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Parole Politiche (La rubrica di Michele Lo Foco)


Ci sono due parole che i politici hanno adottato ritenendole incomprensibili dalla massa, ma sufficientemente equivoche e tecniche da incutere rispetto: sostenibilità e resilienza. Il termine sostenibilità è associato a natura, rispetto della natura, equilibrio nello sfruttamento delle risorse: tutto deve essere sostenibile perché se non lo è provoca danni irreparabili. Il termine resilienza indica invece la capacità di resistere senza spezzarsi, ed è appropriato nella metallurgia ed abusato nel gergo coerente. Ora applichiamo questi due termini allo spettacolo e vediamo come possono funzionare: le sovvenzioni, i sostegni, i contributi sono palesemente in eccesso rispetto alle possibilità di uno Stato che arranca: basta poco per comprendere che la legge Franceschini è solo politica, e trascura totalmente la sostenibilità delle somme in un ambito modestamente industriale se non artigianale.

I favori concessi alle televisioni, agli stranieri, ai gruppi dominanti sono stati tali da appesantire gli oneri statali al punto tale da costringere la burocrazia statale, ben rappresentata da Luce/Cinecittà, ad un intervento massiccio, per quanto ingiusto ed ottuso, per rallentare al massimo le erogazioni di quanto con l’altra mano concesso. Vittime di questo sistema, ovviamente, gli indipendenti, quelli veri, che non hanno appoggi bancari o che contavano sui contributi per completare il piano finanziario. Su di loro cade la mannaia della burocrazia che non ha anima, che procede per incomprensioni, ripetizioni, dimenticanze, cavilli, tutti sistemi medievali riscoperti e valorizzati da mercenari assunti per questo scopo.

Ed ecco la resilienza: i poveri indipendenti resistono alle malignità che impediscono le erogazioni senza spezzarsi, si flettono all’inverosimile, attendono mesi che un funzionario si occupi della loro pratica, si fanno prestare i soldi per registrare di nuovo gli atti, recuperano dagli archivi

contratti di anni prima che non pensavano servissero più, riportano in vita autori già scomparsi, individuano curatori ormai in pensione, tutto per dimostrare la loro resilienza e finalmente ricevere quello che lo Stato aveva deliberato incredibilmente per aiutarli.

Così abbiamo dato un senso a queste parole enigmatiche: la sostenibilità è assicurata dall’uso smodato della burocrazia e la resilienza è dimostrata dalla capacità degli indipendenti di non farsi eliminare. Ai politici le parole servono per ammantare di tecnicismi il nulla: provate a chiedere in giro cos’è il Walfare, di cui abbiamo ministri, per rendervi conto di cos’è la politica! La povera gente, la gente povera, non riesce nemmeno a pronunciarlo il Walfare, e non sa di interpretarlo, rappresentarlo: “è il sistema sociale che intende garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili”.

Per i politici equivale a “benessere”, ma la parola inglese serve a non essere così chiari: può un politico promettere il benessere? No, ma il Walfare sì.


di Michele Lo Foco

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