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Pace fiscale da gennaio 2019: 3,5 miliardi per sostenere la rivoluzione del Fisco



Mentre la vicenda Rai e quella legata alle grandi opere tengono in ostaggio il governo, c'è chi con la mente va già all'autunno, nella speranza che ci sia ancora un governo per cui operare, prospettando quella "rivoluzione fiscale" insita nel programma gialloverde e che dovrebbe segnare il vero punto di non ritorno nell'esperienza governativa. Se prima Matteo Salvini, che pronosticava tra gli altri lo stop per il limite al contante, e in seguito anche l'altro console del triumvirato "pentaleghista", Luigi Di Maio, hanno annunciato profonde e significative riforme nell'ambito fiscale e contributivo, uno dei provvedimenti su cui questo esecutivo sembra puntare con maggiore insistenza parrebbe essere quello della cosiddetta pace fiscale. 3,5 miliardi di euro, sarebbe questo l'ammontare della somma ottenibile dal maxi condono che è al momento al vaglio e che dovrebbe riappacificare tutti quei cittadini alle prese con debiti nei confronti del Fisco. L'idea sarebbe quella di partire per gennaio 2019, regolamentando il tutto, con valore esecutivo, nel decreto da accorpare alla legge di bilancio autunnale.


Ma vediamo meglio nello specifico cosa si intende per pace fiscale. Si tratta di un nuovo condono, una sorta di maxi rottamazione, che prevede per tutti coloro che siano in contenzioso con il Fisco la possibilità di pagare soltanto una percentuale del debito coerentemente con il proprio reddito. Sarebbe qui, infatti, la svolta del condono sponsorizzato dal leader del Carroccio: in base alle fasce di reddito si verranno a configurare delle aliquote. Il ricavato dell'operazione dovrebbe poi aiutare a sostenere i costi per gli altri provvedimenti economici di punta del governo, flat tax e reddito di cittadinanza su tutti.

I privati che si troveranno a poter usufruire di questo scivolo verranno suddivisi in tre fasce di reddito e si troveranno a dover pagare una percentuale minima del 6% del dovuto, una intermedia del 10% e una massima del 25%. In tal modo, sgravandosi del debito e tornando in "pace" col Fisco, tali cittadini torneranno a essere elementi produttivi e ciò consentirà allo Stato di incassare un'ingente somma di denaro in una tantum. Tale provvedimento è per ora previsto soltanto per i piccoli contribuenti per un massimo dovuto di centomila euro. Sono compresi nella categoria degli aventi diritto le famiglie, le piccole imprese, le società e i professionisti.


Quello della maxi rottamazione si avvia ad essere il provvedimento base da cui poter far scaturire a pioggia tutti gli altri interventi presenti nel programma: dalla flat tax, alla revisione della Legge Fornero, sino al reddito di cittadinanza. Non è escluso poi, come già ribadito in varie sedi da entrambi i vicepremier, la possibilità di lavorare in deficit per la promulgazione di alcuni di questi punti, discorso da rimandare a un'attenta riflessione nelle sedi europee puntando sull'effetto moltiplicatore, ovvero la ricaduta in termini positivi che si avrebbe sul Pil in seguito all'attuazione delle misure in oggetto. In tal senso è intervenuto proprio il capo politico dei 5 Stelle, Di Maio, che ha ribadito che «se col ministro dell'Economia (Tria, ndr) riusciremo a trovare soluzioni su flat tax, reddito di cittadinanza, pace fiscale e revisione della Fornero, senza sforare i parametri di bilancio, ben venga: ma i parametri non devono darci modo di dire che questo non lo possiamo fare, altrimenti saremmo come gli altri e gli italiani ci manderebbero a quel paese».


Di sicuro, a prescindere da come si svilupperanno i discorsi in tema fiscale, l'autunno sarà la stagione cardine per capire se l'esecutivo potrà mettere in atto almeno una parte delle promesse fatte e dare così via a quella rivoluzione che sarebbe già una vittoria memorabile.

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