In Italia, così come in Europa, la domanda di turismo culturale è in continuo aumento e rappresenta uno dei segmenti più significativi del mercato. Valorizzare e promuovere in “chiave digitale” i beni artistici e il turismo a essi collegato, vuol dire avere una visione strategica capace di dare nuova vita al Made in Italy.
Abbiamo intervistato Francesco Pagano, responsabile servizi informatici Ales Spa – Scuderie del Quirinale e membro del consiglio direttivo dell’associazione Italian Digital Revolution – AIDR.
Qual è l’impatto della spesa e degli investimenti in cultura?
La spesa media mensile in cultura delle famiglie italiane oscilla tra i 191 euro del Trentino-Alto Adige e i 66 euro della Sicilia. Dal Rapporto Federculture (associazione di enti e imprese culturali), giunto alla 14a edizione, emerge come la spesa in cultura e tempo libero delle famiglie italiane sia al di sotto della media europea e ben lontana dai Paesi più virtuosi: 6,6% sul totale della consumi finali contro l' 8,5% europeo e l' 11% della Svezia.
A che punto siamo in Italia con l’uso di strumenti digitali nei musei?
I dati diffusi dall’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali e dall’Istat (2015) dimostrano che solo il 20% di 4.976 musei italiani presi a campione dispone di allestimenti interattivi, il 13% offre l’opportunità di effettuare una visita virtuale e il 9% ha una propria app. I dati dell’anno successivo documentano però un atteggiamento più positivo nei confronti dei social network. Il 52% dei musei ha un profilo social, la maggiore presenza è registrata su Facebook, seguono Twitter e Instagram.
L’innovazione digitale può rappresentare il fattore fondamentale di trasformazione per il settore culturale?
I musei devono proporre un'esperienza di visita migliore e vivere anche fuori dalle proprie mura. Sono due aspetti diversi, ma che impongono come chiave di lettura la tecnologia e la digitalizzazione dei contenuti. La sfida di oggi è senza dubbio quella di comunicare in modo nuovo per essere più vicini alle esigenze di conoscenza degli utenti, le cui aspettative in termini di customer experience, sono in continua evoluzione. La trasformazione digitale è un processo complesso da realizzare ma davvero indispensabile per far sì che i musei del futuro si trasformino in luoghi dell’esperienza e della condivisione.
Le istituzioni afferenti ai musei come dovrebbero intervenire?
Siamo ancora molto lontani dal considerare in maniera importante la formazione in ambito di skills digitali. Affinché i musei, e i luoghi culturali in genere, diventino il punto di riferimento per assecondare e guidare l’evoluzione, non solo culturale, della società, i programmi formativi dovrebbero consentire di sviluppare competenze digitali, come previsto dalle Linee Guida per la qualità delle competenze digitali nelle professionalità ICT promosse dall’Agenzia per l’Italia Digitale. Nei giorni scorsi ho letto sui alcuni quotidiani che il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli ha annunciato di aver chiesto più fondi per tutela e digitalizzazione. Spero tanto che quei fondi verranno spesi per dotare di competenze digitali le risorse umane del settore, senza i quali non si potranno mettere a frutto tutte le opportunità che il digitale offre.
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