Spraynews ha intervistato l'avvocato Salvatore "Salvo" Alongi, che ha difeso Valerio Fioravanti nei processi, da cui è stato assolto, sull'omicidio di Piersanti Mattarella, fratello del Presidente della Repubblica uscente, alla luce della recente nuova archiviazione della "pista Nar" da parte della Procura di Palermo.
La procura di Palermo ha appena archiviato definitivamente la pista Nar per l'omicidio di Piersanti Mattarella, pista riesumata dal passato visto che Fioravanti era già stato assolto molti anni fa in via definitiva per questo delitto. Lei che lo difese nei vari processi relativi, ci può riassumere questa storia che finalmente oggi si chiude del tutto, spiegando il perché fosse assurdo riaprirla?
La storia, a quello che io ho ricostruito, nacque principalmente da un detenuto della destra eversiva, Roberto Nistri, che era un nemico personale di Fioravanti e aveva forte livore nei suoi confronti anche per l'omicidio di Mangiameli, suo camerata in Terza Posizione. Nistri in carcere diffuse quindi la voce che Fioravanti non era un idealista, ma una persona compromessa al punto da, per avere in cambio vantaggi materiali, favorire Cosa Nostra andando a compiere per loro un omicidio a Palermo, quello di Mattarella, forte del fatto che sapeva che Fioravanti era stato in alcuni casi veramente a Palermo, ma per vedere se era possibile organizzare un tentativo di evasione di Pierluigi Concutelli, un terrorista simbolo dell'eversione nera, cosa che non fu mai realizzata perché si rese conto era impossibile. Quindi, sulla base della voce messa in giro da Nistri, alcuni pentiti neri, tra cui il fratello di Fioravanti, Cristiano, fecero loro questa accusa - come altre poi rivelatesi false in sede processuale - nel loro tipico modo ambiguo basato sugli "ho sentito dire, potrebbe essere", per utilizzarla ai fini del loro pentimento con relativi sconti di pena.
Esistendo quindi queste accuse e alcune prove indiziarie, tra cui una somiglianza di Fioravanti con l'identikit del killer, Giovanni Falcone fu costretto a procedere contro di lui, ma intimamente era convinto che non fosse il responsabile perché sapeva benissimo che un omicidio di quella portata a Palermo poteva avvenire solo su autorizzazione o mandato di Cosa Nostra, e che Cosa Nostra non operava in quel modo, appaltando delitti di quella importanza ad esterni non affiliati non siciliani.
Falcone questa cosa la ha detta tra l'altro esplicitamente alla giornalista francese Marcelle Padovani, rispondendole in un'intervista "non è poi pensabile, conoscendo le ferree regole della mafia, che un omicidio eccellente, deciso al più alto livello dell'organizzazione, venga affidato ad altri che a uomini dell'organizzazione di provata fede". E sempre Falcone ha incriminato per calunnia aggravata i pentiti neri Giuseppe Pellegritti e Angelo Izzo, due degli accusatori di Fioravanti, per aver depistato quell'indagine con altre storie false collegate, che però fanno capire la loro generale inattendibilità.
Esattamente. La cosa tra l'altro è stata detta anche dal pentito di mafia considerato in assoluto più attendibile di sempre, Buscetta, proprio a me. Durante il suo interrogatorio in Tribunale, chiesi a Buscetta: "Signor Buscetta, sono il difensore di Valerio Fioravanti, per quella che è la sua esperienza all'interno di Cosa Nostra, ha mai saputo che Cosa Nostra si sia affidata a personaggi esterni all'organizzazione per la consumazione di fatti omicidiari?". La risposta fu testualmente: "Avvocato, non esiste", e la risposta "non esiste" in Sicilia è la negazione più assoluta. Quindi Buscetta spiegò che non poteva esistere perché un omicidio del genere, molto importante, perché Mattarella fu il primo personaggio politico ucciso, quindi fu una cosa eclatante, poteva avvenire solo su mandato di Cosa Nostra, perché se fosse successo senza avvisarli ed avere il loro consenso le conseguenze sarebbero state enormi, se fosse venuto uno da Roma a uccidere Mattarella sarebbe successa una rivoluzione, mentre in Cosa Nostra rimase tutto tranquillo; quindi fu per forza omicidio di Cosa Nostra, che tra l'altro le sentenze spiegano come avesse precise ragioni per volere Mattarella morto, e Buscetta confermò che Cosa Nostra non appalta gli omicidi a esterni, come disse Falcone nel passaggio da lei citato. Con tutti i killer che aveva Cosa Nostra, perché mai rivolgersi a un fascista di Roma, con una faccia famosa perché ex attore ragazzino di successo quindi facilmente riconoscibile?
A proposito di riconoscimento, uno dei punti principali dell'accusa fu proprio il riconoscimento di Fioravanti da parte della vedova di Mattarella.
Questa cosa va analizzata con attenzione perché è spesso male interpretata. La signora Mattarella con grande onestà intellettuale quando le furono mostrate persone tra cui Fioravanti per l'identificazione, disse che a distanza di tanti anni aveva difficoltà a riconoscere il viso, ma che le sembrava che Fioravanti potesse essere somigliante in qualche maniera. Leggendo il verbale, andando avanti c'è una progressione in cui alla fine dice che è quasi certa che il killer sia lui. Chi conosce questi temi, sa che a livello legale riconoscimenti fatti così non hanno valore, perché quando una persona all'inizio è tanto incerta, e si convince strada facendo, è perché – ribadisco in totale buona fede – scatta un meccanismo psicologico in cui ci si autosuggestiona man mano che si va avanti. Meccanismo in questo caso alimentato sicuramente dal fatto che, contrariamente dagli altri, Fioravanti, oltre ad essere sicuramente obiettivamente somigliante al vero killer, era un viso famoso, un attore di cinema e televisione, le cui foto erano su tutti i giornali, quindi sicuramente un volto che per la signora risuonava in qualche modo conosciuto.
Il punto quindi è: capito con certezza il mandante, chi è stato l'esecutore materiale?
Sappiamo, come abbiamo visto, che l'esecutore assomigliava a Fioravanti da giovane. Quindi andrebbero viste le foto degli affiliati a lui all'epoca somiglianti. E in particolare ce ne sta uno, Mario Prestifilippo, che è di tutta evidenza che gli somiglia e corrisponde all'identikit. Fa molto riflettere il fatto che Prestifilippo, non molto tempo dopo sia stato soppresso, e che non se ne siano mai capite le ragioni, visto che era considerato un killer molto affidabile. L'ipotesi più realistica è che, come la mafia in casi simili faceva, fosse il killer di Mattarella e sia stato a sua volta ucciso per impedire che potesse un giorno collaborare e rivelare la cosa, perché nessuno lo doveva sapere.
Secondo lei, per concludere, come mai questa pista che era già stata scartata in processi con assoluzioni definitive, è stata di recente riesumata per poi essere archiviata di nuovo, anche dai giudici di Bologna nella sentenza Cavallini?
Questo ovviamente non lo posso sapere, ma mi piacerebbe che ci fosse rispetto per le sentenze di assoluzione definitive. Mi colpisce che le stesse persone che lo chiedono a gran voce per quelle di condanna non facciano la stessa cosa nei casi di assoluzione. Quindi per tanti la colpevolezza di Fioravanti per Bologna è indiscutibile perché è stato condannato in via definitiva, ma la sua innocenza per Mattarella o Pecorelli è discutibilissima come se non fosse stato in questi casi processato e assolto definitamente.
Di Umberto Baccolo.
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