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P4, prescrizione per Alfonso Papa: ma per Libero e Il Tempo è assoluzione




«Così ne viene, per chi sappia ben ragionare, che in ogni caso il giusto è sempre identico all'utile del più forte» diceva nel V secolo avanti Cristo quel sofista minore che risponde al nome di Trasimaco. Era un tipo iracondo, racconta Platone nella Repubblica, uno di quelli che pensava che la conoscenza fosse fatta solo di risposte e non di domande. E diventava paonazzo quando quel buontempone di Socrate lo subissava di interrogativi. Eppure al confronto dei sofisti ‘de noantri Trasimaco appare un pivello. Negli italici lidi il pensiero dell’oratore greco si è affinato. Non solo la giustizia è l’utile del più forte, ma anche la lentezza (della medesima giustizia) lo è. Grazie ai passi di lumaca delle nostre aule di giustizia infatti Alfonso Papa, ex deputato del Pdl, è stato prosciolto dalle accuse che gli erano stato mosse dalla procura di Napoli nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Tecnicamente si chiama prescrizione e si verifica quando il giudice non può che prendere atto che è passato troppo tempo dalla eventuale commissione del fatto. Insomma la prescrizione con l’assoluzione, con la dichiarazione cioè di innocenza dell’imputato, non c’entra nulla. Sono al più lontani parenti. La differenza non è di poco conto. E si dovrebbe supporre che chi di mestiere fa informazione due righe di diritto le abbia lette e sappia discernere e poi ben raccontare.

Ma quando mai! Prescrizione per qualcuno equivale ad assoluzione tout court. E vile canaglia chi ancora si permette di fare domande, di sollevare dubbi. A dare il là alla disinformatia è l’Adnkronos che subito raccoglie le prime parole dell’ex parlamentare napoletano. «Grande gioia, una grande soddisfazione e anche la conferma che esiste un sistema giudiziario in grado di accertare la verità. Sono estremamente grato ai miei avvocati che mi sono stati accanto in questi lunghissimi anni. Cominciati nel 2010 con questa indagine denominata P4 e poi proseguiti con la vicenda cautelare, i processi, la condanna in primo grado e finalmente oggi quest'assoluzione». Nelle stesse ore l’Ansa pubblica una nota della presidenza della Corte di Appello di Napoli in cui è precisato che «non è stata una sentenza di assoluzione» ma «una sentenza di non doversi procedere nei confronti dell'imputato per intervenuta prescrizione dei reati». Vaglielo a spiegare a quelli dell’AdnKronos che di prescrizione si tratta. Maccchisenefrega di questi dettagli, devono aver pensato all’agenzia. E infatti dopo aver raccolto il commosso commento di Papa corrono a sentire «lo scrittore» Luigi Bisignani. Ed ecco cosa dice l’uomo che sussura(va) ai potenti. «La P4 dunque non è mai esistita». Ma come l’ex faccendiere non aveva patteggiato per uscire dal processo? Se la P4 era solo una invenzione di qualche magistrato acrimonioso, perché rinunciare ad andare fino in fondo e far emergere la verità, con le fanfare, il Gran pavese e via discorrendo? La risposta è da commedia dell’arte. «Ho patteggiato per gravi motivi familiari e lo rifarei mille volte nonostante l’enormità di alcune accuse. Mi dispiace che mia madre non ci sia più. A quasi novant’anni aveva subito una perquisizione corporale alla ricerca di floppy disk. Ovviamente come mi consente la legge, chiederò la revisione che arriverà mi dicono fra molti anni. La giustizia, come mi ha sempre insegnato il Presidente Andreotti, va sempre e comunque accettata» (Andreotti, e ti pareva! Usato da anni come lasciapassare per qualunque torbida storia a lieto fine).

Magnanimo il Bisignani. Grato il Papa. Ma attenzione che un fuoco di artiglieria si sta alzando per scolpire nel granito una assoluzione che assoluzione non è. A guidare le danze il Tempo (toh – e lo ricorda bene oggi Il Fatto Quotidiano - lo stesso giornale di cui, prima di finire sulla tolda di comando dell’Adnkronos, era direttore Gianmarco Chiocci, che tra i suoi collaboratori poteva vantare nientepopodimeno che Bisignani), con due pagine dedicate al caso e ovviamente una sola tesi, quella che tende a presentare Papa come un novello Silvio Pellico, e Libero, dove Bisignani ripete la storia della madre novantenne per muovere allo sdegno e alla lacrima l’ignaro lettore. Ma a dare il meglio di sé è Vittorio Feltri. Che rivolto a Papa lo rincuora (o lo esorta?): «Più che una vittima sei un eroe poiché non hai messo mano alla pistola per vendicarti». Fosse stato un altro meno eroe di Papa, chissà cosa sarebbe successo. Siamo ben oltre la giustizia come l’utile del più forte di Trasimaco! Siamo, al “la giustizia è farsi giustizia da se”. Ma, tranquilli, Feltri, il paroliere delle paure e delle intolleranze italiane, domani dirà che non a una pistola vera pensava, ci mancherebbe. Al più, quella al peperoncino che Libero vendeva, allegata al giornale. D’altronde si sa, con le parole ci si può confondere: assoluzione, prescrizione, mistificazione. Sempre in “one” finiscono.

Giampiero Cazzato


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