Intervista esclusiva a Moni Ovadia, attore, cantante, musicista e scrittore italiano
“Fedez ha ragione ma in un Paese normale la sua polemica con la Rai finirebbe in un trafiletto”
“I partiti padroni? L’incompetenza? La censura? Alla Rai dura da quando portavo i pantaloni corti”
“I politici facciano le leggi ma restino fuori dalla Rai, dalle banche e dalle aziende pubbliche”
#Ovadia, ci risiamo con l’Italietta dell’attento a quello che dici. Fedez sale sul palco virtuale del primo maggio e accusa: “Rai3 ha provato a censurarmi”. Le chiedo a che punto siamo arrivati o tornati, che è lo stesso?
Questo Paese è sceso a dei livelli di volgarità e di ridicolo che non avrei mai potuto sospettare neppure nei miei momenti di pessimismo cosmico. È peggio di un incubo in una notte di luna storta. Siamo a un livello infimo, siamo alla barzelletta. Mi vengono in mente le parole impietose pronunciate da Carlo Rosselli durante il ventennio fascista: “…l’italiano medio oscilla fra l’abito servile e la rivolta anarchica. C’è in loro un fondo di scetticismo e machiavellismo di basso rango che li induce a contaminare, irridendoli, tutti i valori e a trasformare in commedia le più grandi tragedie…”. Mi dica lei se queste parole non corrispondono a quello che stiamo vedendo ora.
Si spieghi meglio…
Tutto diventa una buffonata. E subito dopo tutto finisce a tarallucci e Frascati. Come è possibile che un Paese, che sta vivendo una pandemia con decine di migliaia di morti e che non produce più da quasi un anno e mezzo, si occupi di queste cose con sommo dispiegamento di titoloni sulle copertine, pagine e contropagine Facebook, rulli e tamburi. In un Paese normale sarebbero cosette da trafiletto a pagina 10 e non il centro del mondo per quattro o cinque giorni. Che i partiti occupino militarmente la #Rai è una vecchia storia che va avanti da quando io portavo i pantaloni corti.
Come si libera la Rai dalle truppe di occupazione dei partiti?
È da una vita che ci vorrebbe una legge di riforma della Rai che rimetta le cose e le persone a posto. I politici devono restarne fuori. Niente incarichi, niente designazioni, niente mani in pasto. Fuori. I politici dovrebbero fare le leggi. Dovrebbero prefigurare il quadro e non essere quelli che sono: i capi distribuzione di posti tendenzialmente destinati a sfaccendati e a clienti. Una volta che hai emanato la legge quadro, non puoi pretendere di nominare in proprio direttori e anchorman. A scegliere dovrebbe essere chi in quel mondo ci vive, sulla sola base delle competenze, non un politico che privilegia i propri interessi, come peraltro è naturale che avvenga. La stessa cosa dovrebbe valere per le banche e per le grandi aziende pubbliche o partecipate. I politici non dovrebbero più entrarci. Le sembra accettabile che anche chi dirige una sala operatoria debba essere scelto dalla politica? Siamo pazzi? L’Italia vive dentro un groviglio di familismo, nepotismo, corruzione e sotto corruzione. Io l’ho provato anche sulla mia pelle.
Sulla sua pelle?
Ero candidato a Direttore del Teatro di Catania. Hanno scelto una persona che non aveva neppure un decimo dei miei titoli. Si scandalizzarono in tanti. Vittorio Sgarbi tuonò parole al fiele alla Camera, ma tutto rimase come era stato deciso. Il mio è un piccolo caso, ma è paradigmatico dei comportamenti. Il problema non è #MoniOvadia o Pinco Pallino. Il problema è il Paese che ne è danneggiato.
Prendo atto della sua accusa, di cui si assume evidentemente tutte le responsabilità, ma le faccio notare che non mi ha ancora risposto su #Fedez che ha denunciato un presunto tentativo di #censura preventiva da parte di Rai3…
Fedez ha fatto bene a dire quello che pensava di dire. La Costituzione lo consente a lui e a tutti noi. Punto. Se lo devono ficcare bene in testa. Noi siamo, lasciamo perdere la parola nazione, una comunità nazionale che è definita dalla Costituzione repubblicana. La Costituzione dice che a nessuno deve essere tappata la bocca sulla base delle opportunità. Ciascuno à libero di dire quello che vuole. Se oltrepassa e viola le leggi, devono essere i giudici e, nessun altro, a sanzionarlo. Non c’è spazio per le opportunità e un buon politico, uno con gli attributi intendo, le critiche anche più feroci deve saperle incassare.
Lei parla dei politici, ma nel caso di Fedez c’è forse un non politico più realista del re, che stabilisce fino a dove si può arrivare…
Lei pensa alla censura, ma qui c’è gente che si autocensura per paura delle conseguenze. Perché sa che poi sarebbe sottoposto a ricatti. E qualcuno, che non si è autocensurato, è sparito dai radar. Come, per fare un nome e un cognome, il comico Daniele Luttazzi.
di Antonello Sette
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