Onorevole Fratoianni, leggendo le notizie che scorrono sulle agenzie, sembra di trovarsi di fronte a uno scenario di guerra, che si allarga e allontana ogni spiraglio di pace. Mentre sventola una bandiera bianca fuori dall’acciaieria Azovstal, il Presidente ucraino Zelensky parla di russi senza vie di uscita e della volontà ucraina di riconquistare il Donbas. Nel frattempo, Finlandia e Svezia hanno chiesto di entrare a far parte della Nato e anche la “neutralissima” Svizzera sarebbe in procinto di farlo…
E’ uno scenario molto preoccupante. E’ un’escalation, di cui non si intravede il limite. L’annuncio, in un momento come questo, di un allargamento della Nato rischia di rappresentare un ulteriore elemento di crescita della tensione, mentre occorrerebbe esattamente il contrario. Occorrerebbe smontare ogni argomento utile alla propaganda di Putin e lavorare per costringerlo e a una trattativa, nel segno di uno equilibrio e non di uno scenario di guerra, che rischia di allargarsi a dismisura e, comunque, di per sé duraturo nel tempo e nello spazio. La situazione è molto preoccupante e, per quanto mi riguarda, conferma il giudizio, che ormai da tempo abbiamo dato sulla gestione di questo conflitto, e più in particolare, dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina che, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno, più che prospettare una soluzione di pace, sembra portare a una lunga guerra di logoramento non solo in Ucraina, con le invitabili conseguenze sulle popolazioni civili, ma anche in tutta quella zona, che fa da ampio confine fra la Russia e l’Europa. Tutto questo è oggettivamente un grande problema.
Non le sembra singolare che il segretario del Pd, ovvero del partito a lei vicino, si dichiari pronto ad appoggiare l’invio di altre armi all’Ucraina?
Io credo che su, questo fronte, le scelte del Partito Democratico siano sbagliate. Ho ribadito, in più occasioni, che non considero chi ha fatto scelte diverse dalle mie necessariamente un pericoloso guerrafondaio. Sono convinto che almeno una parte di coloro, che ha fatto altre scelte, sia seriamente convinta che inviare armi fosse il modo migliore per aiutare gli ucraini. Credo, però, che, arrivati a quasi tre mesi di guerra, non si possa ignorare l’assenza di prospettive diplomatiche, anzi la loro regressione, perché è bene ricordare che soltanto qualche settimana fa un dibattito, una discussione, una prima trattativa fra la Russia e l’Ucraina si erano in qualche modo avviati e consolidati. Tutto questo è svanito nel racconto di uno scenario diverso. Per questo credo che oggi, più che dichiararsi pronti all’invio di nuove armi, occorre non solo che il Parlamento sia messo nelle condizioni di discutere sino in fondo le diverse opzioni, ma almeno rivedere criticamente le posizioni assunte sino ad oggi. Io, in queste settimane, mi sono sempre fatto tante domande sulla nostra posizione, ma in tutta sincerità credo che, alla luce dei fatti, sia difficile, continuare a sostenere che l’invio di armi abbia accelerato la pace. Mi sembra che sia accaduto, e stia accadendo, l’esatto contrario.
di Antonello Sette
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