Intervista esclusiva (di Antonello Sette) SprayNews a Claudia Porchietto, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, già Assessore al Lavoro della Regione Piemonte
“Nel centrodestra si sacrificano grandi competenze in nome degli equilibri”
“Ridurre le tasse al ceto medio. Altrimenti la ripartenza è impossibile”
Riforma fiscale, riduzione delle tasse, pace fiscale, rottamazioni varie. Parole molte, ma arriveranno i fatti?
"Sulla riduzione delle tasse veniamo da più di un mese di discussioni complicate all’interno delle Commissioni Finanze di Camera e Senato. La maggioranza è variegata. Andiamo da Leu che vorrebbe la patrimoniale a Forza Italia che non solo è contraria a qualsiasi incremento delle tasse, comunque mascherato, ma anzi chiede con forza la loro riduzione".
Quali sono le vostre linee guida?
"In primis diciamo assolutamente no a qualsiasi patrimoniale e a qualsiasi riforma del catasto perché in ogni caso, qualsiasi essa sia, comporterebbe un aggravio di imposizione fiscale sul primo patrimonio, su cui possono contare gli italiani che è quello immobiliare. Conosciamo tutti la percentuale altissima delle famiglie che attraverso i loro risparmi, peraltro già tassati, sono riuscite ad acquistare la prima e magari una seconda piccola casa. Per non parlare di chi, magari in assenza di un lavoro, vive con i redditi del proprio patrimonio immobiliare, piccolo o grande che sia".
Ok, nessun incremento del peso fiscale, ma non bisognerebbe una buona volta ridurle queste benedette tasse?
"Vede, noi continuiamo a ragionare sulle fasce di reddito senza avere, però, il coraggio di dire che già oggi la no area tax è molto diversa, a seconda che i redditi derivino da lavoro dipendente, autonomo, o da una o più pensioni. Sono dati oggettivi e ufficiali. I lavoratori dipendenti hanno una no area tax che arriva a novemila euro, mentre con gli autonomi scende a quattromila. Oggi si è chiesto di ampliare la no area tax fino a quindicimila euro sapendo, però, che, se non mettiamo sullo stesso punto di partenza redditi di provenienza diversa, avremo sempre delle disuguaglianze nella imposizione fiscale".
Se le tasse non diminuiscono, continuerà l’impoverimento delle classi medie, di quella che un tempo era la borghesia, il fulcro produttivo in tutti i sensi del Paese…
"E’ questo un tema fondamentale. Stiamo parlando delle fasce di popolazione che sono state le più colpite dalle crisi precedenti e sono state le più colpite anche dal Covid. Abbiamo cercato in qualche modo di preservarle con una flat tax fino a sessantacinquemila euro, perché, piaccia o non piaccia al centrosinistra, calmierare l’imposizione fiscale a chi ha un reddito inferiore ai sessantacinquemila euro da lavoro autonomo o comunque con la partita Iva, significa dare un minimo di garanzie a quelle fasce di reddito medio basso che faticano maledettamente a mantenere il tenore di vita minimo che avevano precedentemente. Non ha senso dire che in Italia non si riesce mai a diminuire il peso fiscale quando, all’interno delle varie fasce e tipologie di reddito, ci sono delle discrasie pazzesche, che non vengono aggredite perché si parte sempre dal presupposto che bisogna far pagare poco o nulla a coloro che già pagano poco o nulla. Sembra che si vogliono tutelare le fasce di reddito più alte, di quelli che stanno bene. Non è vero. Noi dobbiamo far ripartire i consumi e aumentare i posti di lavoro. Due cose che non potranno mai avvenire se tu non si dà alle fasce medie la possibilità di guadagnare qualcosa di più".
La pace fiscale è un altro argomento caldo. Quale è la posizione di Forza Italia?
"La pace fiscale è fondamentale. Noi abbiamo contenziosi e cartelle aperte pendenti su chi non potrà mai pagare. Noi dobbiamo fissare un nuovo punto di partenza. Il punto a capo deve essere la pace fiscale. Noi dobbiamo avere la possibilità di riprendere fiato nel 2021 e di ripartire nel 2022. E’ inutile infierire ora contro chi non ha i soldi per pagare".
Passiamo alla politica propriamente detta. In tanti pensano di poter attingere ai voti che Forza Italia perderà per strada…
"Rubo una fase a Renato Brunetta. La Borsa insegna che il vero valore lo si conosce quando le azioni si comprano oppure si vendono. Nel nostro caso il vero valore si conosce solo quando ci sono le competizioni elettorali. Vedremo, quando in autunno si voterà, che fine faranno queste percentuali che vanno e vengono. Al nostro interno si discute tanto, forse anche troppo, su quelle che possono essere le prospettive future. Il Presidente Berlusconi ha avuto l’intuizione del partito unico che non farebbe bene solo a Forza Italia, ma a tutto il centrodestra. Bisognerà vedere se e quando gli alleati accetteranno questa sfida. Una sfida che Berlusconi aveva già tentato con Il Partito della Libertà, che naufragò non certo per colpa di Forza Italia, ma per alcuni insanabili attriti interni. Ci sono delle difficoltà, ma non mi sentirei di dire che siamo in crisi con una percentuale di consensi che oscilla fra il nove e il dieci per cento. E’ chiaro che non siamo più il partito del venti o del trenta per cento, ma le evoluzioni e le involuzioni ci sono e procedono a cicli. Il Governo Draghi sta dando grande visibilità non solo ai nostri ministri, ma anche alle nostre idee che sono trainanti per l’intera coalizione. Io sono sicura che lavorando da questa crisi identitaria riusciremo a uscire".
C’è un sogno nel suo cassetto?
"Il mio sogno è un Governo di centrodestra post pandemia con dentro tutte le grandi competenze che ci sono e con Forza Italia che torni a essere il fulcro della coalizione".
Lei parla di grandi competenze. Io penso ai leader carismatici. Il centrodestra ne ha tre di indubbia caratura a livello nazionale. In ordine alfabetico Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. I nomi che stanno emergendo per le candidature alle amministrative non mi sembrano sempre di grande profilo. Tanto che a livello locale rischiate di disperdere la maggioranza reale che il centrodestra ha nel Paese…
"In realtà, sul territorio le competenze ci sono. Purtroppo non sempre gli equilibri, interni alle varie forze della coalizione, permettono di esprimere le competenze, perché molte volte si deve far fare un passo indietro alle competenze per permettere all’altro partito di esprimere il suo candidato. Ci sono comunque delle eccezioni in cui la competenza è palese. Penso, ad esempio, al mio capogruppo Roberto Occhiuto, che è il candidato del centrodestra alla Presidenza della Regione Calabria. Roberto è una persona di grande competenza che ha deciso di giocare una partita sul proprio territorio perché ci crede. Come lui ce ne sono tanti. Io stessa mi sarei volentieri candidata nel 2019 alla Presidenza della Regione Piemonte, se non lo avesse fatto il mio collega Alberto Cirio".
Non è sempre così…
"Le competenze ci sono. Bisogna, però, potersi permettere, di metterle sul tavolo senza giocare con il bilancino degli equilibri interni".
di Antonello Sette
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