C'è voluta la riunione di Conte, Di Maio e Salvini per sciogliere il nodo prescrizione dopo una giornata complicata in Parlamento. E i tre hanno deciso: entra nel disegno di legge anticorruzione, che va alle Camere tra qualche giorno, ma slitta di un anno.
Parliamo dell'emendamento 5 Stelle sul decreto sicurezza che blocca la prescrizione dopo il processo di primo grado, qualunque sia l'esito. L'emendamento poi è entrato nel titolo del provvedimento, che diventava sicurezza, immigrazione e prescrizione. Proprio sullo scambio tra il decreto sicurezza in Senato e quello anticorruzione alla Camera si era creata l'impasse, risolta grazie all'accordo tra i due vicepremier che aveva portato,a l'approvazione in prima lettura a palazzo Madama del decreto sicurezza. Proteste in Parlamento: i deputati di Forza Italia hanno occupato i banchi del governo nell'emiciclo. Nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia durante il dibattito l'opposizione ha fatto sentire la diretta Facebook del guardasigilli Alfonso Bonafede che annunciava i termini dell'accordo sulla prescrizione. Per la confusione durante la votazione l'opposizione ha chiesto di ripeterla, e solo la massiccia presenza dei commessi ha impedito che scoppiasse la rissa tra le opposte parti.
Ma le proteste non hanno fermato Matteo Salvini, che ha ostentato tranquillità: «Abbiamo trovato l'accordo in mezzora», ha detto il leader leghista per smontare le accuse di chi parlava di una maggioranza alle corde per i dissidi interni. Poi Salvini aggiungeva: «La norma sulla prescrizione sarà nel ddl anticorruzione ma entrerà in vigore da gennaio 2020, quando sarà approvata la riforma del diritto penale». E Giuseppe Conte sceglie twitter per scrivere: «Avanti spediti per l'attuazione del contratto di governo. Certezza del diritto e dei tempi processuali sono i nostri obiettivi. Come sempre ci confrontiamo e come sempre troviamola soluzione migliore per gli italiani». E da Facebook Luigi di Maio: «Processi brevi e con tempi certi. Finalmente le cose cambiano davvero».
Ma le dichiarazioni trionfalistiche di Conte, Di Maio e Salvini non riescono però a cancellare tutti i dubbi sollevati dal merito del provvedimento: prima di tutto perché gli effetti della nuova prescrizione bloccata si vedranno solo tra poco meno di dieci anni. «Se ne vedranno gli effetti quando sarò morto», ha detto senza voler troppo scherzare Piercamillo Davigo, del Consiglio Superiore della Magistratura. E questo perché la norma si applicherà solo a reati commessi dopo la sua entrata in vigore. L'Unione delle Camere Penali ha poi dichiarato uno sciopero di quattro giorni, da martedì 20 a venerdì 23 novembre; e lo annunciano parlando di «controriforma autoritaria della giustizia penale». Sull'applicazione delle norme c'è comunque molta confusione nel governo: per il ministro della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno la riforma della prescrizione sarà «in vigore dopo l'approvazione della riforma del processo penale. E comunque le due riforme sono inscindibili». Ma per il ministro per i Rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro «anche se dovesse cadere il governo la prescrizione entrerà comunque in vigore dal primo gennaio 2020». E ad aggiungere confusione interviene Di Maio: «Riforma della prescrizione e del processo penale sono due leggi separate: una viene approvata a gennaio 2019 con la prescrizione che entra in vigore da gennaio 2020. E un'altra l'approviamo nel 2019».
di Paolo dal Dosso
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