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Pacchi bomba a Obama, Clinton e Soros Colpa delle elezioni di MidTerm?


Sembrano essere inviati tutti dalla stessa mano gli esplosivi recapitati negli uffici dell'ex presidente statunitense Barak Obama, alla ex segretario di stato Hillary Clinton, in una delle case dell'imprenditore ungherese George Soros e al Time Warner Center di New York sede anche della Cnn.

Il primo pacco bomba è di ieri: era nella cassetta delle lettere di un'abitazione di proprietà di Soros, l'imprenditore e filantropo di origini ungheresi; la sua casa di Westchester County, nello stato di New York, è diventata un bersaglio. Un impiegato ha aperto il pacco e ha trovato l'ordigno, ha chiamato la polizia e gli artificieri l'hanno fatto detonare sul posto.

È il Secret Service a spiegare che ieri sera avevano trovato pacchi bomba negli uffici che Bill e Hillary Clinton hanno nella loro residenza di Chappagua, sempre nello stato di New York. Mentre l'ordigno inviato a Barak Obama è stato trovato stamattina tra la posta nel suo ufficio di Washington.

Quello recapitato al Time Warner Center di New York è addirittura andato in diretta tv: i conduttori della Cnn stavano proprio parlando delle bombe trovate negli uffici di Obama e Clinton quando ha cominciato a suonare la sirena di allarme, costringendo tutti gli abitanti a evacuare l'edificio.

Smentito l'invio di un plico esplosivo inviato alla Casa Bianca. Il presidente Trump è stato informato, e trapela che stia prendendo la situazione molto seriamente. «Attacchi spregevoli» è il commento dell'amministrazione. «Chiunque sia responsabile sarà chiamato a risponderne con la massima severità prevista dalla legge», ha detto la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders, «Secret Service e altre agenzie stanno indagando e prenderanno le azioni appropriate per proteggere chiunque sia minacciato da questi codardi».

Ma intanto i pacchi bomba si moltiplicano, l'ultima è quella indirizzata a una deputata democratica in Florida. Gli obiettivi politici sembrano far capire che la causa dell'invio delle bombe potrebbero essere le elezioni di metà mandato. Il 6 novembre i cittadini americani devono rinnovare tutta la Camera e un terzo dei membri del Senato, oltre a 36 governatori e molti sindaci. Attualmente ambedue i rami del Congresso sono controllati dai Repubblicani, ma per i Democratici sarebbe possibile un ribaltamento della situazione, portando così alla famigerata "anatra zoppa", figura della politica che vede Governo e Parlamento controllati dai due partiti opposti. Le elezioni sono ufficialmente il 6 novembre, ma col voto anticipato avrebbero già votato oltre 7 milioni di americani. Questo lascia prevedere un'affluenza ai seggi altissima per il Paese che, nella punta massima di affluenza, ha toccato il 51%: era il 1914.


di Paolo dal Dosso

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