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Monica Cirinnà: "L’uccisione dei cinghiali nel cuore di Roma è un orrore inaccettabile"

"Il diritto alla vita è sacro per tutti gli animali, umani e non umani”


“Non capisco perché per combattere il Covid si debbano chiudere palestre e parrucchieri, mentre su autobus, metro e treni si può viaggiare incollati gli uni agli altri”



Senatrice Monica Cirinnà, a Roma una mamma cinghiale e i suoi sei cuccioli sono stati rinchiusi in un parco giochi, narcotizzati e uccisi da agenti della polizia provinciale. Si poteva evitare quella che è sembrata a molti una cinica esecuzione?


Per prima cosa va detto che i cinghiali invadono la città evidentemente non per una scelta turistica. Roma è sporca, disseminata di rifiuti ovunque. Per gli animali è la scelta più comoda procurarsi il cibo là dove è esposto in abbondanza, senza doversi affannare a cercarlo chissà dove. E questo vale anche per tutti gli altri invasori non umani della città: i gabbiani, i piccioni, i topi. Poi, è altrettanto evidente che si è scelta una soluzione crudele e orribile. La mamma cinghiale e i suoi cuccioli potevano, anzi dovevano, essere salvati. Bastava addormentarli, magari dopo aver dato loro in pasto un cibo medicato, che impedisse alle femmine di andare in calore e, quindi, il circolo vizioso di nuove gravidanze. E poi trasferirli là dove potevano essere liberati. A me risulta che la Regione Lazio aveva offerto la disponibilità di uno spazio adeguato. Ho presentato una interrogazione parlamentare per capire se esistono altre responsabilità, oltre quella scontata del Comune.


Si è preferita, invece, un’esecuzione a freddo?


Lei parla di esecuzione. Le domando se non siano esecuzioni a freddo anche quelle perpetrate dai cacciatori, seppure nei luoghi e durante i periodi loro consentiti. Purtroppo, ogni volta che io, Michela Brambilla o altri colleghi sensibili alla difesa degli animali, cerchiamo di fare qualcosa in Parlamento, ci si ritrova regolarmente in minoranza. Come se gli animali tutti, umani e non umani, non avessero lo stesso inviolabile diritto alla vita. Il problema è che intorno alla morte degli animali si muovono interessi economici enormi. E gli umani, di fronte al denaro, non guardano in faccia nessuno perché sono gli animali più cattivi che esistono in natura.


Cambiando argomento, ma restando alla stretta attualità, per contenere la seconda ondata del Covid 19 dobbiamo sobbarcarci un nuovo pesante giro di vite. E’ inevitabile?

Dobbiamo prendercela non con il Governo, che fa il suo mestiere, ma con le centinaia di migliaia di italiani, che fanno dell’incoscienza uno stile di vita. Incoscienti per lo più giovani, che si ammassano dappertutto. Incuranti del rischio che corrono non solo loro ma anche i genitori e i parenti, con cui entreranno necessariamente in contatto, una volta tornati a casa. E’ lì che si dovrebbe intervenire, molto di più di quel pochissimo che si è fatto sinora. Ha visto quello che è accaduto all’arrivo del pullman dell’Inter allo stadio, prima del derby. Più che un assembramento, un vero e proprio delirio di massa. Mi domando perché nessuno sia intervenuto e si sia impunemente lasciato fare.


Si scelgono, invece, strade più facili. Si chiude e si salvi chi può. O no?


Alcune cose non le capisco neppure io. Perché prendersela con i bar, i ristoranti, i parrucchieri e le palestre, soprattutto con quelli, e sono la maggioranza, che hanno adottato tutte le misure precauzionali possibili? Il rischio, collegato a quei luoghi e a quelle attività, non è neppure paragonabile con quello che si corre viaggiando in metropolitana, su un autobus o su treno. Ieri sono salita su un regionale per tornare a Roma dalla Toscana. Non le dico la ressa e i viaggiatori incollati gli uni altri! Mi riesce difficile accettare che quel treno continui a viaggiare, come se il Covid non ci fosse e non potere più andare dalla mia diligentissima e bravissima parrucchiera.

Antonello Sette

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