Gli Stati Uniti tornano ad essere la nazione maggiormente competitiva al mondo dalla crisi finanziaria del 2008-2009. Secondo un sondaggio effettuato dal World Economic Forum, il Global Competitiveness Report, la top five è composta, oltre che dagli Usa, da Singapore, Germiania, Svizzera e Giappone. Lo studio è stato portato avanti grazie a nuove metodologie mirate a spiegare in maniera più esaustiva gli effetti della cosiddetta quarta rivoluzione industriale e gli Stati Uniti sono risultati a tutti gli effetti il Paese più vicino agli standard ottimali.
Per stilare questo corposo sondaggio, il Wef ha utilizzato tre criteri fondamentali: la dimensione del mercato, l'innovazione (intesa come generazione di idee, agilità, apertura e cultura imprenditoriale) e la stabilità. L'Italia, con un coefficiente di 70.8, si piazza al 31 posto di questa classifica, ultima tra le grandi economie mondiali ed europee, a sorpresa sotto anche a Spagna e Repubblica Ceca.
«Questi sviluppi - la quarta rivoluzione industriale e le conseguenze della Grande Recessione - stanno ridefinendo i percorsi verso la prosperità e, di fatto, la nozione stessa di prosperità, con profonde implicazioni per la definizione delle politiche», ha scritto il fondatore del WEF e presidente esecutivo Klaus Schwab nel la prefazione del rapporto. «I leader preoccupati sono alle prese con risposte e soluzioni, con l'obiettivo di andare oltre le misure reazionarie a breve termine».
La competitività su scala mondiale acquisisce sempre di più negli anni un parametro attendibile di qualità della vita e la sua stimolazione è fondamentale per contribuire a standard di vita sempre migliori e maggiori risorse per raggiungere gli obiettivi futuri dell'umanità. Per quanto riguarda l'Italia, tra le grandi economie quella con la crescita più lenta, accostati ai dati che ci vedono ai primi posti nel mondo (sesti su 140 per quanto riguarda le eccellenti condizioni di salute legate al nostro sistema sanitario), pesano debolezze relative agli indicatori economici, delle banche e delle istituzioni. Accanto a un ottimo dato sulle innovazioni (22esimi) e a quello sulle infrastrutture (21esimi) emergono lacune sull'avanguardia del nostro sistema finanziario (49esimo posto) e sull'amministrazione pubblica (addirittura 107esimo posto). Gli esperti del Wef consigliano all'Italia di puntare maggiormente sull'obiettivo della crescita (ora all'1,5%, miglior dato da dopo la crisi) e di semplificare i regolamenti in materia fiscale per aziende e privati, così da incentivare gli investimenti e la propensione al rischio. Per quanto riguarda la stabilità, seppure le finanze pubbliche non appaiono a rischio imminente, l'alto debito pubblico e l'incertezza sul futuro causata dalla gestione delle politiche fiscali comportano una maggiore difficoltà d'accesso al capitale sia per il pubblico che per le imprese, con ripercussioni sostanziali sulla crescita globale.
di Alessandro Leproux
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