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Mondo dell’auto sulle barricate, l’ecotassa colpisce le medie cilindrate e salva il diesel



Il mondo dell’auto è sulle barricate. Nel mirino l’ecotassa che anche nella versione aggiornata rappresenta una stangata per gli automobilisti in quanto oltre a colpire i veicoli di lusso, su abbatte anche sulle medie cilindrate, che rappresentano la fascia più diffusa. Tipo, Doblò e 500L subiranno un extra costo pari a circa mille euro. Non solo. Questa imposta che dovrebbe aiutare a tutelare l’ambiente, risparmia i motori a gasolio finora messi al bando da numerose amministrazioni compreso il Campidoglio che nelle domeniche verdi impedisce la circolazione ai diesel. Le fasce tassate sono quattro a partire dalle auto che emettono più di 160g/km di Co2 fino a quelle che superano la soglia massima a 250. All’interno di questi parametri ci sono gran parte delle automobili di nuova generazione comprese la Fiat Tipo, 500L e Doblò. Sono escluse le utilitarie, quelle di piccole dimensioni. Si tratta quindi di una tassa che va a colpire gli acquisti e quindi ostacola quel ricambio del parco auto che è auspicato proprio dagli ecologisti per eliminare dalla circolazione i vecchi veicoli più inquinanti.


Per quanto riguarda il bonus gli incentivi per l’elettrico vanno da 1500 a 6000 euro a seconda dell’auto rottamata e delle emissioni della nuova auto acquistata sotto i 45 mila euro. Ma si tratta quasi di una presa in giro dal momento che le auto elettriche in Italia non rappresentano ancora un’alternativa per diverse ragioni. Sono nettamente più costose rispetto a quelle a benzina, hanno autonomia limitata e sono difficili da ricaricare. Le colonnine sono una rarità e le postazioni riservate alle auto elettriche sono spesso utilizzate come parcheggio dalle altre. Al momento quindi optare per questo tipo di veicoli è un lusso che pochi possono concedersi, non ci sono ancora le condizioni affinché possa essere un fenomeno di massa. Quindi si farebbe una legge che non ha possibilità di incentivare la soluzione ecologica ma si limita a penalizzare l’esistente. Le polemiche delle case automobiliste non si sono fatte attendere. In una nota congiunta Anfia, Federauto e Unrae, hanno ribadito «il grido d’allarme» al Governo, al Parlamento e ai consumatori, sugli impatti che la misura in discussione avrà sul settore automotive. «Ad essere colpite dal malus - è quanto denunciano - non saranno solo le autovetture di lusso o di grossa cilindrata, peraltro già assoggettate ad una gravosa imposta quale il superbollo, ma anche moltissimi modelli ampiamente diffusi sul mercato, molti con una fascia media di costo sul quale l’aggravio di una tassa di 1.100 euro appare veramente irragionevole».


Le associazioni dei produttori di auto sottolineano che «il ‘malus’ è di gran lunga superiore rispetto alla necessità di copertura del ‘bonus’. Una misura così strutturata, appare pertanto socialmente iniqua, poiché richiede ad un’ampia fascia di cittadini un importante sforzo economico per finanziare l’acquisto di pochi veicoli». Fca al momento della prima stesura aveva addirittura declinato il vertice al ministero dello Sviluppo economico sottolineando che doveva fare una valutazione dell’impatto sui suoi piani. E aveva sottolineato che senza cambiamenti sarebbe stata costretta a rivedere i progetti di investimento. Poi sono arrivate le modifiche che salvano le auto di piccola cilindrata, ma anche la nuova versione dell’emendamento, come abbiamo visto, è penalizzante per il settore. Il comparto dell’auto non gode di buona salute. Secondo i dati dell’Acea, l’Associaizone dei costruttori europei, a novembre nell'Unione Europea e nei tre paesi dell'Efta (Svizzera, Islanda e Norvegia) sono state immatricolate 1.158.300 auto con un calo dell'8,1% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Il consuntivo dei primi undici mesi si chiude con 14.585.417 immatricolazioni e un modesto incremento (+0,6%) sullo stesso periodo del 2017. E l’Italia non fa eccezione. A ottobre il mercato dell’auto ha segnato un calo di vendite del 7,4%.

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