Definirli “esodati” è un gioco sporco, dicono in Rai. E ai diretti interessati non piace affatto, anzi. Ma nei corridoi di viale Mazzini il giochino è molto amato: trova un posto a chi non ce l’ha. E sono in tanti. Del all’indomani delle nomine relative alle direzioni di rete, unico vero momento ludico del partito Rai, con l’arrivo della leghista Teresa De Santis (ex Manifesto!) a RaiUno e del pentastellato Carlo Freccero a RaiDue mentre a RaiTre C’è stata la conferma di Coletta ma non si sa bene sino a quando, nella testa dell’alta dirigenza di viale Mazzini: c’è un chiodo fisso: ricollocazione. Della serie “il direttore rimosso dove lo metto”, anche se qualcuno potrebbe tranquillamente prendere l’uscita. Dunque ricollocazione è il tema che tiene banco a viale Mazzini. E tanto per capire di cosa stiamo parlando fra “color che sono sospesi” ci sono nomi di peso come quello di Angelo Teodoli e Andrea Fabiano, appena rimossi dalla direzione di RaiUno e RaiDue. Entrambi sono in attesa di un incarico e l’operazione non sarà affatto facile. Nel frattempo, però continuano a percepire il loro stipendio. I due “esodati”, o parcheggiati, costano al cittadino-contribuente la cifra annuale di 447.000 euro oltre agli oneri garantiti. In pratica la “Rai del cambiamento” targata Di Maio-Salvini, di fatto del cambiare per comandare, starebbe già subendo un’emorragia di 1.500 euro al giorno. A dirlo sono i numeri che emergono dal sito Rai. Per Teodoli (senza ricollocazione) la “retribuzione effettivamente percepita” è di 240.000 euro, per Fabiano (anche lui senza ricollocazione) la “retribuzione effettivamente percepita” ammonta a 207.000 euro e spiccioli. Ed è solo la punta dell’iceberg. In attesa ci sono anche l’ex presidente, Monica Maggioni, e l’ex direttore generale, Mario Orfeo. La prima viene remunerata con una «retribuzione effettivamente percepita» di 239.989 euro l’anno e punta alla Direzione del canale in inglese con sede a Milano. La Maggioni si sta muovendo con passi felpati nei palazzi della politica in modo da fermare tutta concorrenza. I suoi rapporti trasversali sono in grado di garantirle una bella rete di protezione. Il secondo, in attesa di decisioni altrui, viene pagato con una «retribuzione effettivamente percepita» di 240.000 euro l’anno. IL suo obiettivo, fallito, era RaiSport. Adesso pare stia mirando ad un premio di consolazione, con forti pressioni da parte dell’area Dem, sponda Boschi-Renzi. Totale: 479.989 euro. Sotto questi nomi si muove un'altra selva oscura di direttori, dirigenti, capiredattori e inviati parcheggiati da qualche parte in attesa della benedizione. Ma tutti regolarmente pagati secondo i loro parametri. In alcuni casi, come nelle testate maggiori (Tg1 e Tg2 in particolare), ci sono anche giornalisti che hanno fatto causa all’azienda ma sono sempre lì, in attesa di una resurrezione professionale decisa dalla politica. Che chissà quando arriverà. Se mai ci sarà. Sullo sfondo, poi, ci sono gli appetiti per RaiTre. Coletta è stato confermato ma Lega e Cinque Stelle puntano ad un ribaltone. In corsa ci sarebbero Angelo Mellone, finiano di ferro a suo tempo, in quota Futuro e Libertà, sponsorizzato dalla Meloni, leader di Fratelli d’Italia, e Milo Infante, molto caro alla Lega di Salvini che vuole investire su Milano. Giochi di potere e giochi di poltrone, come solo avviene in Rai.
di Alberto Milani
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