top of page
Immagine del redattorespraynews2018

Parte dal centro Italia l'avventura editoriale di Giovanni Masotti, già volto storico della Rai


«Anche i muri lo sanno che non ho né padrini né padroni. La libertà è la mia stella polare». C’è da credergli perché quella libertà che rivendica con orgoglio Giovanni Masotti l’ha pagata e a caro prezzo. Quando in Rai andava per la maggiore il centrosinistra lui non nascondeva, anzi, di essere un liberale di destra. Quando tutti tiravano le monetine a Craxi e in Rai si ricostruivano una verginità con Occhetto, lui ha continuato ad essere amico del leader socialista. E anche quando è stata la volta del centrodestra a salire sulla tolda di comando di Viale Mazzini non è che a Masotti lo abbiano tenuto in palmo di mano. Macché! Perché in quel corpaccione esangue quello che non manca sono i voltagabbana, i simulatori e dissimulatori, quelli pronti a cambiare casacca ad ogni refolo di vento. «È così che va il mondo. Lo capisco, ma ribaltando il famoso tormentone di Maurizio Ferrini, non mi adeguo». 45 anni di giornalismo alle spalle, i primi passi a Momento sera nel 1974 e poi a Radio Montecarlo, alla Nazione di Firenze, per approdare alla Rai nel 1988, azienda dove ha ricoperto tutti i ruoli, conduttore, inviato, vicedirettore, corrispondente da Bruxelles, Londra, Mosca, Masotti, 68 anni ancora da compiere, si è buttato da poco in una nuova imprese editoriale con l’entusiasmo del giovane cronista.


Giovanni Masotti

Il 4 marzo ha debuttato “La Mia città news” un giornale on line con una vocazione glocal, capace di concentrarsi contemporaneamente sia sulla dimensione globale, i grandi fatti della politica nazionale ed internazionale, sia su quella locale, per dare spazio, voce e rispose ai bisogni dei territori. E che territori. Parliamo di parte del Lazio e del centro Italia: Viterbo-Tuscia, Rieti-Sabina, Civitavecchia-litorale. Ma è solo l’inizio, «perché – ci racconta Masotti - il mio sogno è fare de Lamiacittanews.it il giornale del centro Italia. Per dire, torno adesso da Rieti una città bellissima con una grande ricchezza artistica e culturale dove avremmo una combattiva redazione locale. Vogliano coprire tutto il Lazio, arrivare fino alla Toscana e le Marche. Non ci interessano, almeno per ora, le grandi città come Roma. Preferiamo concentrarci sulle città di province, il vero motore del Paese. Luoghi che hanno da tempo bisogno di un giornale che le racconti e le faccia conoscere. Una rubrica di cui sono molto fiero e, per esempio, “Torri, borghi e castelli”, che andrà alla ri-scoperta di luoghi bellissimi e poco conosciuti. Ambiziosi? Sì, ed è la nostra forza. Insieme a quello che è per me un vero e proprio credo, ovvero fare na organo di informazione che sta dalla parte della gente, indifferente alle tessere di partito e attento ai fatti».


Direttore, a pochi giorni dal debutto quali sono le prime impressioni? L’impresa è riuscita?

«Direi di sì, anche se solo il tempo ce lo dirà. In pochissimi giorni il sito si sta facendo conoscere da un pubblico sempre più numeroso. Basta andare su Google per rendersene conto. E ovviamente come in tutte le storie di successo si è già scatenata la guerra contro di noi. C’è una forte densità di media e sono tutti con il coltello tra i denti contro il nuovo arrivato. Ma noi abbiamo le spalle larghe e ottimi professionisti e siamo intenzionati a vincere la sfida. Viterbo è una città bellissima che ha enormi potenzialità dal punto di vista turistico e produttivo, solo che anche qui come in tante altre parti del nostro bellissimo Paese queste ricchezze del territorio non vengono colte e sfruttare appieno. Il nostro compito sarà anche quello di pungolare la politica, le istituzioni, le imprese».


Come mai Viterbo. Sbaglio o lei è di Roma?

«Di Roma e pure romanista se è per questo, anche se mai acritico. Devo ringraziare mia figlia che è nata qui 13 anni fa e che qui vive con la mia compagna. Ho scoperto Viterbo grazie a lei e me ne sono innamorato subito. Così appena si sono create le condizioni è nata l’idea di una nuova voce nel panorama editoriale locale».


Qual è la vostra cifra? Il motivo per cui un lettore dovrebbe scegliere Lamiacittanews.it?

«Perché siamo una voce libera e indipendente. Io sono un liberale di destra, non l’ho mai nascosto anzi l’ho sempre rivendicato anche quando in Rai a fare il bello e cattivo tempo, a dispensare incarichi e poltrone, era la sinistra. Stesso atteggiamento avremo oggi: se il sindaco di Viterbo, Giovanni Arena, che pure ho sostenuto nella sua corsa, dovesse fare una cosa che non ci convince, saremmo i primi a farci sotto, a chiedergli ragione della sue decisioni. E allo stesso modo giudicheremo le proposte della sinistra. Ve sono di positive? Troveranno sul nostro giornale l’accoglienza e il giusto peso. L’informazione non deve essere neutrale, deve però essere onesta con i suoi lettori, avere la schiena dritta, prendere posizione sui problemi del territorio, dare una scossa positiva, essere di stimolo. Senza guardare nel buco della serratura o invadere la privacy, come purtroppo piace a molti colleghi, ma raccontando le cose per quello che sono. I territori sono i due terzi del giornale, ne saranno il motore anche dal punto di vista economico finanziario, ma è mia intenzione dare spazio alle questioni nazionali, con rubriche, focus, commenti. Io mi sono ritagliato una rubrica su misura per me: si chiama “L’impertinente”. Caustica, nel senso migliore della parola. Dal comune più piccolo a palazzo Chigi sono avvisati: non faccio sconti a nessuno. Per esempio due giorni fa ho attaccato a muso duro la Soprintendenza per il blocco sull’area termale. Ma come, abbiamo una volano incredibile per il territorio e invece di valorizzarlo mettiamo i bastoni tra le ruote?».


Gli elettori del centrodestra rischiano di essere dissociati. Da una parte hanno Forza Italia che fa una opposizione a questo governo, dall’altra la Lega che di questo esecutivo è forza essenziale. Quanto si potrà andare avanti così con i piedi in più staffe?

«Sono liberale, sono stato a lungo in Forza Italia vicino a Berlusconi, poi gradualmente mi sono allontanato perché ho trovato che non ci fosse l’adeguamento al nuovo, ai bisogni della gente. La Lega oggi sta conoscendo uno sviluppo impetuoso, ha saputo indubbiamente cogliere alcune esigenze degli italiani, penso alla questione immigrazione, eppure non potranno andare avanti così per molto tempo ancora. Questa alleanza di governo con i Cinque stelle, e il famoso contratto che la tiene in piedi, sono parecchio spuri e infatti i nodi stanno venendo al pettine».


Dunque? Che fare?

«Secondo me l’unica soluzione coerente da provare sarebbe un centrodestra a livello nazionale, ma non mi pare ci siano al momento le condizioni. La Lega ha tramortito i Cinque stelle con ciò aiutando, di riflesso, il Pd a risollevarsi dal baratro in cui stava. Salvini sta aspettando che Berlusconi perda anche l’appuntamento delle europee in modo che i rapporti di forza diventino ancora più schiaccianti, per fare poi un centrodestra in cui non c’è nemmeno discussione sui chi comanda. Il leader leghista ha rivoluzionato il modo di comunicare, da questo punto di vista è stato bravissimo, ma la rapidità con cui cresce e con cui, viceversa, perde consensi l’alleato M5S gli può creare problemi seri. Insomma, il classico corpaccione su delle gambe gracili. E al Sud qualcosa mi dice che sia proprio cosi. A maggio, dopo le europee, le cose saranno più chiare, quelle elezioni sono un valico di frontiera».


Ha scritto in uno dei suoi primi editoriali sul giornale che è meglio essere Don Chisciotte che Ponzio Pilato. Come si traduce questo proposito nel lavoro quotidiano?

«Che vuole che le dica! Aveva ragione Dante con il suo disprezzo per gli ignavi, quelli che non prendono mai posizione. Ho commesso tanti peccati, ma questo proprio no. Nella mia carriera ho avuto tre volte la scorta, minacciato dalle Brigate Rosse, dagli estremisti islamici e dai cosiddetti antagonisti in occasione dei fatti di Genova del 2001. Quando in Rai, nella trasmissione “Punto e a capo” ritrasmisi il cortometraggio Submission di Theo Van Gogh, quel Van Gogh ucciso poi dagli integralisti islamici per aver raccontato delle donne maltrattate nelle famiglie musulmane, la Rai vigliaccamente tento in ogni modo di ostacolarmi. C’è stato un periodo in cui ogni volta che andavo in onda Cattaneo mi chiamava dicendomi : “Stavolta che altro combini?”».


Ai tempi in Rai la accusarono perfino di essere troppo tenero con Putin. Oggi col governo sovranista sarebbe un titolo di merito.

Ridacchia. «Non mi piacciono quelli che seguono le mode. Questa crescita impetuosa della Lega, ad esempio, dovrebbe preoccupare Salvini, non solo farlo gioire. Al centro sud, quelli che una volta votavano Berlusconi o An o, prima ancora Dc, adesso si sono scoperti leghisti della prima ora. C’è un modo di fare spudorato e umiliante, il mettersi a tappetino, a pelle di leopardo, con quelli che si ritiene siano i nuovi padroni. Ho tanti amici a destra ma nessuno si è mai azzardato a dirmi di fare una cosa piuttosto che un’altra, o addirittura, come farla. Sono un liberale, lo ripeto. E pure un cane sciolto».


All’inizio, da cane sciolto, non ha apprezzato almeno un po’ i Cinque stelle?

«Il M5S nasce da una esigenza vera della gente, quelli che non si sentivano rappresentati dalla politica politicante. Ha dato a istanze che prima erano ignorate e che nessuno raccoglieva, riportando alle urne persone che non votavano più. Se stanno perdendo terreno e perché alla sfida del governare, e governare bene, si sono dimostrati non all’altezza. Esemplare dell’incapacità a governare, la condizione drammatica in cui si trova oggi Roma con la giunta Raggi».


Pensa che il M5S è destinato a sparire?

«Non credo. Secondo me rimarranno un grande partito del sud e del centrsud. Nel nord e nel centro che guarda al nord avranno percentuali minime. Ed è curioso notare che mentre la Lega è ormai un partito nazionale il M5S si prepari a difendere le sue posizioni su quella che potremmo definire la nuova linea Gustav della politica grillina».


Parliamo un po’ di Rai. Rimpianti?

«Guardi, mi capita spesso di passare davanti a Viale Mazzini. Sì, lo confesso un po’ di nostalgia ogni tanto mi prende, ma anche una sensazioncella di schifo per vedere come è malridotta oggi l’azienda. Vedo che anche in questa “nuova” Rai i sistemi sono gli stessi di sempre. Se prima c’era un coperchio soffocante di sinistra sull’informazione adesso rischiamo una cappa di piombo penta-leghista. Possibile che non si esca da questo modo deteriore di agire? Non gli è mai vento in mente di cercare gente che ha scritto delle pagine importanrti nella Rai, e che non è certamente un nemico, per chiedere consigli, un supporto? E’ triste vedere come un patrimonio di conoscenze non venga mimicamente preso in considerazione. Tutto questo mi sembra autolesionista. La Rai avrebbe bisogno di un aiuto disinteressato. Purtroppo vedo che, come sempre, si premiano i famigli, i fedelissimi. Insomma, come nel “Gattopardo”, tutto cambia per non cambiare nulla».


di Giampiero Cazzato

0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page