E' il momento di una "grande coesione nazionale" e della "lealta’" tra tutte le parti in causa: serve "una maggiore concretezza, meno slogan, meno frasi fatte". Lo ha detto il presidente designato di Confindustria Claudio Bonomi. La liquidita' alle imprese deve arrivare "velocemente" e bisogna anche progettare la fase 3 "quella dei grandi investimenti sul territorio, di cui nessuno parla". In un'intervista a "Mezz'ora in piu'" il numero uno degli industriali sottolinea che "voler contrapporre la salute al lavoro non e' mai stato nelle corde" di Confindustria. Parla inoltre di un "sentimento fortemente antindustriale" presente nel paese e mette in chiaro che "bisogna avere tutti l'onesta' intellettuale e la correttezza di affrontare questo tema" della ripartenza "con la voglia di stare uniti e coesi con la voglia di guardare al futuro e non con lo specchietto retrovisore". "Servono meno slogan, meno frasi fatte e dare una maggiore concretezza", aggiunge. Il presidente di Confindustria afferma di non aver ricevuto ancora risposte chiare dall'esecutivo sulla riapertura, nonostante il 4 maggio sia ormai alle porte. "Fino alla prima settimana di marzo – dice - c'e' stato uno sbandamento generale sull'epidemia. E' da 5 settimane che io chiedo qual e' il metodo per arrivare alla riapertura, non tanto la data dell'apertura e ancora oggi non mi e' stata data risposta. Stiamo arrivando alla fatidica data del 4 maggio senza sapere quale sara' il metodo". Inoltre avverte che se alcune aziende non ripartiranno da domani potrebbe essere la loro 'fine': "La cosa che mi aspetto e' che domani mattina almeno le imprese che hanno la capacita' di rispondere agli accordi di sicurezza fatti con governo e sindacati il 24 di aprile e che hanno la propensione all'export, possano riaprire in sicurezza perche' stanno perdendo quote di mercato e molte imprese non le recupereranno piu', saranno fuori", sottolinea. Bonomi tiene a precisare che non si tratta di "una presa di posizione contro il governo": "Vorrei che si partisse dai fatti con una grande coesione sociale perche' in questo momento molto tragico e molto drammatico si apre una grande opportunita', quella di cambiare il Paese". Ma per poter cambiare "dobbiamo avere tutti un approccio di coesione nazionale: abbiamo un finestra importantissima per questo Paese che viene fuori da due anni di stagnazione e da dieci anni di crisi finanziaria dal 2008 al 2028. C'e' bisogno di grande lealta' tra tutte le parti che sono in causa, politica, mondo delle rappresentanze sindacali e datoriali", conclude.
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