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Nicola Fratoianni,“Il Governo Draghi pende a destra. Sono molto preoccupato”

 “Il voltafaccia di Matteo Renzi sul Mes dimostra cha aveva a cuore solo l’affossamento del Governo Conte”

“L’alleanza PD-M5S-LEU è l’unica alternativa alla destra. E Giuseppe Conte resta il suo leader di riferimento”




Fratoianni, dalla lega a Liberi e Uguali, tutti insieme appassionatamente, fulminati dal banchiere Mario Draghi sulla via che porta a Palazzo Chigi e ai palazzi della politica che conta…


Tutti insieme no. Noi di Sinistra Italiana non pensiamo sia cosa buona e giusta governare con la destra.


Che cosa, secondo lei, dobbiamo attenderci dal governo della grande ammucchiata o imbarcata, scelga lei?


Vedremo che cosa accadrà nelle prossime settimane.

E’ ancora presto per capirlo. Aspettiamo i primi provvedimenti, che saranno presumibilmente di segno diverso, rispetto a quelli adottati dal governo Conte, visto che la nuova maggioranza pende a destra. La mia preoccupazione è molto grande.


Liberi e Uguali alleati con Matteo Salvini. A me sembra un’evidente anomalia. Le chiedo quale sarà, d’ora in poi, il ruolo di Sinistra Italiana, l’unica componente di Leu, che ha scelto di non votare la fiducia al Governo Draghi?


Saremo una forza di opposizione che, per quanto piccola, ambisce a dire la sua non solo in parlamento, mettendo in campo le proprie proposte, come quella già annunciata di una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze e provando a mettere insieme la vasta area del Paese che non vede di buon occhio l nascita di questo governo nelle condizioni e nelle modalità che sappiamo. Non useremo toni esasperati, non grideremo al tradimento, ma pensiamo di poter dare peso e riconoscibilità alle nostre ragioni.


Che cosa l’ha più fatta arrabbiare nel periodo che va dalle impuntature di Matteo Renzi alla fiducia quasi plebiscitaria ricevuta in Parlamento dal governo presieduto da un tecnico banchiere? Come sa, il leader di Italia Viva si vanta di essere il grande burattinaio dell’ascesa al trono di sua maestà Draghi Primo?


La gravità degli argomenti esplicitamente strumentali che Matteo Renzi ha utilizzato, mentre affossava il governo Conte. Ci ha raccontato, e ha raccontato al Paese, che occorreva mettere al centro idee e contenuti diversi, a partire dalla sua passione per il Mes, salvo poi scoprire, durante il dibattito per la fiducia al governo Draghi, che il Mes era non era più una richiesta così importante. In quel passaggio c’è tutto il carattere strumentale di una posizione che aveva il solo obiettivo di far cadere il governo Conte.


L’alleanza con il Pd e i Cinquestelle a questo punto ha ancora un senso? E Giuseppe Conte è ancora il suo leader di riferimento?


L’alleanza con il Pd e il M5S resta un orizzonte strategico per una ragione molto semplice. Non esiste oggi in questo Paese, se si guarda ai rapporti di forza reali nella società, un’alternativa alla destra che non passi dalla costruzione di quell’alleanza. Un’alleanza che naturalmente non basta evocare e invocare. Bisogna costrurla attraverso un lavoro comune, che non è affatto semplice, per cambiare le cose nel parlamento e soprattutto nel Paese, anche in vista delle elezioni amministrative che nei prossimi mesi coinvolgeranno comuni di enorme importanza.


Un’ultima curiosità. Si parla di costituire all’interno del parlamento un unico intergruppo con insieme Pd, Cinquestelle e Liberi e Uguali. Lei non ha nulla da eccepire?


Vedo che ci sono già stati alcuni problemi al Senato ma, se l’intergruppo nascesse, io mi iscriverei senza problemi. Un luogo di confronto fra le forze della maggioranza uscente sarebbe sicuramente utile. Anche se…


Anche se?


Anche se tutto sarebbe stato più semplice se le forze, che avevano sostenuto il governo Conte, fossero andate alle consultazioni con il Presidente del Consiglio designato con una proposta programmatica unitaria e non in ordine sparso.


di Antonello Sette

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