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Montecitorio “a luci rosse”: amori e gossip fioriscono, ‘storie’ antiche quanto il Palazzo



Alla Camera dei Deputati, dalla sua nascita – o meglio, dall’inaugurazione della sua sede attuale (anno di grazia il 1918) - in poi, non si è mai fatto sesso di sicuro, per mancanza di materia prima, almeno fino a quando, nel 1946, non venne concesso il voto alle donne (su altri tipi di ‘amori’, sorvoliamo…). Da quel momento in poi, sono iniziati i problemi. Del resto, se, come si sa, “l'occasione fa l'uomo ladro”, l’attrazione fisica è connaturata alla Natura, uomo o donna che sia. Inoltre, il problema dei problemi sono quelle ore di interminabili sedute, giorni interi passati a far niente, se non a spingere un bottone, l'angoscia e la depressione che ti prendono nel dover vivere nel pieno centro di Roma, certo, ma lontano migliaia di chilometri da casa, senza sapere mai con chi poter uscire la sera. Insomma, una 'bella sfiga', si direbbe a Milano. Sfiga a cui in qualche modo bisognava (e bisogna...) pur porre qualche modesto rimedio.


E così, insieme alle 'storie' sulla droga presente nei bagni della Camera (per lo più cocaina, per lo più di ottimo taglio) sono iniziate a circolare quelle sul 'sesso' tra parlamentari. Bella gente (edizioni del Gallo, 1992) è un introvabile libretto di Mario Pacelli, erudito e spiritoso ex alto funzionario racconta che, già all'alba della Prima Repubblica, i soffitti del Palazzo, i bagni e gli anfratti più nascosti delle commissioni, persino gli ascensori - foderati di rosso pompeiano, colore che induce al vizio e, forse, alla copula - e i molto meno sontuosi anfratti dedicati alle fotocopie, se potessero parlare racconterebbero di amplessi consumati rapidi e violenti, di palpeggiamenti insistiti, di amori e sesso. Più tardi, un altro libro, Sesso e Potere, scritto dal giornalista di Repubblica Filippo Ceccarelli ha raccontato, di fatto, tutto quello che c'era da sapere sugli amori della Politica: 'fuitine' amorose di Padri della Patria, amorazzi fulminei tra peones, amplessi e coiti. Insomma, "nulla di nuovo sul fronte occidentale", si potrebbe dire, ma - nonostante l'arrivo della Terza Repubblica- la stampa (e i social) si sono fatti sempre più pruriginosi, scandalistici e insistenti nel voler denudare - in senso tecnico - il Potere e i Potenti di turno. L'oscenità non è più una colpa, ma la moralità, se non è specchiata, è tornata a esserlo.


E se è vero, come diceva Leporello a Don Giovanni nell'omonima opera di Mozart, che «la calunnia è un venticello», i giornali ci mettono sempre del loro a moltiplicare gli effetti, delle calunnie medesime. Tutto il clamore sul «bieco gossip» denunciato ieri, con veemenza, dai banchi dell’M5S,en plein airdell’aula della Camera, nasce, infatti, da una rubrica di gossip, quella che la giornalista di cronache mondane, Romana Liuzzo, tiene ogni giorno su Il Giornale, e tutto esplode con una serie di articoli pubblicati dal quotidiano Il Tempo e firmati dallo stesso direttore, Franco Bechis. Il resto, a partire dai ‘lanci’ di Dagospia, è puro rumore di fondo. D’altronde, però, se non fosse vero che amor vincit omnia, non sarebbe possibile quello che, per restare dentro il Palazzo, e cioè senza risalire all'origine del Mondo (disegnato da un noto pittore dell'Ottocento a forma di vagina....) capita sempre, legislatura dopo legislatura. I deputati e le deputate, tra di loro, spesso e volentieri si guardano in cagnesco, si offendono, si attaccano, ma a volte si piacciono, si baciano (più tutto il resto, ecco...) e, a volte, si innamorano, persino. Certo, tra ‘colleghi’ dello stesso partito è più facile, più ‘normale’. Chi non ricorda il celebre amore, e la lunga relazione, nata sui banchi della Camera tra il severo Palmiro Togliatti, leader del Pci, e la giovane novizia Nilde Jotti? Lo scandalo mise a rumore il Pci, la moglie di Togliatti, Rita Montagnana, non prese bene la notizia (prima che militante comunista, era una moglie...) e i dirigenti dell'austero partito comunista italiano dovettero ricavare, dall'ultimo piano di Botteghe Oscure, una mansarda per tenere al riparo da occhi e orecchie indiscrete i due 'piccioncini' rossi.


E chi non ha ironizzato, in tempi più recenti, nel momento in cui Renzi governava il Paese, sugli ‘amori’ nati tra big (e peones) renziani, amori esplosi e, come il renzismo, subito dopo assai implosi? Chi, infine, per carità di patria, non ha sorvolato sui continui, e quasi asfissianti, gossip che riguardavano il Cavalier Berlusconie la sua corte, i 'festini' nelle sue ville (non solo Arcore, ma pure Tor Crescenza a Roma, a volte persino palazzo Grazioli) e lo stuolo di belle e avvenenti ragazze che si mettevano "a servizio del Drago" (Veronica Lario, ex signora Berlusconi,dixit) ricavandone in cambio, oltre a regali di ogni tipo, in qualche caso anche la contestuale promozione al rango di deputate e senatrici?

Insomma, "siamo tutti uomini di mondo", avrebbe detto il Principe Antonio De Curtis, in arte Totò, e - come si sa - il sesso è vecchio quanto il Mondo medesimo. In via generale e pure in via particolare, cioè, appunto, in Parlamento. A volte, però, l’amore «fa dei giri immensi che poi ritornano» (Antonello Venditti dixit) e gli amori (o, meglio, gli «innamoramenti» Francesco Alberoni scripsit) nascono "anche" tra parlamentari di partiti lontani, se non avversi. E' il bello della vita e, banalmente, ‘succede’ perché, si sa, «al cuor non si comanda». Il guaio è quando la notizia scoppia, tracima dall’aula e dilaga sui giornali e i social, arrivando alle orecchie delle rispettive mogli e fidanzate (o viceversa). Ecco, allora sì che ‘il fattaccio’ diventa un guaio.


E così, nei corridoi del Transtlantico di Montecitorio, non si parla d'altro, e da molti giorni. Tutti – nell’ordine: parlamentari, giornalisti, funzionari, commessi, forse anche le donne delle pulizie – chiedono solo una cosa: «chi» sono il deputato della Lega (maschio, segni particolari: belloccio, alto, sguardo penetrante) e la sua collega pentastellata (femmina) che avrebbero compiuto «atti erotici», non meglio specificati, al IV piano della commissione Giustizia, durante l’esame (in seduta ‘notturna’ del ddl anti-corruzione. E che, per di più, avrebbero avuto la loro ‘corrisponsione di amorosi sensi’ nei bagni della medesima commissione, dove i due sarebbero stati visti (e c'è persino chi giura 'filmati') da colleghi imbarazzati almeno i due, colti sul fatto. I due nomi sono, in realtà, già sulla bocca di tutti, solo che nessuno, ovviamente, li pronunzia o per carità di patria (entrambi «tengono famiglia») o per pavidità (entrambi minacciano querela). Da ieri, poi, si aggiunge - sempre grazie alla penna della Liuzzo- una “nuova” storia che coinvolgerebbe, stavolta, un deputato azzurro (di opposizione) e una deputata grillina (di governo), storia da derubricare già, forse, alla voce «amori impossibili” o, anche, di “amori temerari”.


Ieri, però, mentre un Parlamento incattivito dal dover lavorare di sabato mattina (sic) votava la manovra, la 'notizia' - prima sussurrata, poi detta a piena voce, poi urlata da molti - è esplosa direttamente dentro l'aula di Montecitorio. il presidente della Camera, Roberto Fico, è infatti sbottato in un serissimo «io non sopporto gossip sessisti qui dentro» in risposta alla vicepresidente di turno, Maria Edera Spadoni,che denuncia ufficialmente il danno, facendone però uno più grosso: offrire dignità pubblica al gossip medesimo. Tuona, la Spadoni, contro «gli articoli (quelli della Liuzzo, ndr.) in cui si descrive “l’aria frizzante” della Camera e si fa riferimento alle nostre parlamentari: per me sono una vergogna. Questo non è giornalismo, ma sessismo. Noi dell’M5S non siamo ‘esuberanti’ e io mi sento offesa. Fico prenda subito provvedimenti». La vicepresidente di FI, Mara Carfagna, paladina dei diritti delle donne ma anche donna saggia e avveduta, replica: «Mi auguro che d’ora in poi voi 5Stelle condanniate tutte le volgarità, anche le vostre verso le donne in Parlamento», chiaro riferimento all'ondata di contumelie a 5Stelle di cui è stata oggetto la (bella davvero) deputata azzurra Michela Siracusano. Sipario. Fino al prossimo gossip, si capisce.


di Ettore Maria Colombo

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