Sabino Morano, fondatore dell’associazione “Primavera Meridionale”, scrittore e conoscitore delle dinamiche politiche nazionali, in un’intervista a Spraynews, esprime il proprio parere rispetto a quelle che saranno le elezioni per il Capo dello Stato.
Chi sono i favoriti?
«Vedo una determinazione reale di Berlusconi, che penso non stia per niente bleffando sulle sue intenzioni. Questo crea un allarmismo generalizzato. Le forze che si oppongono al Cavaliere, pertanto, tenteranno a tutti i costi un bis di Mattarella, avendo ormai compreso che la prospettiva di Draghi è poco praticabile».
Perché?
«Creerebbe troppi problemi sulla stabilità del governo e sarebbe troppo complicato dar vita a un esecutivo collegato a Draghi Capo dello Stato. Ritengo, poi, che Draghi di oggi non sia più quello di un anno fa, quando era semplicissimo trovare l’unità intorno al suo nome».
Berlusconi, però, anche in caso di centrodestra compatto, non avrebbe i voti necessari per spuntarla…
«Berlusconi si sta muovendo molto in questo periodo, non scherza per niente. Parliamo, comunque, di una possibilità che nasce dalla quarta votazione. Non dimentichiamo che ci sono i voti dei delegati regionali, dove il Cavaliere ha recuperato qualche consenso e poi siamo di fronte a un Parlamento atipico dove c’è un forte numero di deputati e senatori che non risponde più ai partiti che li ha eletti. Basti pensare a tanti 5 Stelle, le cui posizioni sono difficili da rintracciare e su cui Berlusconi sta lavorando da tempo. L’ex premier ha delle frecce al proprio arco e sa bene che la strada è percorribile. Chi dice altro, commette un errore».
Per Primavera Meridionale quante possibilità ha di essere eletto?
«E’ una strada difficile, ma è pur vero che Berlusconi, anche in passato, ci ha abituati a delle sorprese. Non sottovaluterei, pertanto, la sua discesa in campo. Si gioca come gli altri la partita».
Qualora il Cavaliere si tirasse indietro, chi potrebbe essere l’outsider?
Per quanto riguarda Primavera Meridionale, come intende collocarsi e quali sono gli sviluppi dell’associazione?
«Non avendo parlamentari, non possiamo collocarci. Più che altro guardiamo con grande attenzione alla competizione perché può essere un nodo importante da cui possono cambiare i processi della politica italiana. L’idea di Primavera Meridionale è quella di creare un movimento prepolitico che vada nella direzione di rafforzare e dare una risposta adeguata a quelle persone che non riescono a essere soddisfatte dell’offerta politica attuale».
Quale sarà la vostra posizione in vista delle prossime politiche?
«Il ragionamento è collaborare a creare una fascia pensiero che possa essere rappresentata. In quest’ottica è ovvio che Primavera Meridionale lavora nella formazione di classe dirigente e in particolare nella riproposizione di alcuni temi, in modo diverso, da quanto oggi è fatto dalle attuali forze in campo».
Siete un’associazione più sovranista o moderata?
«Questa distinzione non troppo mi appassiona. Il problema vero è legato alla sovranità, che non ha una sua dimensione ideologica. E’ un qualcosa che va tutelata ed è strettamente connesso al concetto del primato della politica. Le autocelebrazioni, sia sovraniste che moderate, non guardano lontano. Il problema vero è uscire dagli slogan, dalla facile propaganda e andare sul ragionamento vero».
Giorgia Meloni ha parlato di un capo dello Stato “patriota”. Qual è il vostro identikit per il Colle?
«Dovrebbe essere un’affermazione di tutti. E’ normale che un capo dello Stato dovrebbe spendersi per la patria. Mi auguro che possa esserci un presidente di tutti gli italiani, in grado di far superare una fase buia del Paese. Non sempre i Presidenti della Repubblica hanno svolto quel ruolo imparziale, come sarebbe auspicabile, ma troppo spesso si sono schierati a favore di una parte o di schieramenti transnazionali, che più che alla politica attenevano alla finanza».
Non si rischia con Berlusconi, però, di eleggere un presidente che rappresenti il solo centrodestra?
«Tutti i presidenti vengono da una parte, il problema è come si comportano quando svolgono il ruolo. In tal senso, pur essendo un personaggio divisivo dal punto di vista politico, Berlusconi per la sua azione passata come presidente del Consiglio ritengo sia uno dei pochi ad avere la patente da patriota vero, avendo difeso gli interessi del Paese con le azioni e non con le chiacchiere».
Qualora il Cavaliere dovesse spuntarla, chi andrà poi a Palazzo Chigi?
«Ritengo che Draghi resterà dove sta. Considerando alcune scadenze e il lavoro già fatto, non avrebbe molto senso formare un altro esecutivo con un nuovo esecutivo».
Di Edoardo Sirignano
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