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Populisti al potere in Messico, López Obrador vince con più del 50% dei voti


López Obrador sarà il nuovo presidente del Messico. Questo il responso delle urne nello stato centramericano, che hanno visto il candidato populista stravincere col 53% dei consensi. I dati non sono ancora ufficiali, ma è tale la distanza dai più diretti inseguitori Anaya e Menade, che gli avversari hanno ammesso la sconfitta e riconosciuto l’elezione a presidente del leader del Movimento di rigenerazione nazionale.


Il neoeletto presidente, che non entrerà in carica prima dell’inizio di dicembre, ha sbaragliato la concorrenza del Partito rivoluzionario istituzionale d’ispirazione centrista, verso il quale López Obrador ha concentrato le sue critiche durante la campagna elettorale.


Un linguaggio semplice e diretto, unito alla grande esperienza maturata nella politica messicana, hanno permesso al leader populista di battere il Pri, partito nel quale Obrador ha militato in gioventù, il quale ha governato incontrastato dal 1928 al 2000 e poi dal 2012 ad oggi.


López Obrador ha adottato una tattica politicamente aggressiva prima delle elezioni, sdoganando come termini negativi “privilegio”, “élite” e “mafia del potere”. La sua posizione di forte contrasto con le politiche del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sono note alla maggioranza dei messicani: “Trump e i suoi consiglieri parlano dei messicani come Hitler e i nazisti si riferivano agli ebrei, proprio prima di intraprendere l’infame persecuzione e l’abominevole sterminio”, scrive il presidente in un suo libro.


I suoi sostenitori, residenti in gran parte sud povero del Messico, vedono nel leader del “Morena” l’unica personalità politica nel paese in grado di tener testa al vulcanico presidente dell’America repubblicana. In particolare, i suoi elettori chiedono riforme a proposito delle importazioni di prodotti alimentari americani, che avrebbero distrutto l’economia rurale della parte meridionale del paese.


Corruzione dilagante, povertà e, naturalmente, la crescente violenza dei cartelli della droga messicani, sono i primi grandi nemici contro cui dovrà combattere López Obrador dal momento del suo insediamento.

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