va accettata».
di Paolo dal Dosso
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