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Paolo Alli (Alternativa popolare): alle europee da soli, FI non convince e i sovranisti perderanno


Una sfida da far tremare le vene ai polsi. Paolo Alli, presidente nazionale di Alternativa popolare (formazione che ha raccolto il testimone del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano), con alle spalle una ricca esperienza politica in Italia e in Europa, sarà capolista al Nord Ovest della lista che alle europee di maggio vedrà assieme Alternativa popolare e il Popolo della famiglia.


Alli, quali le ragioni che vi hanno spinto a correre in solitaria. Pensate di poter superare le colonne d’Ercole del 4 per cento? C’è un quadro nuovo nel Paese che vi porta a ben sperare?

«Le elezioni europee si presentano con caratteristiche uniche, sono proporzionali e indubbiamente rappresentano, per ogni forza politica, l’occasione migliore per misurare la propria forza, la capacità di raccogliere consensi. Da qui nasce la decisione di collocarci, alleati al Popolo della famiglia, in posizione autonoma rispetto alle altre proposte, ovviamente ben saldi alle radici del popolarismo europeo, rappresentato dal Ppe. Poi abbiamo fatto una valutazione di opportunità contingente. Con lo spostamento a sinistra del Pd targato Zingaretti da una parte e, dall’altra, con la sempre più marcata radicalizzazione del centrodestra è possibile che per le forze del centro moderato si apra uno spazio di manovra importante e inedito. Le colonne d’Ercole del 4 per cento sono un obiettivo difficile, e non ce lo nascondiamo, però non impossibile. In ogni caso con un risultato dignitoso potremmo proiettare con autorevolezza una forze politica genuinamente di centro, qual è la nostra, nelle prossime negoziazioni politiche. Insomma è un investimento sull’oggi, sperando di poter superare il 4 per cento, ed un investimento sul futuro. La fortuna d’altronde, come recita un famoso detto latino, aiuta gli audaci».


Scusi Alli, lei parla di forze di centro. Ma ad occupare il centro della politica italiana oggi c’è, ancorché un po’ ammaccata, Forza Italia.

«Premesso che chi le parla è stato nel passato parlamentare del Popolo delle libertà, è sotto gli occhi di tutti che Forza Italia non sembra più adeguata a rispondere appieno alle richieste dell’elettorato di centro. Forza Italia in questi ultimi anni ha sempre meno corrisposto alle aspettative del suo elettorato, non è più stata in grado di fare proposte credibili. Sono stato un sincero ammiratore di Berlusconi e gli riconosco molti meriti nella vicenda politica italiana ma oggi percepisco – e me lo confermo la gente che incontro – che le ricette di Berlusconi sono vecchie di venti anni. Piuttosto che appiattirci su Forza Italia hanno deciso, con tutti i rischi del caso, di provare una strada autonoma».


Già, ma in futuro – e in attesa del centro che verrà – con chi vi alleerete, col centrosinistra o con Forza Italia?

« Il sistema elettorale italiano non ci permetterà nelle prossime consultazioni una posizione baricentrica. Valuteremo con attenzione. Le voglio però dire una cosa».


Prego.

«C’è una gran massa di italiani indecisi, gente che oggi non si esprime, e di questa gran massa una parte consistente vorrebbe trovare sul mercato politico una proposta moderata o, come si diceva nella prima Repubblica, una proposta centrista. Io non mi auguro affatto l’implosione di Forza Italia e non lo auguro al paese - penso che sarebbe un elemento destabilizzante per il sistema politico - ma se una tale eventualità dovesse accadere, allora bisogna che qualcuno sia pronto ad occupare quello spazio».


Quali sono i punti di contatto tra voi e il Popolo della famiglia?

«Entrambi i nostri partiti si riconoscono nei valori del popolarismo europeo. Il Popolo della famiglia è sicuramente più concentrato sulle tematiche inerenti alle famiglie, tematiche che condividiamo anche se rifuggiamo dalle modalità estreme con cui a volte vengono portate avanti dal partito di Adinolfi. Alternativa popolare ha una visione complessiva: nel nostro programma, per dire, c’è l’ambiente, l’economia sociale di mercato, la tutela della sicurezza, le grandi questioni internazionali, la centralità dell’Europa, l’immigrazione, con la richiesta di un piano Marshall per l’Africa. Insomma i grandi temi del presente».


Sintetizzando al massimo potremmo dire che in queste elezioni si confrontano due idee di Europa da una parte l'Europa dei popoli dall’altra l’Europa dei populisti. Da una parte una Europa che si vuole più forte e più solidale, dall’altra la paura, l’egoismo. Chi pensa che vincerà la partita?

«Non credo che queste europee segneranno il grande trionfo dei sovranisti, anzi. Basti pensare che alle recenti presidenziali in Slovacchia che hanno visto la netta vittoria dell’avvocatessa liberale Zuzana Caputova, una politica fortemente europeista. L’anomalia vera del sistema semmai è l’Italia dove abbiamo il 60 per cento degli italiani che sono su posizioni critiche rispetto alla costruzione europea. Sono convinto però che alla fine a livello europeo le carte sul tavolo continueranno a darle popolari e socialisti con la presenza sempre più significativa di liberali e Verdi».


Il governo pentaleghista sta offrendo un pessimo spettacolo. È difficile cogliere il collante di questo governo, se non intendiamo per collante la sola occupazione del potere.

«Aggiungo una considerazione, avendo frequentazioni internazionali di una certa importanza ed essendo stato nel passato vice presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato. Il brutto spettacolo non lo stanno dando solo agli italiani: in Europa questo esecutivo è osservato con grande sconcerto. Dei Cinque stelle non parlo per carità di patria. Quanto a Salvini la sua credibilità a livello di istituzioni europee è molto bassa per la pessima prova che ha dato di se quando ha ricoperto il ruolo di europarlamentare. Quando uno sta in Europa e non si distingue per la credibilità del suo impegno, per il lavoro nelle commissioni, ma per le sue assenze... beh, sono cose che lasciano il segno. Lega e Cinque stelle hanno il solo scopo di tirare a campare fino alle europee. Cosa succederà dopo è difficile dirlo. Salvini avrebbe interesse a capitalizzare il consenso conquistato in questi mesi ma si rende anche conto che non può far cadere lui il governo e che potrebbe anche capitare che in caso di crisi non si vada ad elezioni anticipate ma potrebbe nascere una alleanza anomala Pd-M5S. Ha ragione, l’occupazione del potere è il solo collante che è dato cogliere. Alla faccia dei grillini che solo due anni fa strepitavano contro i poltronari. Il governo non può andare avanti per molto. Se dovesse cadere prima del tempo ci vorrebbe qualcuno con proposte serie e sostenibili, qualcuno che spazzi via la propaganda tossica con cui è stata avvelenata l’aria».


Le forze di governo in Italia hanno compromesso in questi mesi il rapporto dell’Italia con i paesi fondatori dell’Europa, Francia e Germania, cercando i propri alleati altrove. Un errore grave?

«Un errore madornale. L’Italia avrebbe oggi una occasione storica a disposizione se solo la sapesse e volesse cogliere. L’occasione è quella di mettere Roma al posto di Londra. Siamo stati per decenni asserviti all’asse Berlino-Parigi-Londra. Ora con la Brexit potremmo lavorare ad un asse Berlinio-Parigi-Roma. D’altronde i tre padri fondatori dell’Europa sono Adenauer, Schuman e De Gasperi. Sarebbe questo il momento giusto per riprendere il posto che ci compete. Se solo avessimo alla guida del paese persone serie e preparate!».


di Giampiero Cazzato

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