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Pacchia finita per la nave dei migranti Aquarius: smaltiva illegalmente rifiuti pericolosi

Aggiornamento: 21 nov 2018



«La pacchia è finita». È tornato di moda lo slogan abusato dal vicepremier leghista Matteo Salvini per tutta l'estate, indipendentemente da chi ne fosse il destinatario. Mafiosi, scafisti, migranti a zonzo a spese dei contribuenti, criminali più o meno allo sbaraglio. Il messaggio è chiaro, il cambio di marcia annunciato. E questa volta, come accaduto già nei mesi scorsi, il target dello slogan formato social lanciato da Salvini è la nave Aquarius di Medici Senza Frontiere e Sos Mediteranèe. L'equipaggio che per mesi ha infoltito le barricate di chi ravvedeva nella condotta di ministro degli Interni di Salvini una condotta criminale e deliberatamente razzista, si ritrova ora nella scomoda posizione di indagato sotto torchio. La Procura a capo dell'inchiesta, denominata Borderless, è quella di Catania, la stessa che mesi fa ha aperto un fascicolo a carico delle Ong per chiarire e gettare luce sul loro operato in mare aperto e scongiurare la possibilità di connivenze, per non dire commistioni, con l'operato infame quanto odioso degli scafisti che trafficano nel mercato di esseri umani dal Nord Africa.


Secondo quanto emerso da fonti investigative autorevoli, il numero degli indagati ammonterebbe a dodici e l'oggetto dell'illecito corrisponderebbe allo smaltimento illegale di rifiuti delle navi (oltre ad Aquarius è coinvolta l'imbarcazione, poi dismessa, Vos Prudence) delle Ong nei porti siciliani. Almeno ventiquattromila chili di rifiuti, molti dei quali potenzialmente pericolosi, sarebbero stati infatti smaltiti senza tenere conto delle procedura sanitarie, con un risparmio nei costi che si aggirerebbe attorno ai 460mila euro. «Scabbia, tubercolosi, meningite, Hiv, questo il variegato elenco di malattie infettive portate dai migranti soccorsi dalla Aquarius che non avrebbe smaltito come rifiuti pericolosi gli indumenti dismessi e i materiali utilizzati a bordo per il primo soccorso delle persone», questo il contenuto dell'accusa rivolta all'Ong, che avrebbe omesso di comunicare agli operatori nei porti la natura dei rifiuti e mentre additava la condotta del governo e del Viminale come razzista e dannosa, metteva a repentaglio la sicurezza delle migliaia di persone che vengono a contatto con la filiera dei rifiuti. Tutto il materiale probatorio è stato raccolto grazie alle lunghe indagini della Guardia di Finanza, dallo Sco della polizia e dalla Squadra mobile di Catania per mezzo di intercettazioni ambientali, telefoniche, telematiche e video oltre che dalla raccolta della documentazione relativa agli sbarchi per il periodo considerato (almeno 44 negli ultimi due anni e mezzo).


Proprio dalle lunghe indagini effettuate dall'autorità giudiziaria è emerso un disegno che sancirebbe l'effettiva consapevolezza di alcuni operatori di Msf circa la natura criminale delle loro azioni in deroga alle procedure speciali previste per lo smaltimento di rifiuti pericolosi. Questi, infatti, venivano affidati alla ditta M.S.A. di Francesco Gianino che, a detta degli inquirenti, ha triplicato in pochi anni il proprio giro di affari offrendo un servizio a prezzi concorrenziali. Altro importante snodo nelle indagini è rappresentato dall'operato di un'altra società, la Romeo Shipping s.r.l. intestata a Giovanni Ivan Romeo, che si occupava dell'opera di intermediazione tra il ritiro dei rifiuti a bordo delle navi e il loro stoccaggio presso il porto di Catania, dove la cooperativa La Portuale II, gestita dal padre di Romeo, era aggiudicataria della loro raccolta. In uno degli ultimi sbarchi della Aquarius a Catania, avvenuto lo scorso 10 maggio, la Guardia di Finanza ha sequestrato il carico di 15 metri cubi di rifiuti appena evaso dall'imbarcazione, a detta del comandante a bordo, costituito da rifiuti alimentari e speciali indifferenziati (carta e plastica), rinvenendo però circa due metri cubi (circa 80kg) di materiali contaminati e potenzialmente molto pericolosi, costituiti da abiti indossati a bordo dai migranti oltre a strumentazioni riconducibili ai soccorsi medico-sanitari operati sull'imbarcazione quando era in mare. Msf ha fatto immediatamente sapere di aver dato mandato ai propri legali per impugnare l'atto di di sequestro dell'imbarcazione dinnanzi al Tribunale del Riesame, ribadendo l'accanimento e l'accerchiamento di cui si sente vittima. «L'unico crimine che vediamo oggi nel Mediterraneo è lo smantellamento totale del sistema di ricerca e soccorso», le parole del direttore generale di Msf Italia Gabriele Eminente.


E mentre la vicenda Diciotti, per cui il capo del Viminale è sotto indagine per sequestro di persona aggravato e abuso d'ufficio, ha già visto una parziale vittoria del vicepremier, visto che il Tribunale dei Ministri di Palermo non ha ritenuto che si prefigurasse alcun reato nelle acque di sua competenza e ha rispedito la documentazione a Catania, dove difficilmente il Procuratore Carmelo Zuccaro, quello del pugno duro contro le Ong, ribalterà la situazione, Matteo Salvini esulta e forte di questa caduta di Msf ribadisce la bontà delle sue operazioni da Ministro. «Ho fatto bene a bloccare le navi delle Ong, ho fermato non solo il traffico di immigrati ma da quanto emerge anche quello di rifiuti. #Portichiusi», questo il suo tweet, un sospiro di sollievo, un sorriso beffardo contro chi lo voleva (e lo vedeva) già in ginocchio e ora assapora il gusto amaro di dover rendere conto delle proprie azioni, in attesa che la giustizia faccia il proprio corso, chissà, forse, rimuginando su quanto la pacchia sia davvero finita.

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