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Pensioni con quota 100, l’INPS rischia il tilt



Lunghe code e grandi attese. La riforma delle pensioni con la quota 100 rischia di mandare in tilt l’inps. Dal prossimo anno si annuncia un’ondata di esodi. Nel solo 2019 la platea interessata è di circa 1 milione di lavoratori mentre nel 2020, dato il crescente invecchiamento della popolazione, i possibili interessati alle nuove regole aumenterebbero a 1 milione e 300 mila lavoratori. Il governo avrebbe previsto quattro finestre ma comunque per l’Inps sarebbe una mole di lavoro ingente che si va ad aggiungere a quello già pesante gestito con un organico ridotto all’osso. Le pratiche vanno vagliate per verificare il diritto alla prestazione e poi si avvia la trafila per erogarle. Alla gestione ordinaria , che richiederebbe un personale doppio rispetto a quello in servizio, nel giro di pochi mesi si aggiungerà l’operazione straordinaria dei pensionamenti con quota cento.

«L’Inps rischia di implodere e anche i patronati difficilmente potranno far fronte a questo carico di lavoro» afferma Alberto Brambilla, uno dei maggiori esperti italiani di politiche previdenziali e consulente della Lega. Il suo nome si fa anche come possibile successore a Tito Boeri per la presidenza dell’Inps. Anni di spending review hanno ridotto all’osso l’organico, molte competenze si sono perse e gran parte delle funzioni sono state appaltate a società esterne. In alcuni uffici non si riceve più la gente nemmeno con appuntamento e chi vuole comunicare delle variazioni della propria posizione all’Inps deve farlo sul web. Il sito peraltro non è di facile fruizione e richiede una certa dimestichezza con i meccanismi informatici che pochissime persone in età avanzata possiedono.

La parte informatica viene gestita per lo più all’esterno da società specializzate. Il governo Gentiloni poi ha delegato la funzione dell’ispezione ad una struttura esterna. «L’ispettorato è un’ agenzia a parte. Ma si è creata una situazione assurda che rallenta i processi. I dati per intervenire in modo efficace li ha l’inps che non può però fornirli a questa agenzia perché sarebbe violazione della privacy. Così tutto marcia con tempi piu lunghi. Questo è un regalo di Gentiloni» afferma Brambilla.

L’esperto poi punta l’indice su un altro aspetto che ha indebolito l’Inps. «L’istituto aveva un sistema informatico all’avanguardia che tutti anche all’estero ci invidiavano. Aveva un rapporto privilegiato con l’Ibm ed era tra i primi big client. Va ricordato che l’Inps ha 60 milioni di posizioni in archivio. Negli anni, a furia di tagliare e di esternalizzare, le competenze si sono perse. Ora ci sono più di trecento consulenti perché il know how interno si è perso. Insomma l’Inps è messo male».

Ed è con questa situazione che l’istituto dovrà gestire la valanga di richieste di pensionamento che arriveranno di qui a qualche mese. Chi ha una pratica in corso farà bene ad armarsi di grande pazienza. Si rischiano tempi più lunghi.

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