«Bettino Craxi è stato un avversario politico della Lega, ma lui è stato uno statista e un grande italiano, che difese la sovranità nazionale a Sigonella. Tengo a precisare che parlo a titolo personale e non a nome del mio partito, ma Craxi ormai fa parte della Storia di questo Paese e a quasi vent’anni dalla morte troverei giusto che l’Italia a Milano e Roma gli dedichi una via o una piazza». Parla “a titolo personale”, come più volte sottolinea con Spraynews.it, Luca Paolini, avvocato penalista, deputato del Carroccio dal 2008, il primo eletto della Lega nelle Marche, leghista della prima ora che iniziò a “sfondare” quel “muro” del Centro-Sud dove ora Matteo Salvini miete significativi consensi. Ma certamente la sua opinione su Craxi è una di quelle che non passano inosservate. Tra pochi giorni è il 19 gennaio e sarà il diciannovesimo anniversario della scomparsa dello statista socialista, nell’esilio di Hammamet. La Fondazione Craxi , di Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e vicepresidente della commissione Esteri di Palazzo Madama, lo ricorderà come ogni anno in Tunisia, dove è stata organizzata una mostra su Giuseppe Garibaldi a Tunisi.
Onorevole Paolini, è questo l’ultimo anniversario prima del ventennale della scomparsa di Craxi. E in Italia, intanto, per lui non c’è neppure una via a Milano, la sua città. Che ne pensa lei che da leghista Craxi lo combattè?
«Craxi ormai è Storia di questo Paese. Lui è stato uno degli architrave del famoso Caf, contro il quale la Lega si è battuta e proprio contro il quale la Lega è nata, di Craxi si può parlare bene o male. Ma io ritengo che lui abbia avuto il coraggio civile di prendersi la responsabilità, con quel famoso discorso del 1992 sui finanziamenti illeciti ai partiti, di mettere il dito sulla piaga di un problema che era diffuso. E ha anche il merito umano di aver pagato in prima persona colpe che erano di tutti, sia dei democristiani sia soprattutto, secondo me, dei comunisti, i quali in un modo o in un altro l’hanno fatta franca, mentre Craxi è stato mandato di fatto in esilio».
Sta parlando ora anche da avvocato?
«Certo, Craxi partì con due passaporti validi ed era rifugiato politico in Tunisia. Lui agì così per orgoglio personale, e la sua personalità era certamente quella di uno statista. Non ha voluto sottostare a una condanna che riteneva ingiusta proprio perché a lui fu attribuita mentre ad altri che fecero le medesime cose no. Io vedo in Craxi uno statista e sul piano umano una personalità da rivalutare. Poi, altra cosa è che lui fosse un avversario della Lega…»
Difficile, onorevole Paolini, non chiederle del famoso cappio agitato in aula dal vostro deputato Luca Leoni Orsenigo, al quale comunque si dice che Umberto Bossi subito dopo fece una ramanzina…
«Luca Leoni Orsenigo uscì poco dopo dalla Lega. Lui sventolò quel cappio, che fa parte di quelle cose che a me sembrano ridicole oltre che inopportune. E che oggi troviamo riprodotte da altri soggetti politici. Fu folclore parlamentare…»
Insomma…Il ricordo però è rimasto impresso.
«La sostanza politica però, a distanza di tanti anni, è che Craxi ormai fa parte della Storia del Paese, anche in suoi capitoli decisivi. Lui con Sigonella riaffermò l’autonomia dell’Italia anche nei confronti dei suoi alleati. E certamente Craxi non lo fece per suo vantaggio personale. Comunque, io sono convinto che molti abbiano “succhiato” denari anche a sua insaputa. Certo le responsabilità politiche di Craxi c’erano, ma quello che mi fa mettere lui un gradino sopra rispetto a tutti gli altri suoi colleghi dell’epoca è che Craxi ha pagato, mentre altri no».
È d’accordo per intitolare una via a Craxi a Milano?
«La storia lo ha giudicato, lui ha pagato in prima persona di fatto con l’esilio, allontanandosi dal Paese dove era nato e vissuto, per colpe per le quali invece altri non hanno pagato niente e quindi con tutto la pacatezza che deriva da un giudizio storico io personalmente non troverei per niente strano, anzi giusto, intitolare una via o una piazza a Craxi nella sua città. Perché comunque lui è stato un grande italiano, che ha fatto la Storia di questo Paese. E però c’è una cosa singolare di questa vicenda che a me ha sempre colpito molto…»
Quale cosa la colpì in particolare del caso Craxi?
«Mentre decine di terroristi erano accolti in Francia come rifugiati politici, pur avendo le mani sporche di sangue, e le anime belle della sinistra non si scandalizzarono, per Craxi, due volte premier, quelle stesse anime belle non ebbero la stessa comprensione che invece ebbero per gli assassini».
di Paola Sacchi
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