Mussi, so che lei non gradisce avventurarsi nel girone dantesco dei presunti papabili per il Quirinale. Silvio Berlusconi, però, non è un nome che gira. E’ il candidato ufficiale del centrodestra…
Su Berlusconi ci ha messo una pietra tombale Giorgia Meloni.
In che senso? Io non me ne sono accorto…
Quando dice che ci vuole un patriota, di fatto, esclude Berlusconi.
Il ragionamento è suo, non certo della Meloni…
Questo non lo so, ma uno che è condannato in via definitiva per truffa allo Stato, uno che si è messo in casa un capomafia, uno il cui braccio destro è condannato per corruzione in atti giudiziari in processi che riguardavano interessi di lui medesimo, uno il cui braccio sinistro è stato condannato per partecipazione esterna in associazione mafiosa, uno che era l’utilizzatore finale di fanciulle gestite da magnaccia, uno che, nella crisi economica e finanziaria che ha travolto il mondo dopo il 2008, organizzava cene eleganti, uno così è il contrario del profilo del patriota o mi sbaglio?
Che cosa è, secondo lei, un patriota?
Un patriota è uno che fa gli interessi della patria, uno che la patria la ama. E, poi, oggi non si può essere patrioti, andando contro le patrie altrui. Essere patriota italiano e cittadino dell’Unione Europea sono due cose, che vanno benissimo insieme. Io, poi, sono anche internazionalista e così faccio il tris.
Quindi, lei si considera un patriota?
Io ho due nonni. Uno era sulla prima linea del Grappa, come tiratore scelto. L’altro fuggì per tre volte dal campo di concentramento, in cui gli austriaci lo avevano rinchiuso, prima di essere lasciato morto di botte. Mio padre è uno dei sopravvissuti alla sacca del Don della Guerra di Russia. Suo fratello ha combattuto in Nord Africa. Tutti e due hanno partecipato alla Resistenza e alla costruzione della Repubblica. Quanto a me, con le responsabilità elevate, che ho avuto negli anni Settanta all’interno del Pci, sono stato, insieme a tanti altri, in prima linea a lottare contro lo stragismo fascista e il terrorismo rosso. Per tutte queste ragioni, io, che non ho mai avuto guai con la giustizia, salvo una volta per una manifestazione insieme agli operai di Piombino che Lucchini voleva licenziare in massa, sono un patriota e, a questo titolo, posso dire che chi si è comportato diversamente non può essere incluso nella categoria.
Giorgia Meloni non dovrebbe, quindi, candidare Silvio Berlusconi, ma Fabio Mussi?
Sì, sarebbe una buona candidatura, se vuole il patriota. E, poi, dire che ci vuole un Presidente della Repubblica patriota è come dire che i precedenti presidenti patrioti non lo erano. Secondo me, invece, Sergio Mattarella è stato un grande patriota e anche molti dei suoi predecessori sono strati grandi patrioti.
Cambiando bruscamente argomento, passiamo ai campi larghi cari al Segretario del suo ex-partito Enrico Letta. A pensarci bene, solo un campo larghissimo può portare all’elezione di un Presidente della Repubblica diverso dal candidato del centrodestra…
Io mi auguro che ci sia un campo largo, in grado di eleggere un degno Presidente della Repubblica. Più voti prende un Presidente della Repubblica al momento della sua elezione, con più forza si insedia. Io auspico che ci sia un nome largamente rappresentativo.
Ma questo campo largo quirinalesco è cosa diversa da quello politico, al centro dei desideri di Enrico Letta?
Son due campi larghi distinti. Uno è il campo che dovrebbe eleggere il Presidente della Repubblica, ovvero la massima istituzione di garanzia repubblicana e costituzionale. L’altro è il campo che serve per formare una maggioranza, che dia vita a un governo. Mi fa piacere che Letta parli di un campo largo, cioè di una politica delle alleanze, dopo l’ubriacatura dissennata della vocazione maggioritaria.
I Cinquestelle sono a pieno titolo candidati a far parte del campo largo?
Certamente sì. In una democrazia non bisogna essere identici per fare un’alleanza. Certo, ci deve essere qualche convergenza e qualche affinità importante.
Lei è pronto a entrare nel campo largo di Letta?
Dipende naturalmente dalle condizioni. Io, come è noto, non ho aderito al Pd, al momento della sua formazione, e mi sono collocato più a sinistra, ma mi rendo conto che alle prossime elezioni politiche ci vorrà un’alleanza larga e quindi, sì, sono pronto. Bisognerebbe, certo, avere un programma…
Con qualcosa di sinistra, come diceva Nanni Moretti…
Sì, con qualcosa di sinistra. Nel frattempo, ho visto che in Germania il Cancelliere eletto è un socialdemocratico. In Cile, l’altro ieri, ha vinto le elezioni presidenziali un giovane del movimento studentesco di sinistra. Negli Stati Uniti Donald Trump è stato sconfitto e Jair Bolsonaro si appresta a fare la stessa fine in Brasile. Non sarebbe male, se anche l’Italia contribuisse alla ripresa di una civiltà mondiale.
di Antonello Sette
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