Prosegue la rivoluzione di Nicolas Maduro, presidente del Venezuela, per tentare di bloccare la lacerante crisi economica e umana che sta assumendo nel suo Paese risvolti drammatici e preoccupanti. Dopo aver annunciato, a partire da domani, la nascita della nuova moneta venezuelana, il “bolìvar soberano”, con cinque zeri in meno rispetto alla precedente, il “bolìvar fuerte”, come primissimo approccio d’emergenza per fermare l’inarrestabile inflazione, adesso il leader sudamericano prosegue nella serie di riforme che dovrebbero poter salvare il Paese e rilanciare l’economia e il lavoro. La nuova moneta, infatti, sarà ancorata al “Petro”, una criptomoneta creata dal governo venezuelano all'inizio dell'anno che gli Stati Uniti hanno vietato per le operazioni finanziarie. Durante un intervento televisivo, Maduro ha commentato: «Voglio che il Paese si riprenda ed ho la formula, fidatevi di me. Il Petro sarà il meccanismo di ancoraggio per ottenere l'equilibrio valutario della moneta, del salario e del prezzo». Un Petro avrà il valore di tremilaseicento Bolivar “soberani”, ovvero quelli del nuovo corso. Ma non è solo la riforma monetaria a tenere banco nel programma di restyling urgente della struttura sociale ed economica del Venezuela. Il presidente ha annunciato, infatti, un nuovo aumento del salario minimo del tremila per cento, vale a dire che sarà moltiplicato trentaquattro volte, senza però precisare quando questo aumento, il quinto dell'anno, entrerà in vigore.
«Voi avete “dollarizzato” i prezzi, io “petrolizzo” i salari», ha detto ancora Maduro rivolgendosi agli imprenditori privati che accusa di condurre una guerra economica contro il popolo venezuelano. In merito alla criptovaluta venezuelana, Adnkronos specifica: «Vietata dagli Stati Uniti, la moneta virtuale agganciata alle riserve petrolifere venezuelane viene considerata una finzione dagli analisti economici. Che considerano anche la "formula" presentata ieri da Maduro per uscire dalla crisi destinata ad aumentare ulteriormente l'iperinflazione».
E.R.
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