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Ncc, taxi e bus turistici, Roma assediata affonda nel caos


È una storia infinita quella di Roma. Una passione, anzi, nel senso che sono ormai tre giorni che Roma, il traffico di Roma, è nel caos. E fosse per le buche potremmo prendercela ancora con la sindaca, che non fa altro che tirare un sospiro di sollievo visto che alle voragini più pericolose penserà il Genio Militare. Su input del sindaco che dovrà stilare un elenco delle emergenze a partire dalle strade consolari, quindi Cassia, Salaria; e Ostiense.


Ma se il capitolo buche ha visto scendere in campo il governo giallo-verde con i ministeri delle Infrastrutture e della Difesa a braccetto per difendere e rifare il manto stradale della Capitale, sul trasporto pubblico la passione diventa tragedia, con gli ultimi tre giorni che ha visto prima i noleggio auto, poi i taxi e infine i bus turistici occupare "manu militari" vie, strade e piazze anche blasonate pur di mettere in primo piano i propri interessi corporativi.


È un contrappasso inevitabile: se protestano per primi gli NCC, poi tocca ai taxi. Le due categorie non si possono sopportare, ognuna impegnata a rinfacciare all'altra lo scippo di clienti. Le auto a noleggio con conducente sono quelle senza insegne che aspettano clienti e turisti sfruttando licenze rilasciate in tutto lo Stato; dovrebbero, secondo la legge, tornare in rimessa alla fine di ogni corsa, ma l'entrata in vigore della riforma datata 2008 è stata sempre prorogata. Questo sembra l'ultimo anno, e la scadenza è il 31 dicembre, anche perché i pentastellati sono da sempre più vicini alla lobby dei tassisti. In mezzo si frappone la Lega, che offre una miniproroga di due mesi, fino ai primi di marzo; apertura anche sulla possibilità di accompagnare clienti anche in altre regioni: basta avere un contratto con una ditta o un privato che ha la sede in quel territorio. Ma agli Ncc ancora non basta, e bloccano piazza Esquilino, a due passi dalla stazione Termini, creando disagi anche negli aeroporti di Venezia e Brindisi e nelle strade di Firenze e Pisa, con una coda velenosa oggi davanti a Montecitorio.


Se Atene piange, Sparta non ride: le mezze concessioni dei leghisti agli autonoleggi con conducente hanno provocato la reazione dei tassisti, con conseguente ribellione a Termini e a Fiumicino, un sit-in davanti a palazzo Madama e accettando in città solo le corse per i disabili. Loreno Bittarelli, pasionario tassista da anni, presidente di Unione Radiotaxi, spiega la preoccupazione della categoria, la paura «che si consenta un'ulteriore deroga agli sconfinamenti dai comuni di origine da parte degli Ncc». Poi invita i suoi colleghi a fare normalmente servizio, almeno «finché non ci saranno notizie certe» dal Senato, da dove, per ora, «arriva solo un'indiscrezione, ma se così fosse sarebbe un tradimento rispetto ai patti. Allora scenderemmo in campo per protestare».

Ricapitoliamo: dopo il blocco di Ncc di corso Rinascimento, il Senato, e piazza Esquilino nel pomeriggio con fumogeni e bombe carta per dire no al ritorno obbligatorio in rimessa, i taxi rispondono in 500 sdraiandosi davanti al Senato sospendendo le corse a Fiumicino e Termini.


E poi tocca ai bus turistici: duecento pachidermi hanno sequestrato letteralmente il centro della città, occupando piazza Venezia con i mezzi e sciamando in piazza del Campidoglio per protestare. Dall'alba al botto del cannone del Gianicolo hanno paralizzato il traffico da via del Teatro Marcello. Tutto per protestare contro il nuovo regolamento che entrerà in vigore dal primo gennaio e che prevede: aree di sosta fuori dal centro, accessi videosorvegliati con geolocalizzatore e un nuovo sistema di tariffe, salate.


Protesta non placida nemmeno quella degli autisti dei bus, che hanno cercato di farsi ricevere in Campidoglio e hanno bruciato qualche bandiera con le 5 Stelle. Immediata la risposta dell'amministrazione grillina: hanno inviato 4 carri attrezzi appositi per allontanare i torpedoni. Lamentano l'improvvisa accelerazione delle decisioni, la mancanza di parcheggi e le tariffe troppo alte. La risposta la dà loro lo stesso sindaco Virginia Raggi, che ha usato toni insolitamente duri: «Noi abbiamo tutti a cuore la nostra città, il centro storico è patrimonio dell'Unesco, è l'unico centro al mondo così esteso. Se vogliamo bene alla nostra città dobbiamo avere il coraggio di dire che, come avviene in tutte le altre capitali mondiali, i bus turistici, al centro, non devono entrare. È inaccettabile che il centro di Roma sia tenuto sotto scacco dai bus turistici e da cento persone che vengono qui a protestare. I tavoli di confronto sono partiti nel 1999, in 20 anni nessuno ha avuto interesse a sistemare la situazione. Noi abbiamo iniziato due anni fa, avete avuto due anni di tempo per adeguarvi. Il tempo in cui i bus turistici scorazzano per il centro e devastano la città è finito. Finito».


E speriamo sia finito anche questo modo di protestare. Almeno fino a Natale


di Paolo dal Dosso

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