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Milillo (Ksm): «Per la sicurezza una centrale unica in ogni città»



Come intervenire per garantire la sicurezza sociale. È questo il tema proposto alla "Conferenza nazionale sulla sicurezza e sulla legalità", una tre giorni che si conclude oggi a Napoli al Teatro di Corte di Palazzo Reale, presieduta da Franco Roberti, già Procuratore nazionale antimafia e oggi assessore alla sicurezza della Regione Campania. Non solo aumento della presenza delle forze dell'ordine sul territorio ma anche interventi di recupero e riqualificazione, anche urbanistica e culturale, degli spazi urbani. Secondo l'Eurispes, uno dei partner organizzatori del convegno insieme alla Regione Campania, gli italiani continuano a nutrire grande fiducia nelle forze dell'ordine, ma resta comunque elevata la percezione di insicurezza, specie in Lazio, Lombardia e Campania, a dimostrazione che più grandi sono i centri urbani, maggiori sono i problemi da affrontare.

Al convegno ha partecipato, in qualità di presidente di Ksm Security e della Fondazione italiana per la legalità e lo sviluppo, il generale Giuseppe Fausto Milillo nella sessione "Sicurezza urbana e tutela penale".


Generale Milillo, cos'è la sicurezza urbana, tema di cui vi siete occupati al convegno?


«Ci si sarebbe potuti occupare anche di criminalità organizzata, ambiente e territorio e immigrazione: sono questi gli argomenti da discutere che destano preoccupazione per la tranquillità urbana. Come Ksm Security siamo presenti sul territorio in più città, basti pensare che il gruppo con le sue società di vigilanza privata è presente con circa 7 mila dipendenti in 30 sedi, anche a garanzia dei servizi portuali e aeroportuali. Parlando di sicurezza urbana le forze di polizia a volte, nonostante il grande operato continuo, raggiungono l'obiettivo della sicurezza in ritardo. Ma il cittadino ha necessità immediata, e invece deve attendere qualche minuto in più, anche solo per la chiamata 112 o 113 che a volte è smistata in maniera lenta. Poi c'è la situazione del traffico, che impedisce l'immediato intervento o il non essere collegati alle centrali».


E allora generale qual è la sua proposta per garantire intervento immediato a chi ne ha bisogno?


«Proprio per questo ho proposto di far nascere l'idea di politica della necessità per poter formare la "CUS", Centrale unica per la sicurezza, formata in un unico punto logistico del comune, della città. Sempre alle dipendenze della massima autorità della pubblica sicurezza che è la Questura, ma come operatori d'intervento oltre a Polizia Carabinieri e Guardia di Finanza anche gli istituti di vigilanza, la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco; insomma ogni rappresentante di un organo di intervento. Bisogna essere pronti per l'azione. Non c'è nemmeno bisogno di qualificare come operatori di pubblica sicurezza questi operatori, c'è bisogno solo dell'intervento. La città per essere vivibile deve essere posta nelle mani del coordinamento, e senza nessuno più in alto o in basso: tutti uguali per garantire la tranquillità cittadina. Prendiamo ad esempio il caso della microcriminalità spicciola, quelle baby gang che operano indisturbate: Questura e Carabinieri non hanno la conoscenza dei servizi di vigilanza degli istituti privati che potrebbero intervenire al loro fianco».


Com'è stata accolta al convegno al proposta di una Centrale Unica di Soccorso?


«Bene. La Cus è stata ben accolta e riformulata nell'assemblea plenaria come proposta da portare avanti perché i suoi frutti positivi li può portare. Ma ci vorrà almeno un mese solo perché i frutti di questo convegno vengano esaminati, anche se in realtà questa proposta è stata ascoltata anche dai politici presenti a Napoli».


Generale Milillo, qual è la maggiore criticità, secondo lei, che gli operatori delle forze dell'ordine incontrano nel fare il proprio dovere?


«Una delle carenze che non dà fiducia al cittadino è la non certezza della pena: dopo che Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza intervengono e identificano i presunti autori di reati troviamo in libertà le stesse persone dopo qualche giorno o qualche mese, le stesse persone che sono state fermate o arrestate. È una cosa gravissima, deleteria per gli stessi operatori di sicurezza che prima si impegnano una, due, tre volte, poi rinunciano».


Chi andrebbe coinvolto in prima battuta per arrivare a nuovi risultati?


«Dobbiamo coinvolgere i veri responsabili della sicurezza dei cittadini, cioè i sindaci. I primi cittadini devono smettere di spendere soldi per le feste di paese con salsicce e patate; devono capire che la sicurezza non è un optional e devono imparare dagli altri. Ho avuto la possibilità di andare a New York per capire com'è lì la sicurezza, e proprio lì abbiamo visto come funziona il coordinamento vero e proprio: ognuna delle forze di polizia opera come meglio ritiene, nella propria autonomia, ma si deve capire che la sicurezza non è un optional e i sindaci devono mettere in bilancio i fondi per garantire questa sicurezza».


di Paolo dal Dosso

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